Ci sono le leggi, le norme internazionali, gli accordi tra Stati. E poi c’è la legge del più forte. Tra questi – i forti – ci sono impiegati e militari in servizio al confine tra il Ghana e il Togo, ad Aflao. Gente “potente” che decide chi passa e chi no, che decide di fermarti e tenerti in pratica sotto sequestro per ore in attesa del “riscatto”. Il riscatto è la bribe. Pizzo, mazzetta, tangente, come vogliamo chiamarlo.
Ogni giorno, da questo confine entrano ed escono migliaia di persone. La maggior parte è costituita da donne che vanno nel Paese vicino per acquistare merce e cibo che non si trova in Ghana o che in Togo costa molto meno, da rivendere poi nei mercati locali. Ormai la prassi la conoscono e sanno il prezzo da pagare. Per tutti – che siano le donne nei loro abiti tradizionali o ragazzi in cerca di un futuro o uomini d’affari vestiti di tutto punto – la regola è la stessa. Pagare o restare lì bloccati. E a niente serve mostrare il passaporto (chi ce l’ha). “Mangio il tuo passaporto?” è la risposta. Oppure: “vai, vai, tornatene in Ghana, go back”.
Dal 1975 l’ECOWAS garantisce una serie di scambi e relazioni tra i Paesi dell’Africa occidentale. E, non ultimo, garantisce la libera circolazione tra un confine e l’altro dei cittadini dei Paesi aderenti. Non so se alle donne sia chiara l’illegalità che si svolge a loro spese. Di sicuro percepiscono l’abuso che subiscono ogni giorno. Nonostante l’abitudine che lo ha reso una prassi. E nonostante ci sia chi, in possesso del passaporto, le regole le conosce, bisogna cedere perché il gioco sporco è giocato da tutti e nessuno vi si oppone.
Che sia sporco questo gioco, gli ufficiali alla frontiera lo sanno. Tutto fila liscio, infatti – a parte le occhiatacce – se un ghanese passa i controlli al confine insieme ad un amico con passaporto europeo. Certo, non c’è ragione per rischiare, di poveri cristi in fila per passare dall’altra parte ce ne sono tanti. Si parte al mattino, si torna – di solito – nel tardo pomeriggio. Così ogni giorno. Aflao è la porta verso Lomè, unica capitale che si trova appena varcato un confine. Un luogo che, per moltissimi ghanesi che vivono di commercio, è una grande opportunità. Una piccola eldorado. Facile da approcciare, anche perché il gruppo etnico-linguistico predominante in Togo, gli Ewe, è anche quello di tutta l’area della Regione del Volta in Ghana.
Ci si muove da una parte, ma anche dall’altra. Allo stesso modo, infatti, i togolesi, usano il confine di Aflao per cercare opportunità nel, più grande, Paese vicino. Libero scambio, libero commercio, liberi spostamenti. Almeno così assicurano gli accordi tra gli Stati. Non l’avidità degli uomini.
La pressione, dalla parte ghanese, esiste ma sembra essere meno aggressiva e “formalizzata”. Eppure, si tratta di apparenza, un sospiro di sollievo prima di tuffarsi nella realtà del Ghana. Qui, il livello di corruzione è elevatissimo. Nella specifica classifica redatta ogni anno, ci sono Paesi instabili, in situazioni di conflitto o con una condizione economica molto critica, che hanno nel continente performance peggiori che in Ghana. Ma di queste classifiche la popolazione che più subisce vessazioni che da sempre fanno parte della vita quotidiana, non sa nulla. Vive, invece, una costante violenza e percepisce come ostile un Governo e un apparato politico che, a considerare i risultati, chiude un occhio – e anche due – su “abitudini” ormai consolidate. Nonostante se ne parli su giornali, radio e tv praticamente ogni giorno – alla stregua di chiacchiere da bar – la corruzione resta, radicata nella società come un qualsiasi costume locale.
E proprio a nulla, o quasi, sono servite iniziative e Commissioni ad hoc, istituite negli anni.
Corruzione ai livelli alti e nella vita quotidiana. E anche in questo caso, tra i più corrotti sono additate le forze dell’ordine. Non c’è una sola volta che non capiti – per esempio – che un tro-tro o un taxi vengano fermati per “controlli”. La reazione è sempre la stessa: banconote fatte scivolare dall’autista nella mano dell’agente di turno. Un tro-tro è il principale mezzo di trasporto privato, visto che il trasporto pubblico, il Metro Mass è così scarso. Potrebbe contenere 13, 14 persone compreso l’autista. Ma quasi sempre ne contiene molti di più, per non parlare della merce e, a volte, degli animali.
Spesso le condizioni del mezzo implicherebbero il suo “riposo” in una discarica per auto, e spesso le performance dell’autista sarebbero (in Europa) da ritiro della patente o, perlomeno, multe salate. Ma qui la sicurezza è facilmente barattata a poco prezzo. E alla luce del sole. Tutti lo sanno, tutti lo vedono, tutti lo criticano. Tutti subiscono.
Un amico è solito ripetermi “Africans are enemies to their own brothers”. Gli africani sono nemici dei loro stessi fratelli. Non oso contraddire.
[Tutte le foto, esclusa la cartina geografica, sono di Antonella Sinopoli]