Voci Globali

Iran, respinta indagine internazionale su repressioni delle proteste

[Mondo – I fatti del mese (novembre 2022). In questa rubrica mensile, dieci brevi notizie raccontano avvenimenti, fatti, iniziative, politiche che – per diverse ragioni – restano di solito nell’ombra della stampa. Tenere una finestra aperta sul mondo: in questa prospettiva, e in linea con le tematiche di Voci Globali, diamo spazio a quanto accade nel panorama internazionale.]

Foto dell’utente Flickr Taymaz Valley – Licenza CC con attribuzione

Diritti umani – Teheran vs ONU: no all’inchiesta sulle violenze contro i manifestanti

Le Nazioni Unite usano i meccanismi internazionali in materia di diritti umani per esercitare pressioni politiche sui Paesi indipendenti. Con queste parole, il 28 novembre, il portavoce del ministro degli Esteri iraniano – Nasser Kanani – ha comunicato la ferma intenzione di Teheran di non collaborare in alcun modo con la “missione conoscitiva internazionale”, istituita dal Coniglio per i diritti umani ONU la scorsa settimana nel corso di una sessione d’urgenza. Lo scopo della commissione di inchiesta è indagare sui possibili abusi commessi dalle forze dell’ordine del regime nei confronti dei partecipanti alle proteste popolari (iniziate oltre due mesi fa) per l’uccisione di Mahsa Amini.

Africa – RD Congo, annunciate le prossime elezioni presidenziali

Nel corso di una cerimonia a Kinshasa, il 25 novembre, la Commissione Elettorale Indipendente ha annunciato la data delle prossime elezioni presidenziali e parlamentari. Il 20 dicembre 2023, 80 milioni di congolesi saranno chiamati alle urne in un contesto nazionale alquanto complesso. Le crisi sanitarie legate all’Ebola e al Covid, la logistica del trasporto del materiale elettorale, il controllo territoriale dei gruppi armati, rappresentano solo alcune delle sfide nel percorso verso la democrazia. L’attuale presidente Felix Tshisekedi, succeduto a Joseph Kabila nel gennaio 2019 in una controversa elezione, ha già espresso la sua intenzione di ricandidarsi.

Giustizia sociale – Migranti, 50mila morti nel mondo dal 2014

Oltre 50.000 migranti, a livello globale, dal 2014 hanno perso la vita durante viaggi pericolosi alla “ricerca di un’esistenza migliore. Il tragico dato è stato reso noto, il 23 novembre, dal Missing Migrants Project dell’OIM. “Qualsiasi Paese di origine, transito o destinazione ha intrapreso poche azioni per fronteggiare l’attuale crisi mondiale dei migranti scomparsi“, si legge nel documento. Più di 9.000 arrivavano dall’Africa, oltre 6.500 dall’Asia e circa 3.000 dalle Americhe. Afghanistan, Siria e Myanmar i principali Stati di provenienza. Le rotte più mortali quelle verso l’Europa: rotta mediterranea in testa con almeno 25.104 vittime.

Politica internazionale – Crisi in Myanmar, ONU invita Corea del Sud a un ruolo di leadership

Al termine di una visita di sei giorni in Corea del Sud, il 21 novembre, Thomas Andrews – Relatore speciale ONU sulla situazione dei diritti umani in Myanmar – ha esortato Seul ad assumere un ruolo di guida regionale per ovviare al fallimento della comunità internazionale nella gestione della crisi in Myanmar. “La Repubblica di Corea può svolgere una funzione fondamentale nel negare alla Giunta birmana i mezzi per continuare a tenere in ostaggio 54 milioni di persone, fornendo inoltre “aiuto umanitario a tutti coloro che ne hanno un disperato bisogno”, ha dichiarato Andrews.

Ambiente – Plastica, i brand più inquinanti secondo il rapporto “Branded”

Coca-Cola, Pepsi e Nestlè guidano la classifica dei più grandi inquinatori di plastica al mondo. Lo ha rilevato la coalizione internazionale Break Free from Plastic nel suo report annuale, rilasciato il 15 novembre. Della suddetta non-profit fanno parte circa 2.000 organizzazioni. A partire dal 2018, migliaia di volontari in 87 Paesi hanno raccolto rifiuti plastici dispersi nell’ambiente, identificando le aziende a cui sono riconducibili. Nonostante gli impegni presi dalle aziende sul fronte della sostenibilità, la produzione e l’utilizzo di plastica continuano a crescere con conseguenze disastrose sul piano ambientale. Per tale motivo è stata avanzata la richiesta di un trattato globale disciplinante l’intero ciclo vitale di questo materiale.

