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Climatologi, la lista dei migliori scienziati esclude i Sud del mondo

Insediamento abitativo informale a Durban, Sudafrica, dopo una grave inondazione nell'aprile 2019. Catherine Sutherland

Insediamento abitativo informale a Durban, Sudafrica, dopo una grave inondazione nell'aprile 2019. Catherine Sutherland

[Traduzione a cura di Davide Galati dall’articolo originale di Nina Hunter, Andrew E. Okem, Catherine Sutherland, Debra Roberts, Marlies H. Craig, Michelle A. North, Rob Slotow pubblicato su The Conversation]

La recente Hot List di Reuters dei “migliori climatologi del mondo” sta creando discussione nella comunità degli scienziati dedicati al cambiamento climatico. Reuters ha classificato 1.000 scienziati in base a tre criteri: il numero di articoli pubblicati sui temi del cambiamento climatico; le citazioni, relative ad altri lavori nello stesso campo; riferimenti da parte della stampa non sottoposta a valutazione specialistica (ad esempio sui social media). L’elenco non afferma che siano i “migliori” scienziati del mondo. Ma la classifica accresce posizione e reputazione, influenzando la produzione, la riproduzione e la diffusione della conoscenza.

Ciò che per noi conta, come ricercatori e professionisti che operano nel campo del cambiamento climatico nei Sud del mondo, è che la geografia di questa lista “globale” rivela uno squilibrio sorprendente. Mentre oltre tre quarti della popolazione mondiale vive in Asia e Africa, oltre tre quarti degli scienziati inseriti in questo elenco si trovano in Europa o in Nord America. Solo 5 vengono elencati per l’Africa.

L’elenco comprende 130 dei 929 autori che stanno contribuendo agli attuali rapporti del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), probabilmente la fonte più influente per la politica sui cambiamenti climatici. Anche in questo caso, lo squilibrio è netto: 377 (41%) degli autori del Gruppo sono cittadini di Paesi in Via di Sviluppo (95 dall’Africa) e solo 16 di questi sono nella lista Reuters (solo 2 dall’Africa).

Proporzione degli autori inseriti nella Hot List e di quelli che contribuiscono al Gruppo IPCC rispetto alla popolazione mondiale. Marlies Craig

Una scienza del cambiamento climatico dominata dalla conoscenza prodotta nei Nord del mondo non è in grado di far fronte alle particolari sfide affrontate da coloro che vivono nei Sud del mondo. Si trascurano anche le significative lezioni che emergono dal Sud, ad esempio dall’intersezione del cambiamento climatico con la povertà, la disuguaglianza e l’informalità.

Reuters mappa i 1.000 scienziati, chiarendo che la loro ubicazione è importante, ma non riflette su ciò che questo rappresenta. Sebbene l’elenco venga presentato come la risultanza di una valutazione neutrale, guidata dai dati (data-driven) dei migliori scienziati del clima, l’agenzia resta silente sulle questioni di potere, autorità e disuguaglianza sollevate da questa mappa. Dove sono gli scienziati dei Sud del mondo e perché non sono presenti in questa analisi dell’influenza?

Crediamo che questa disuguaglianza nel potere di influenza sia il risultato di un accesso ineguale agli elementi essenziali e ai processi di produzione della conoscenza. E che rifletta inoltre la disuguale valutazione dei focus di ricerca degli scienziati sui cambiamenti climatici, che per gli scienziati nei Sud del mondo sono spesso specifici al contesto, al fine di migliorare i risultati umani e ottenere ritorni localizzati sugli investimenti in conoscenza.

L’elenco promuove la ricerca che contribuisce a corpi di conoscenza consolidati sui processi del cambiamento climatico, e sui suoi impatti globali e locali, molti dei quali sono stati prodotti nel Nord del mondo. I quesiti della ricerca sviluppati e inquadrati dai Nord del mondo, ad esempio quelli sulle percezioni e sui valori ambientali, hanno spesso un’applicazione o un significato limitati nel Sud del mondo.

