Autore: Antonella Sinopoli

Parlare di diritti in Africa, Obama e il ruolo del leader

La visita del presidente Usa apre una discussione: i diritti umani sono universali o un affare domestico? In Africa Obama ha parlato di diritti dei gay e democrazia, ma Capi di Stato, intellettuali africani, gente comune lo hanno invitato a “farsi gli affari propri” e a guardare le situazioni critiche negli Stati Uniti prima di strigliare i Paesi africani. Ma un leader – ovunque nel mondo – non dovrebbe forse dimenticare confini geografici quando si tratta di alzarsi e parlare di diritti? E perché i leader africani sono meno propensi a commentare quanto accade ai propri cittadini – gli immigrati per esempio – in altre parti del mondo?

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Africa, app e piattaforme on line nell’agricoltura verso il futuro

L’innovazione e l’uso della tecnologia mobile stanno cambiando anche il volto dell’economia tradizionale del continente. Ma l’età media degli agricoltori è 60 anni e questo nonostante il 60% della popolazione africana abbia meno di 24 anni. La speranza può venire proprio da un nuovo modello – pare emergente – di giovani proprietari di terre o possessori di imbarcazioni da pesca, urbanizzati e tecnologizzati. Vivono in città e spesso hanno un doppio lavoro ma controllano le loro terre e coltivazioni grazie a piattaforme online, app, smartphone.

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“Il Consiglio di Sicurezza ONU ha tradito il suo mandato”

Ben Ferencz, l’ultimo del processo di Norimberga: la legge, non la guerra, deve essere il modello di riferimento. Nell’ultimo incontro pubblico – all’Ikeda Center for Peace, Learning and Dialogue – il giurista ha rilasciato una lunga intervista. Come cambiare uno stato di guerra permanente? Law not War, è il modello di Ferencz che critica il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, quei cinque Paesi a cui “era stata affidata la responsabilità di salvare le future generazioni dal flagello della guerra”.

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Olio di palma, lo sfruttamento nascosto dietro la certificazione

I piccoli produttori pagano le scelte degli Stati e l’avidità delle multinazionali che in 15 anni hanno acquisito 4 mln di ettari nell’Africa occidentale e centrale. In questo gran parlare dell’olio di palma c’è qualcosa su cui bisogna andare più a fondo. La deforestazione, per esempio e l’espropriazione delle terre alle comunità locali. E non è difficile pensare che l’etichettatura obbligatoria vorrà dire chiedere anche la certificazione del prodotto e quindi aumentare i costi e avere bisogno di più spazio di produzione.

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Bahrain, quasi scomparso dai media, presente sul web

Nell’universo di Twitter, sotto l’hashtag #Bahrain si parla del Gran Premio di Formula 1, della presenza all’Expo 2015 di Milano e di lussuose architetture d’interni. Ma ci sono anche proteste, spesso soffocate duramente e report che parlano di sangue, repressione e torture. Al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia abbiamo incontrato l’attivista Ali Abdulemam, sfuggito alle torture, il quale conferma che la situazione dei diritti umani nel Paese è molto grave.

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L’Africa e i suoi storyteller: i media e i social del continente

“Fino a che il leone non ha il suo storyteller, il cacciatore avrà sempre la parte migliore nella storia.” È un vecchio proverbio africano, che motiva assai bene il cambio epocale nel settore della informazione e dei mass media nel continente. Perché, se il racconto dell’Africa sui media occidentali è spesso stereotipato, blog e social africani offrono una narrazione più autentica. E da tempo l’Africa ha i suoi storyteller che raccontano assai meglio di molti media occidentali cosa accade nei suoi Paesi.

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