Voci Globali

Dalla Nigeria alla Corea, dalla Cina alla Russia: i diritti negati

[Questo articolo è stato scritto da alcuni dei ragazzi delle classi quinte del Liceo Polivalente Orsoline di S.Carlo di Saronno, che hanno partecipato al Seminario su “Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo” tenuto da Voci Globali].

Matteo Alberio (liceo Economico-Sociale), Clarissa Biasi (liceo Linguistico), Amalia Tremolada (liceo delle Scienze Umane)

Il 12 novembre, le principali testate giornalistiche riportavano la notizia di un’esplosione – causata da un attacco kamikaze – presso il Federal College of Education di Kontagora, in Nigeria, che ha provocato la morte di almeno 10 bambini. l’attentatrice era una donna. Questa non è l’unica notizia di violazione del diritto alla vita che ci è giunta in questi giorni dalla Nigeria. A Potiskum – nel Nord-Est del Paese – due giorni prima c’era stato un altro attacco kamikaze ad una scuola. I morti, in questo caso, sono stati una cinquantina. Sembra impossibile che esistano ancora delle situazioni in cui i diritti umani siano violati in maniera così estrema, eppure ciò accade costantemente.

Esempi di tali violazioni si possono ritrovare in diverse nazioni quali Cina e Corea dove non vengono rispettati i diritti di parola, pensiero, libertà, circolazione. Uno degli esempi più lampanti delle violazioni cinesi è la costituzione dei Laogai, campi di concentramento nei quali sono state rinchiuse milioni di persone e dei quali si è giunti a conoscenza grazie alla testimonianza di Harry Wu, un prigioniero riuscito a scappare da uno di questi campi, dopo diciannove anni di detenzione. Wu ha raccontato delle torture subite ma anche di come essi continueranno ad esistere per il forte impatto che hanno sul PIL dell’economia cinese.


Riproduzione di una cella al Laogai Museum a Washington - Credit: jcm_DC. Foto rilasciata in Licenza CC (BY-NC-ND 2.0)

Anche in Russia accade che spesso i diritti umani non vengano rispettati, come per esempio per la detenzione di tre  prigionieri di coscienza, Vladimir Akimenkov, Artiom Saviolov e Mikhail Kosenko, reclusi da oltre un anno solo per aver esercitato pacificamente i loro diritti alla libertà di espressione e di riunione, o lo sviluppo di una legislazione omofobica introdotta nel 2013, usata per limitare i diritti alla libertà di espressione e di riunione delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuate, che ha incoraggiato la violenza omofobica in tutta la Russia.

Nonostante questi atti di violenza, nelle aree geografiche coinvolte hanno cominciato ad operare varie Organizzazioni non Governative – Amnesty International, Emergency, Save the children, ActionAid e Medici senza Frontiere, tra le più conosciute e sostenute – che cercano di far fronte a questi problemi, provando a sensibilizzare l’opinione pubblica e operando nei più disparati settori per avallare la difesa dei diritti violati. Ciò che è paradossale è il fatto che lo sviluppo e il potenziamento di queste organizzazioni dovrebbe essere propugnato dal diritto internazionale, il quale sul piano teorico si mostra propenso a sostenere i diritti umani – si pensi alla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” emanata dall’ONU nel 1948 – tuttavia dal punto di vista pratico si è lontani da un reale sostegno dei diritti per tutti e ovunque.


Amnesty International in azione - Credit: Mathieu IPS Amnesty International. Foto rilasciata in Licenza CC (BY-NC-ND 2.0)

Ciò è evidente pensando sempre all’ONU in quanto il suo organo decisionale – ossia il Consiglio di Sicurezza – è strutturato in modo tale che se uno dei membri permanenti esprime il suo veto contro delle risoluzioni dell’organizzazione, esse si bloccano; se si pensa che tra i membri permanenti del Consiglio vi è la Cina, si comprende, alla luce di quanto già messo in evidenza, quanto questo Stato possa essere desideroso di migliorare la tutela mondiale dei diritti umani. Si palesa quindi una situazione in cui è lo stesso diritto internazionale a limitare lo sviluppo dei diritti umani. Ciò nonostante le ONG continuano incessantemente la loro attività, un’attività spesso considerata vana ed inefficace da alcuni che, non sentendone gli effetti (il che è positivo in quanto significa che la vita di queste persone non ha bisogno di essere migliorata) si sentono in diritto di criticare gli sforzi costanti di chi si impegna nel difendere e nell’incrementare le condizioni di vita di  individui soggetti quotidianamente a soprusi di ogni genere.

Nonostante nella realtà giovanile le ONG non siano molto conosciute, pensiamo sia importante ringraziarle sia per le attività di sensibilizzazione, sia per il lavoro concreto che svolgono nei Paesi dove sono in atto violazioni. Non perché abbiano dei superpoteri con cui cambiare le sorti del mondo semplicemente schioccando le dita, ma perché si può avere fiducia nel fatto che non getteranno la spugna, che non si arrenderanno senza prima aver lottato per ottenere un mondo dove ognuno si senta rispettato in quanto essere umano, e in cui abbia gli stessi diritti oltre che  gli stessi doveri. Un mondo quindi che si fondi sempre più concretamente sui principi di uguaglianza e libertà a livello internazionale. Non va però dimenticato che queste organizzazioni sono nate dall’idea di persone comuni e che sono proprio uomini e donne come noi a portare avanti le grandi battaglie a difesa dei diritti umani.

 

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