La scienza dei Sud del mondo è importante

La scienza che viene promossa dalla lista non è l’unica scienza che conta. La ricerca che proviene dai Sud del mondo tende a concentrarsi sulla risoluzione delle sfide sul campo, attingendo a più voci negli spazi locali e includendo la conoscenza dei professionisti, per produrre soluzioni cooperative.

Dalla nostra esperienza a Durban, sulla costa orientale del Sudafrica, i ricercatori locali, attingendo alla conoscenza globale contestualizzata e decolonizzata, influenzano la posizione dei responsabili politici e dei professionisti locali sulle soluzioni ai cambiamenti climatici. Un esempio è la ricerca intrapresa negli insediamenti informali da ricercatori universitari insieme alle comunità, che sta plasmando l’azione di Durban contro il cambiamento climatico.

Per ottenere un migliore equilibrio globale dei lavori importanti sul cambiamento climatico, un elenco come quello di Reuters potrebbe includere una misura dell’applicazione localizzata e dell’influenza della ricerca. Inoltre sarebbe importante riconoscere che l’esclusione delle idee inibisce la produzione di conoscenza per l’innovazione, la trasformazione e l’azione di rilevanza globale.

La letteratura del Nord domina il pensiero e la pratica globali, come mostrato dalla spazialità dell’elenco, ma questa scienza non sempre fornisce soluzioni rilevanti a livello globale e spesso ha un’applicazione o un significato limitato nei Sud del mondo.

Affrontare il problema globale del cambiamento climatico richiede di confrontarsi con le teorie, le conoscenze e le esperienze di tutte le parti del mondo. La scienza dei Sud del mondo è in grado di fornire soluzioni innovative per il cambiamento climatico, ma ben poco di questa scienza entra nel dibattito globale. Lo squilibrio di influenza ha quindi implicazioni sia per l’azione globale che per quella locale.

Il Sud del mondo è vulnerabile ai peggiori impatti dei cambiamenti climatici

I Sud del mondo si trovano ad affrontare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico. L’Africa sub-sahariana, l’Asia meridionale e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo sono identificati come luoghi di vulnerabilità chiave. L’Africa a Sud del Sahara ha già una larga fetta della popolazione che vive in condizioni di povertà multidimensionale. In tutto il Continente c’è un’elevata dipendenza dall’agricoltura che è prevalentemente alimentata dalla pioggia. Il cambiamento dei modelli delle precipitazioni e i bassi tassi di irrigazione stanno compromettendo questi mezzi di sussistenza. I centri abitati costieri in rapida crescita sono sempre più esposti e vulnerabili all’innalzamento del livello del mare.

Abitanti di un villaggio nelle Sundarbans, la più granda area forestale di mangrovie al mondo, patrimonio Unesco, costruiscono una diga per proteggersi dalle ondate di alta marea, Bangladesh 26 aprile 2021. Si stima che entro il 2050 una persona su sette in Bangladesh diventerà uno sfollato per motivi ambientali a causa della crisi climatica e dell’innalzamento del livello del mare. Foto di IMF su licenza CC/Flickr.

La lotta globale contro il cambiamento climatico dovrebbe essere sostenuta dalla letteratura globale

Gran parte della letteratura globale è cieca e silente sulle esperienze di vita della maggioranza di abitanti del globo. Ciò include povertà estrema e multidimensionale, disuguaglianza, informalità, ingiustizia di genere, diversità culturale e linguistica, rapida urbanizzazione e governance debole, e come questi fattori si intersecano con il cambiamento climatico. Una letteratura incompleta non sarà in grado di arrivare alle importanti soluzioni necessarie per la lotta globale contro il cambiamento climatico.

La cosa più interessante nella pubblicazione della Hot List è la distribuzione globale ineguale di conoscenze e competenze. Ma questo fatto non è riconosciuto, discusso o evidenziato come motivo di grave preoccupazione. Potrebbe non essere responsabilità di un’agenzia di stampa internazionale come Reuters risolvere questo problema, ma un’agenzia che afferma di fornire un’”intelligence affidabile” e informazioni “libere da parzialità” dovrebbe almeno indicarlo e sottolinearlo.

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