USA

Onu, tagli alle missioni e umanitarismo ipocrita dei media USA

I tagli al budget delle Nazioni Unite minacciati dall’amministrazione Trump comporterebbero gravi conseguenze per le missioni di pace, come MONUSCO nella Repubblica Democratica del Congo, mettendo a rischio milioni di vite. Tuttavia le Nazioni Unite sembrano aver fallito nella gestione del proprio mandato di peacekeeping in questo Paese, permettendo agli alleati americani nella regione di commettere atrocità, mentre la maggioranza della popolazione vorrebbe che le truppe di pace lasciassero il loro territorio.

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Russia e Occidente: ricostruire relazioni e una nuova narrativa

Diplomazia e pubbliche relazioni sono separate da una linea tanto sottile quanto quella che esiste tra comunicare una certa politica e saperla vendere. Mentre si assiste alla discussione sui ruoli di Russia e Occidente nell’ordine mondiale con toni di esasperata polarizzazione, nell’articolo si sottolinea l’importanza del dialogo per la risoluzione dei dissensi e alla ricerca di nuovi terreni su cui far crescere la collaborazione. L’interazione è necessaria al fine di smascherare e demolire le discutibili teorie sullo scontro tra società civili in seno all’ordine mondiale.

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USA: fisco e sanità, gli incubi del nuovo Governo

La ‘Trumpcare’ appare difficile da vendere perfino alla base conservatrice, nonostante la discesa in campo del capogruppo GOP alla Camera, Paul Ryan. E si prevede che 14 milioni di americani perderanno i benefici sanitari nel 2018 e fino a 24 milioni nel prossimo decennio. Intanto la prossima manifestazione nazionale a Washington DC (in aggiunta a molti eventi locali e internazionali) è prevista per sabato 15 aprile (Tax March), ultimo giorno per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Obiettivo è spingere Trump a rispettare le promesse in tal senso, visto che non ha ancora reso pubbliche tasse e guadagni. E dal ‘leak’ di due pagine della dichiarazione dei redditi di Trump risalente al 2005, emerge almeno il 20% di sconto sui pagamenti dovuti. Ennesima verità parziale o ulteriore distrazione per media e pubblico?

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La Casa Bianca alimenta divisioni, l’attivismo non demorde

Altra settimana caotica per il nuovo corso presidenziale. Dagli sviluppi sempre più intricati del ‘Russiagate’, con le rivelazioni di Assange sul cyber-arsenale segreto della Cia e il suo incontro con Farage, alla richiesta al Congresso di indagare sulla denuncia di Trump, secondo cui il predecessore Obama lo avrebbe fatto spiare (ma a cui non crede proprio nessuno). Intanto il movimento delle donne ha dimostrato una forte presenza di piazza per l’8 marzo e lo stesso si apprestano a fare i Nativi Americani con quattro giorni di proteste e dimostrazioni culturali nella capitale Washington.

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Tanto fumo, poco arrosto: i primi trenta giorni di Trump

Il primo mese del nuovo corso alla Casa Bianca si chiude con un fardello di “fake news” e contraddizioni, lasciando scontenti un po’ tutti. Le contestazioni arrivano anche dalla base repubblicana, nelle bollenti “town hall” dei parlamentari GOP, rispetto all’Obamacare, alle restrizioni anti-immigrazione e al potenziale “Russiagate”. Sgomberati definitivamente i dimostranti contro la Dakota Pipeline Access, il nuovo corso lascia prevedere ulteriori conflitti tra il Presidente in carica e una cittadinanza che, una volta tanto, va diventando sempre più attenta e informata.

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Caos, editti e retromarce. Donald già nei guai

Bugie, distrazione e confusione. Questa la ricetta su cui si basa il “Circo Trump”, come appare evidente dai suoi primi giorni di insediamento. Si preannuncia così una Presidenza a metà strada tra quella di Nixon (1969-74) e di Reagan (1981-89) entrambe a dir poco assai controverse per la storia moderna americana. Non a caso va già montando la raccolta di firme per richiedere fin da subito l’impeachment di Trump e lo stesso prevedono molti cittadini.

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Media sotto attacco e attivismo in fermento, arriva Donald

Nella prima conferenza-stampa dopo sei mesi, il neo-presidente attacca a testa bassa i media, per poi dedicarsi al tipico “Twitter storm”, alimentando i dubbi sulla trasparenza, il dibattito pubblico, la molteplicità delle voci diverse. E mentre proseguono le controverse audizioni al Senato sul possibile gabinetto più ricco della storia Usa, il fronte del dissenso continua ad allargarsi (e organizzarsi), inglobando anche molti seguaci buddisti — tra una miriade di iniziative diffuse per superare attriti e spaccature profonde.

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Transizione Trump fra timori, riflessioni e richiami al fascismo

Fra timori e controversie (assai malcelati) per la transizione Trump, non mancano utili editoriali e ponderati interventi dei cittadini. Oltre a certi riferimenti sul rapporto tra media Usa e fascismo/nazismo negli anni ’20-30, onde evitare di ripetere quel medesimo processo di “normalizzazione”. Intanto Sanders mobilita il mondo democrat verso manifestazioni di protesta per il 15 gennaio, e il Project 1461 propone quattro anni di attivismo diffuso e partecipato.

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Usa: agenda della resistenza e libertà di stampa a rischio

La settimana pre-natalizia è stata caratterizzata, a livello mainstream, dalle nuove nomine del Trump Team e dal voto degli Electoral College, che ne ha convalidato la vittoria nonostante diffusi richiami al “voto di coscienza“. Passata la paura con riferimento ai collegi, prende dunque forma l’Amministrazione “più ricca della storia Usa”. Sul fronte dell’attivismo, emerge intanto una dettagliata agenda per la “resistenza dei primi 100 giorni”.

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Trump e Sanders: transizione confusa vs. ‘rivoluzione gentile’

Nel passaggio verso la presidenza Trump, il clima politico interno resta opaco e confuso, tra possibili interferenze russe e nomine in corso assai controverse (anche tra gli stessi Repubblicani). Monta intanto il progetto di Bernie Sanders, “Our Revolution”, con l’omonimo libro già bestseller, incontri pubblici e altre iniziative. In preparazione proteste di massa per l’insediamento ufficiale di gennaio, a partire dalla Women’s March on Washington.

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