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RDC, Tshisekedi chiede rinegoziazione dei contratti minerari esteri

[Agenda 12 – 25 maggio 2021. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]

Foto dell’utente Flickr MONUSCO – Licenza CC con attribuzione

Africa – RDC, nuove prospettive nella gestione delle risorse naturali

Il presidente della Repubblica Democratica del Congo (RDC) – Felix Tshisekedi – ha dichiarato, il 14 maggio, di voler ridefinire i contratti relativi allo sfruttamento delle materie prime minerarie stipulati con gli Stati stranieri. A suo avviso, non è più tollerabile accettare che i congolesi “languiscano nella più totale miseria”, mentre gli investitori esteri “continuano ad arricchirsi”. “Arrivano con le tasche vuote e se ne vanno miliardari. È anche colpa nostra”, ha affermato Tshisekedi, tenuto anche conto dell’alto livello di corruzione delle istituzioni statali. La promessa di rendere “l’intero Congo la capitale mondiale dei minerali strategici”, arriva nel corso della sua visita nella provincia del Katanga, eldorado del cobalto, uranio, rame. La RDC, nonostante abbia un’enorme ricchezza mineraria, rimane uno dei Paesi più poveri al mondo. Oggi, circa 40 compagnie straniere operano nel Katanga. Ben 30 sono cinesi. E godono di vantaggiose condizioni contrattuali trattate con l’ormai ex presidente Joseph Kabila, al potere dal 2001 al 2019, sotto la forte pressione del Fondo Monetario Internazionale.

Diritti umani – Germania e Namibia vicine a un’intesa sulle “riparazioni per genocidio”

Secondo quanto riferito, il 15 maggio, dall’emittente radiofonica tedesca Deutschlandfunk, Berlino e Windhoek sarebbero in procinto di siglare un accordo sulle riparazioni per i massacri perpetrati durante l’epoca coloniale nei confronti delle comunità Herero e Nama. Si ricorderà che, tra il 1904 e il 1908, circa 80mila civili namibiani furono uccisi in risposta a una ribellione contro l’amministrazione coloniale tedesca. Gli storici – rimasti inascoltati per anni – hanno sostenuto si trattasse del primo “genocidio” del Novecento, rilevando un filo diretto tra lo sterminio degli Herero e dei Nama e quello degli ebrei nel Terzo Reich. E considerando il primo una sorta di anticamera dell’Olocausto. Al momento, il contenuto dell’accordo non è noto. Si vocifera che verrà svolta una cerimonia di scuse da parte del presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier innanzi al Parlamento namibiano, con relativo riconoscimento ufficiale del genocidio. Quanto alle compensazioni economiche, la Germania potrebbe finanziare programmi sociali rivolti ai discendenti dei sopravvissuti.

Giustizia sociale – Diritto all’istruzione “infettato” dal coronavirus

125 pagine per descrivere il modo in cui la pandemia da Covid-19 ha impattato sul diritto di accesso all’educazione di milioni di studenti in ogni parte del mondo. Il report “Years Dont’t Wait for Them“, pubblicato da Human Rights Watch il 17 maggio, evidenzia il preoccupante incremento delle diseguaglianze nell’ambito dell’istruzione dovuto allo “stop and go” delle strutture scolastiche e alla conseguente “didattica a distanza”. Non tutti gli studenti – a prescindere dall’età o dalla provenienza geografica – hanno avuto pari opportunità di apprendimento. Molti Governi, invero, non sono stati in grado di garantire strumenti e risorse per la formazione online, soprattutto nei casi di famiglie economicamente disagiate. “La vera pandemia è l’ineguaglianza, dice un’insegnante cilena. Senza poi considerare gli effetti nefasti dei ripetuti lockdown sulla sfera sociale e sulla salute mentale di bambini e adolescenti. Alcuni giovani raccontano: “mi sento come se la terra si fosse fermata” (Jae-kuk, 14 anni, Sud Corea). “Non mi fa bene restare a casa. Ho la perenne percezione di una mancanza in me” (Céleste, 15 anni, Repubblica Centroafricana).

Ambiente – Malattie zoonotiche: istituito un Panel internazionale

Il 20 maggio è stata resa nota la costituzione del One Health High-Level Expert Panel. Il Gruppo avrà il compito di “migliorare la comprensione di come le malattie potenzialmente in grado di innescare pandemie, emergono e si diffondono“. L’obiettivo è quello di arrivare a elaborare un piano globale a lungo termine teso a impedire la diffusione di focolai di malattie, quali: influenza aviaria H5N1; MERS; Ebola; Zika e lo stesso Covid-19. Il presupposto scientifico di partenza si fonda sulla constatazione che tre quarti di tutte le patologie infettive emergenti hanno origine negli animali. Il Panel seguirà il cosiddetto “One Health Approach”, il quale “riconosce i legami tra la salute delle persone, degli animali e dell’ambiente“, nonché “la necessità di specialisti in più settori per affrontare qualsiasi minaccia per la salute e prevenire il blocco dei sistemi agroalimentari“. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra 4 Agenzie delle Nazione Unite: FAO (Food and Agriculture Organization), OIE (World Organisation for Animal Health); UNEP (United Nations Environment Programme) e WHO (World Health Organization).

Politica internazionale – Prosegue la “cooperazione” Iran/AIEA sul nucleare

Durante una conferenza stampa del 24 maggio, il Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) – Rafael Mariano Grossi – ha annunciato il raggiungimento di un’intesa con Teheran per prolungare di 1 mese le necessarie attività di verifica e monitoraggio” sugli impianti nucleari iraniani. Mariano Grossi ha spiegato come la proroga sia volta a “scongiurare colloqui al buio con la controparte iraniana. Quest’ultima, dal canto suo, parrebbe non voler ostacolare la fase finale dei negoziati in corso a Vienna sull’accordo nucleare del 2015 (Joint Comprehensive Plan of Action). Il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale iraniano, infatti, ha affermato: “la proroga mira a fornire la giusta opportunità affinché i negoziati abbiano un esito positivo”, soprattutto adesso che è stato ridotto lo spazio di manovra di Stati Uniti e di altre Potenze. L’Iran vuole altresì ottenere la revoca delle sanzioni imposte unilateralmente da Washington nel 2018, prima di ritirarsi dall’accordo sul nucleare iraniano. Sanzioni che, da un lato, hanno aggravato le condizioni economiche del Paese mediorientale; dall’altro, acuito le tensioni con gli USA.

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