Pubblichiamo un intervento di Zineb Naini, giovane studentessa di origini marocchine residente in Italia, attivista del Movimento 20 Febbraio – Italia. Zineb si fa interprete appassionata degli eventi che stanno cambiando la storia della sponda sud del Mediterraneo, rappresentando in questa breve riflessione le aspettative e le istanze di quella parte della sua generazione più impegnata per il cambiamento sociale e politico.
Le rivoluzioni arabe sono state studiate, osservate, commentate e ribaltate da schiere di sociologi, politologi, esperti e meno esperti di qualsivoglia genere di movimento fuori dagli schemi.
Tutti questi cervelli tanto concentrati nel rendere il mondo arabo un infinito puzzle non avevano previsto, né tantomeno sperato e creduto in un risveglio della dignità araba.
Di coloro che la rivoluzione l’hanno vissuta, urlata e, si può osare dire, vinta ne hanno parlato tanto. Il loro inaspettato coraggio, le loro idee, il sangue da loro versato, gli obiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere.
Ma nessuno ha mai ancora parlato di chi queste persone le ha viste nascere, crescere e sviluppare un doloroso percorso che ha portato al dirottamento della storia. Di chi ha visto come nasce un’idea, come esce dalla mente umana per diventare forza viva, attiva, pericolosa e vincente, di chi ha visto tutto questo e accuratamente le ha evitate, ha evitato queste persone e le loro idee, proprio perché pericolose, non allineate al pensiero comune, ovvero il pensiero del regime e niente all’infuori di esso.
Alle prime proteste, quelle con dieci persone e cento poliziotti, tanto per intenderci, hanno puntato il dito da dietro le porte di casa, accusando i manifestanti di sabotaggio e di voler alimentare l’insicurezza e l’instabilità del Paese. L’hanno fatto a voce bassa, ma non abbastanza bassa da non farsi sentire dal “Grande Fratello”, affinchè non possano mai essere accusati di essere complici, nemici dello Stato, affinchè dopo che improbabili rivoluzioni avessero ovviamente fallito non sarebbero stati associati ai pazzi che avevano osato pensare cose diverse da quanto ordinato loro dall’alto.
Durante le rivoluzioni questi ultimi sono diventati invisibili, semplici spettatori, non troppo desiderosi di scambiare la sicurezza con la libertà, perché non ci sono garanzie in uno scambio del genere.
Ma quando una rivoluzione riesce, che posto conquistano coloro che non vi hanno partecipato neanche con le idee? Coloro che, come la peste, hanno evitato qualsiasi coinvolgimento mentale e fisico?
Questi ultimi saranno i primi, avranno un posto in prima fila e per primi parteciperanno alla gioia e alla nuova politica. Si faranno coinvolgere dai vantaggi della libertà acquistata gratuitamente e affermeranno che il loro cuore era certo della vittoria.
Gireranno per le piazze, mettendoci piede per la prima volta, ormai vuote da pericoli e saranno i nuovi volti del “dopo”, non essendolo mai stati del “prima” e del “mentre”.
Gli ultimi saranno i primi e lo saranno con coscienza. Daranno consigli su come amministrare, far quadrare i conti e su quali libertà concedere o meno a coloro che l’hanno conquistata.
Vorranno essere i primi e lo saranno, perché chi ha messo la voce, le idee e il sangue nelle piazze l’ha fatto affinchè anche questi ultimi avessero la libertà di diventare primi.
Diffidare dei mediocri che invisibilmente e coscientemente evitano il presente rivoluzionario per poi presentarsi alla porta, come liberatori dopo la vittoria, o come cecchini dopo il fallimento, sarebbe la soluzione contro quello che oggi accade…ma sono milioni e la maggior parte di noi dovrebbe diffidare di se stesso.
Il Movimento 20 Febbraio è un movimento marocchino giovanile, popolare e pacifico che rappresenta le varie componenti sociali, professionali e politiche della società marocchina, inclusi i marocchini all’estero.
Il movimento lotta per il cambiamento radicale, totale e immediato a livello politico, sociale ed economico in Marocco. Per ulteriori dettagli si veda la relativa pagina del gruppo Facebook.