L’informazione condivisa oggetto dell’incontro è quella delle redazioni di Global Voices Online, impegnate a tradurre in 18 lingue i post dei blogger di ogni angolo del mondo, di Quintadicopertina.com, che lavora su un nuovo modo di comunicare e informare tramite l’editoria digitale, di chi insomma, pur non essendo necessariamente un giornalista in senso stretto, si dedica alla diffusione di un’informazione fatta da e per i cittadini, libera e accessibile. Queste, infatti, le realtà rappresentate all’appuntamento nella capitale da Antonella Sinopoli (qui anche in veste di moderatrice) Gaia Resta, Maria Cecila Averame e Mehdi Tekaya, blogger e storico contemporaneo tunisino che ha curato il quadro storico per l’edizione dell’e-book 70 chilometri dall’Italia. Tunisia 2011: la rivolta del gelsomino.
Mehdi Tekaya ha raccontato del suo viaggio in Tunisia a febbraio, un’esplorazione della società tunisina, pochissimo tempo dopo la rivoluzione che ha portato alla fuga del Presidente Ben Ali. Un viaggio durante il quale Mehdi ha scoperto che la rivoluzione non è affatto finita, come i media istituzionali ci portano a credere non dando più notizie a questo proposito, a favore dell’attualità più scottante. Le proteste sono ancora in atto, il tumulto non si è affievolito. Eppure non lo sappiamo, perché – ha fatto notare Antonella Sinopoli – i giornali e i telegiornali hanno dato per sopito il sollevamento popolare e non ne parlano più. E quando non si parla più di qualcosa, quel qualcosa è finito, un fatto concluso, esce dalle teste della gente e i riflettori del mondo si spengono. Questo, ad esempio è uno dei limiti, dei vuoti nell’informazione lasciati dai media mainstrean che i citizen media, con un racconto in presa diretta, costante e non legato a logiche di “sensazionalità”, possono e intendono colmare. Il racconto del viaggio di Mehdi nella Tunisia del dopo-rivoluzione sarà incluso presto in una riedizione dell’e-book.
È contro questo spegnersi dei riflettori dell’attenzione mondiale che si impegna Global Voices – come ha illustrato durante il dibattito Gaia Resta – perché molti dei blogger che scrivono per Global Voices vivono in Paesi dove la censura sulla libertà di parola è molto forte. Questo significa che non solo devono combattere quotidianamente contro problemi di accesso alla rete, firewall potentissimi, oscuramenti e chiusure improvvisi di siti e blog, ma corrono il rischio di essere imprigionati e processati per essersi espressi sui loro blog contro il governo. E spesso rimangono indefinitamente in cella, in attesa di un processo fantasma. Leggendo i loro blog, i loro post, facendo quel piccolo click dal nostro computer, andiamo a unirci a migliaia e migliaia di altri click da ogni parte del mondo che, tutti insieme, accendono un grande riflettore sul quel Paese e gli dicono: il mondo vi guarda. Non è il mondo delle grandi emittenti televisive (o solo a volte) ma un mondo di cittadini che attraverso la rete leggono, fanno e diffondono informazione. Così, ci si augura, ogni click può offrire un po’ di protezione in più a coloro che, scrivendo di ciò che gli accade intorno sul proprio blog, si vedono negata la libertà di espressione e rischiano la libertà personale e anche la vita.
E se la correttezza e l’efficacia delle traduzioni è di fondamentale importanza nel rilanciare nelle 18 lingue i post di GVO, spesso proprio per la delicatezza degli argomenti trattati sono propio le parole a farsi simbolo dei grandi cambiamenti, Mehdi per esempio ha raccontato della sua esperienza personale durante la scrittura dei testi per l’e-book 70 chilometri. Se all’inizio delle sommosse tunisine, citando Ben Ali, scriveva spontaneamente il Presidente Ben Ali, con l’evolversi degli eventi è arrivato a scrivere l’ex-Presidente Ben Ali e infine, con il crollo definitivo di certi muri psicologici, ha terminato la sua scrittura con il dittatore Ben Ali. Un esempio lampante di come la scrittura (e la traduzione) di ogni singola parola sia carica del contesto storico e sociale in cui si vive in quel momento. Un’unicità e preziosità della parola e del testo che Global Voices Online rispetta e amplifica con le traduzioni in più lingue.
Anche Maria Cecilia Averame si è soffermata sulle “molteplicità di scritture” e sulla ricchezza informativa generata dall’uso dei link. Inoltre la sottolineato la particolarità intrinseca di una casa editrice, come Quintadicopertina.com che, proprio perché lavora in digitale, utilizza il materiale in rete valorizzando sia il contributo dei blogger, sia il lavoro degli storici ed esperti chiamati alla contestualizzazione e spiegazione degli eventi (come è avvenuto per “70 chilometri dall’Italia”) sia testimonianze filmate.
In questo video una sintesi dell’incontro romano. Prossimo appuntamento: Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia (16-17 aprile).
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