[Traduzione a cura di Luciana Buttini dell’articolo originale di pubblicato su The Conversation]
La Cina non sarà più la Nazione più popolosa del mondo. L’India infatti la supererà quest’anno con una popolazione stimata di 1,42 miliardi.
Si tratta di una transizione epocale che testimonia altri cambiamenti demografici sottostanti in tutto il mondo, tra cui il fatto che la popolazione cinese ha raggiunto il picco e ora sta diminuendo. Nel frattempo, la regione con la popolazione in più rapida crescita, da una base attuale di circa 1,4 miliardi, è l’Africa.
In quanto esperta del campo, ho studiato l’economia della Cina e le relazioni che intercorrono con l’Africa per quasi due decenni. Ho anche analizzato in maniera particolare l’economia politica del cambiamento demografico in Cina.
In apparenza, il fatto che la Cina perda la corona del “Paese più popoloso del mondo” non significa nulla per i Paesi africani. Tuttavia, come sottolineo nel mio nuovo studio, la transizione costituisce una serie di opportunità e rischi per molte Nazioni africane.
La Cina è stata uno dei principali partner economici del Continente per la maggior parte di questo secolo. La domanda di merci di produzione cinese è omogenea in tutto il Continente. Si tratta di un partner di importazione particolarmente significativo per alcuni degli Stati africani ricchi di risorse, come l’Angola, il Congo, la Repubblica Democratica del Congo e lo Zambia. Un rallentamento dell’economia cinese o un cambiamento di direzione rispetto alla produzione intensiva di merci e alla costruzione di infrastrutture potrebbe mettere a dura prova in particolare gli esportatori di materie prime africane come l’Angola, il cui principale acquirente è la Cina.
Quindi, mentre la popolazione cinese decresce e invecchia, ci saranno ripercussioni dirette e indirette per molti Paesi africani. Ecco alcune delle possibili implicazioni.
Opportunità
1. Fine dell’abbondanza di manodopera
I Paesi africani con una grossa fetta di popolazione in età lavorativa possono teoricamente beneficiare della fine del periodo di abbondanza di manodopera cinese. La Cina ha avuto un numero enorme di lavoratori a basso salario tra gli anni ’80 fino agli anni 2000. Il declino generalizzato di questa abbondanza – sia in termini di prezzo che di quantità – apre ipoteticamente una finestra per altre economie più giovani e a basso salario. I Paesi ricchi di manodopera che già bussano alla porta della Cina includono il Bangladesh, l’Indonesia e il Vietnam.
I Paesi africani che vogliono trarne vantaggio avranno bisogno di politiche pertinenti come ad esempio un numero sufficiente di lavoratori qualificati per cogliere le opportunità di produzione, fonti di energia affidabili e abbordabili, e una produttività della forza lavoro competitiva. L’Etiopia, ad esempio, ha attirato investimenti esteri cinesi diretti negli ultimi decenni, di cui oltre il 70% andato alla produzione.
2. Aumento della domanda dei servizi
Inoltre, per più di dieci anni, la Cina ha spinto, anche se in modo molto incrementale, a favore dei servizi in ambito finanziario, sanitario e turistico al fine di guidare la sua crescita interna. Ciò presenta nuove opportunità anche per i fornitori di beni e servizi africani.
Questi aspetti sono già in lavorazione. La China-Africa Cooperation Vision per il 2035, che definisce il quadro generale della cooperazione tra le due, include elementi quali finanza, turismo, media, cultura e sport. Alcuni di questi collegamenti, come l’industria dei media, sono già relativamente a un livello avanzato. Alcuni Paesi, ad esempio le Mauritius, hanno già firmato patti commerciali che includono servizi finanziari. E, più recentemente, Kenya Airways e China Southern Airlines hanno siglato un accordo per espandere il ruolo di Nairobi come hub aereo regionale per le destinazioni cinesi.
