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Nigeria: controversie e appelli internazionali sulle norme anti-gay

[Post pubblicato originariamente sulla rubrica Voci Globali – La Stampa, traduzione di Stefania Gliedman.]

Mentre le ultime notizie segnalano ulteriori attacchi sanguinosi degli islamisti (ieri altri nove studenti uccisi, dopo i 13 di domenica, nel nord-est del Paese già in stato d’emergenza, per mano della brigata Boko Haram come punizione “per aver aiutato l’esercito”), rimane assai controversa la questione sui matrimoni gay.

Nel corso di una cena in suo onore tenutasi a Praga i 13 giugno, il presidente del Senato David Mark ha ribadito che le norme approvate a fine maggio all’unanimità dal Parlamento, con cui si vietano le unioni omosessuali ma anche gesti di effusione in pubblico, è da considerarsi irreversibile. Anche perché queste sembrano avere ampio sostegno popolare, per via del via del diffuso sentimento anti-gay, come del resto in gran parte dell’Africa sub-sahariana — fino a divenire cultura dell’omofobia. Si tratterebbe comunque di un forte giro di vite a scapito della comunità omosessuale, già oggi perseguibile legalmente e costretta a un’esistenza nella clandestinità.

 

Per l’entrata in vigore si attende la firma del Presidente Goodluck Jonathan: oltre a punire con 14 anni di carcere sia chi contrae sia chi celebra matrimoni di coppie dello stesso sesso, la legge dichiara che “chiunque si iscriva, gestisca o frequenti club, società o organizzazioni gay, oppure che direttamente o indirettamente faccia mostra di relazioni sentimentali con individui dello stesso sesso, commette un reato e sarà punito con 10 anni di carcere”.

Chidi Odinkalu, presidente della Commissione nigeriana per I diritti umani, ha fortemente criticato il provvedimento, a suo avviso incostituzionale. L’attivista per i diritti dei gay Bisi Alimi sostiene che la legge è in realtà il tentativo di sviare l’attenzione dai veri problemi del Paese, aggiungendo: “qualora il Presidente desse il suo benestare, [la Nigeria] diventerebbe il primo Paese nella storia contemporanea a criminalizzare i gay in seno alla costituzione. Le conseguenze si faranno sentire. Poi sarà il turno dell’Uganda, e poi della Sierra Leone”.

Ayo Sogunro, giovane scrittore nigeriano, commenta così sul suo blog: “Ci opponiamo all’uso della legge per prendere di mira un gruppo di individui che non rappresentano in nessun modo una minaccia per la vita o la proprietà dei nigeriani. Siete liberi di giudicare intollerabile un omosessuale, […] ma metterli in carcere, o non dire nulla mentre qualcun altro lo fa, vi mette allo stesso livello dei nazisti che odiavano gli ebrei, o dei bianchi dell’Apartheid che odiavano i neri in Sudafrica.

Ancor più grave è la criminalizzazione delle associazioni a tutela dei diritti gay. Qualsiasi studente di diritti umani potrebbe dirvi che il tentativo di proibire discussioni o sostegno ai matrimoni gay è tanto sbagliato quanto mettere in galera i fan dell’Arsenal. La situazione nigeriana non è certo divertente, e sono sicuro che i giudici non tarderanno a dichiarare incostituzionale quest’aspetto della legge. È già sbagliato di per sé mettere in carcere i gay, ma imbavagliarne i sostenitori è ripugnante per qualsiasi idea di giustizia”.

 

Finora su Twitter le reazioni alla vicenda appaiono contrastanti. Eccone alcune, relative soprattutto agli hashtag Nigeria, JailTheGays, SameSexMarriage.

Femi Olabisi ( @Femiolas): “Non m’importa se sarò l’unico a dirlo. Approvo il divieto dei matrimoni gay in Nigeria da parte del Parlamento”.

Joshua Baidi ( @JoshuraBaidi): “Il Presidente dovrebbe convertire il progetto in legge. I matrimoni gay sono contrari allo spirito africano e vanno condannati nella loro interezza”.

Ayo Sogunro ( @ayosogunro): “Ah, sei in favore della legge anti-gay in Nigeria? Ma allora già che ci siamo, reintroduciamo anche l’omicidio dei gemelli, no? E anche la lapidazione delle streghe”.

Dr Christian Jessen ( @DoctorChristian): “Da oggi in Nigeria è illegale essere gay. E così tutti abbiamo fatto in gigante passo indietro. Piangi mondo, piangi”.

Omano Edigheji ( @OmanoE): “I diritti dei gay sono diritti umani. I problemi dei nigeriani non sono questi, ma i criminali nelle cariche governative”.

Rémy Fayon ( @rfayon): “Nigeria: un altro passo verso l’omofobia —  pic.twitter.com/Om7YSQHoyp“.

Appena partita anche una petizione online contro la norma, per fare pressione sul governo britannico perché condanni e si opponga pubblicamente all’entrata in vigore della norma. Fra gli altri, Jason Feather (@appertunity) scrive: “Firmate e condividete la petizione contro l’insidiosa legge in Nigeria”.

Su questo fronte, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno reagito all’approvazione minacciando di interrompere l’invio di aiuti economici, soprattutto per quanto riguarda il finanziamento di programmi per il controllo di AIDS e HIV. Un analogo timore aveva fatto cadere leggi anti-gay in Paesi come l’Uganda e il Malawi. Ma in Nigeria, dove l’economia si regge su una produzione petrolifera che sfiora i 2 milioni di barili al giorno, le minacce di Europa e Stati Uniti potrebbero non avere lo stesso effetto.

Infine, la sezione britannica di Amnesty International guida una cordata di organizzazioni (internazionali e nigeriane) che lanciano un appello affinché il Presidente Jonathan rifiuti di firmare la legge. Spiegando che fra l’altro la norma impedirebbe la diffusione di corrette informazioni riguardo AIDS/HIV (la Nigeria è il terzo Paese al mondo per numero di persone affette da questi virus), il dirigente di Human Rights Watch, Graeme Reid, chiarisce: “…anche solo cercare di far avere informazioni alla comunità LGBT potrebbe portare al carcere chi fornisce servizi a quest’ultima, con effetti devastanti sulle loro attività”.

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