Politica internazionale – Libano, ancora senza presidente

Il tentativo di designare un nuovo Capo di Stato è caduto ancora una volta nel vuoto. Il Parlamento libanese, riunitosi per la quinta sessione di voto il 10 novembre, non è infatti riuscito a raggiungere il consenso necessario (65 voti favorevoli) per l’elezione. Il candidato più votato (44 voti) è stato il parlamentare Michel Moawad del blocco delle Forze Libanesi (LF). Si ricorderà che l’ex presidente Michel Aoun, il 30 ottobre scorso – aveva lasciato il Palazzo presidenziale di Baabda senza un successore designato, aggravando così la situazione di stallo politico all’interno di un Paese in pieno collasso economico. “La prolungata assenza di un presidente avrà conseguenze negative per il Libano“, aveva subito ammonito la Lega Araba.

Ambiente – Italia, media e clima: come informare in modo errato

“Nonostante un’estate flagellata dagli eventi estremi, sui quotidiani [italiani] e in televisione la crisi climatica continua a trovare poco spazio“. E “viene raccontata come se non avesse responsabili, a riprova dell’enorme influenza esercitata dall’industria dei combustibili fossili sul mondo dell’informazione”. È questo il quadro emerso dall’ultimo monitoraggio – pubblicato il 9 novembre – di Greenpeace Italia in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia. I risultati mostrano che, fra maggio e agosto 2022, i principali quotidiani italiani hanno incrementato gli articoli sulla crisi climatica. Al contempo, però è cresciuta anche la pubblicità dell’industria dei combustibili.

Africa – Ghana, proteste contro la crisi. Chieste le dimissioni del presidente

Centinaia di manifestanti, il 5 novembre, hanno marciato nella capitale del Ghana, Accra, chiedendo le dimissioni del presidente Nana Akufo-Addo, accusato di aver contribuito al peggioramento della crisi economica. I costi di carburante e cibo sono saliti a livelli record. L’inflazione continua a crescere, mentre il Cedi sta subendo una forte svalutazione. La protesta pacifica è l’ultima di una serie di manifestazioni svoltesi quest’anno nel Paese africano a seguito della forte impennata del costo della vita. Per i ghanesi la gestione del quotidiano sta diventando sempre più difficile, tenuto conto che circa un quarto della popolazione – ad avviso della Banca Mondiale – vive con meno di 2,15 dollari al giorno.

Giustizia sociale – Malati di lebbra, i grandi esclusi dal dibattito sulla disabilità

I malati di lebbra dovrebbero essere riconosciuti a pieno titolo quali individui disabili, in conformità alle previsioni contenute nella Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”. Ad affermarlo, il 4 novembre, Alice Cruz, Relatore Speciale delle Nazioni Unite sull’eliminazione della discriminazione nei confronti delle persone colpite da lebbra e dei loro familiari. Secondo l’esperta internazionale, la lebbra causa ancora – oltre alle gravi menomazioni fisiche – dannose discriminazioni basate su vecchi stereotipi. I lebbrosi da troppo tempo “attendono di vedere riconosciuti i loro diritti a livello tanto nazionale che globale”. Gli Stati – ha detto Cruz – “devono impegnarsi ad assicurare loro la giusta protezione sociale.

Diritti umani – Regno Unito, entra in vigore la Convenzione di Istanbul. Fuori le donne migranti

Nel Regno Unito, il 1° novembre, è entrata in vigore la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata da Londra lo scorso luglio. Amnesty International (AI) ha criticato la scelta delle istituzioni britanniche di apporre una riserva all’art. 59 della Convenzione, escludendo così le donne migranti dalle tutele garantite dallo strumento internazionale. “Il Governo deve immediatamente rimuovere la riserva e fornire uguale protezione a ogni donna in stato di necessità, al di là dello status (o meno) di migrante“, ha dichiarato Sacha Deshmukh, direttore generale Amnesty International UK.

 

Exit mobile version