Il boom dei pensionati in Cina
Si prevede che la popolazione dei pensionati raggiungerà il picco a metà del secolo quando, secondo le previsioni, in Cina ci saranno circa 400 milioni di pensionati, un enorme mercato di riferimento. La Cambogia, ad esempio, ha già una strategia ufficiale per attrarre i turisti anziani.
I Paesi africani potrebbero rivolgersi a questa fascia della popolazione, ad esempio per sostenere le industrie del turismo. I Paesi dell’Africa orientale sono alla ricerca di mercati turistici emergenti e stanno anche cercando di espandere le offerte per includere attività come le crociere: queste sarebbero l’ideale per una fascia demografica più anziana.
Rischi
Rallentamento dell’economia cinese
Un grosso rischio è che, con il declino e l’invecchiamento della popolazione cinese, il motore dello sviluppo economico della Cina vacilli.
Poiché è una delle più grandi economie del mondo, una stagnazione causerebbe increspature in tutto il resto del pianeta e frenerebbe la capacità della Cina di commerciare e investire in Africa.
Ad esempio, la Cina è il più grande mercato di esportazione del Sudafrica. Nigeria, Angola, Egitto e Repubblica Democratica del Congo sono anche i principali esportatori di merci verso la Cina. La Nigeria è il principale importatore, seguita da Sudafrica, Egitto e Ghana.
Alcuni Paesi sono relativamente dipendenti dalla Repubblica Popolare Cinese per la crescita e lo sviluppo e tra questi troviamo lo Zimbabwe e la Guinea.
La Cina potrebbe adottare una politica più prudente rispetto ai prestiti ai Paesi africani e nell’assegnazione di aiuti esteri. Le principali società cinesi potrebbero disporre di meno entrate da reinvestire in altri mercati e meno motivi per farlo data la minore crescita. Ciò potrebbe mettere a dura prova i bilanci dei Governi africani e lasciare molti cittadini in condizioni di povertà e impossibilitati a trovare un lavoro formale nel fiore dell’età lavorativa.
Mantenere la produzione locale
C’è anche il rischio che l’automazione sostituisca direttamente la manodopera in Cina, invece di spostare la produzione in un altro Paese con una forza lavoro più giovane. Gli investitori stranieri in questo Paese potrebbero cercare di garantire le proprie catene di approvvigionamento in patria piuttosto che spostare la produzione in un nuovo luogo ricco di manodopera dopo la Cina.
Sfide normative
L’Africa potrebbe trovarsi ad affrontare nuove sfide normative con l’invecchiamento della popolazione cinese. I prodotti richiesti da una popolazione cinese più anziana, con input provenienti dall’Africa, potrebbero far aumentare le sfide normative esistenti.
Ad esempio, un rimedio della medicina tradizionale cinese noto come ejiao utilizza il collagene delle pelli di asino. Si ritiene che favorisca il sonno, la vitalità del sangue e contrasti l’invecchiamento in generale. Ciò ha portato a un commercio di asini africani che ha danneggiato le fasce meno abbienti dell’Africa.
Conclusioni
A mio parere, uno scenario probabile è che l’economia cinese avanzi a un ritmo più lento rispetto al passato, ma abbastanza veloce da evitare una crisi interna.
A prima vista ciò potrebbe ridurre la portata delle opportunità per l’Africa. Tuttavia, poiché l’economia cinese è svariate volte più grande di qualsiasi economia africana, ci sarà ancora un volume di crescita sufficiente da sfruttare per il commercio, gli investimenti e progetti specifici. Una crescita più lenta in Cina potrebbe persino costringere gli investitori cinesi a rivolgersi alle economie africane a crescita più rapida.
L’Africa è il continente più giovane del mondo e la Cina, in rapido invecchiamento demografico e in declino, è il partner commerciale ed economico più importante del Continente. I Governi africani devono tenere d’occhio ciò che accade dopo per sfruttare tutte le potenziali opportunità e mitigare eventuali rischi.
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