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La Natura della guerra, conseguenze sull’ambiente in Ucraina

Il conflitto che sta devastando l’Ucraina trascina con sé ripercussioni che affliggono l’ambiente, insieme alla distruzione della vita delle persone e di un intero Paese. Dall’inquinamento di suolo e acque alla fragilità del futuro degli accordi sul clima, molti degli effetti legati alla sostenibilità passano per il rischio radioattivo che coinvolgerebbe un intero Continente. E con la fine degli scontri e degli attacchi, ciò che appare più auspicabile è una visione diversa sulle attività belliche e sul ruolo che tutti i conflitti ricoprono nell’impatto su biodiversità e ambiente e sulla loro tutela.

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Crisi climatica e scomparsa delle specie: le sfide del XXI secolo

Oltre un milione di specie vegetali e animali sono a rischio e i ritmi di estinzione sono almeno 10 volte superiori alla media degli ultimi dieci milioni di anni. La comunità scientifica lancia continuamente allarmi sulle preoccupanti conseguenze dei cambiamenti climatici, in gran parte provocati dall’uomo, ma i Governi stentano ad affrontare l’emergenza. Anche la recente conferenza sul clima di Madrid COP25, importante per l’attuazione delle regole dell’Accordo di Parigi, è da considerarsi fallita, con le questioni rinviate a Glasgow 2020.

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Simbiocene, progettare il futuro oltre il pessimismo ambientale

L’Antropocene è l’era della dominazione umana sul pianeta, i cui impatti alimentano le prime pagine dei giornali insieme a paura e sconforto. Il filosofo ambientale australiano Glenn Albrecht oppone una visione che smonta il mito della separazione tra uomo e natura e mette al centro la convivenza tra gli esseri viventi. Le bioscienze stanno dimostrando infatti la centralità della coesistenza in simbiosi tra le diverse specie come fondamento per la vita. L’adozione dei principi simbiotici nei sistemi sociali e tecnologici umani rappresenta una sfida entusiasmante e positiva per tutta l’umanità.

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La natura non ha bisogno dell’uomo. L’uomo sì. Ma la distrugge

Siamo esseri finiti, non infiniti – anche se non ci piace soffermarci a pensarlo. Ma ad essere segnata non è solo la fine della singola vita. Ad avere un tempo – a scadenza non programmabile – è l’intera razza umana. La sola razza in grado di autodistruggersi. È così infatti che sta accadendo. Non un Dio implacabile, non una natura folle, non un insieme di circostanze ineluttabili e imprevedibili. No, semplicemente una serie continua di azioni e scelte ottuse e dettate dall’ansia di potere e dall’avidità. È questo che sta cambiando il pianeta su cui si viviamo e che, presto o tardi, non reggerà più il peso di tanta follia.

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Mattanza di attivisti ambientali, superstizione di onnipotenza

Nel 2017 quasi 4 persone ogni settimana sono state uccise perché lottavano per la salvaguardia dell’ambiente. Interi territori naturali, foreste, parchi patrimonio dell’umanità sono il teatro in cui si è svolta questa ecatombe. È l’ultimo report di Global Witness che ci mette al corrente di quanto questo mondo e le sue radici stiano franando. Perché se un uomo è costretto a diventare un martire per difendere questa terra, allora è chiaro che c’è qualcosa che non va. E questo qualcosa riguarda tutti. Viviamo in una prenne superstizione di onnipotenza, credendo di poter controllare e manipolare la natura a nostro piacimento. A questa superstizione si oppongono loro, persone comuni e nello stesso tempo eroi impavidi di cui non conosceremo mai i nomi, di cui non andremo ad approfondire la storia. Sono quelli che hanno difeso l’ambiente anche a nome nostro.

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Estinzione, un processo naturale ma a ritmi fuori controllo

La Terra sta perdendo sempre più biodiversità, con effetti che avvengono in maniera non casuale tra le specie, minacciando la scomparsa di interi rami dell’ “albero della vita”. Minore biodiversità significa inoltre minore capacità di resilienza degli ecosistemi di fronte al cambiamento globale in corso, indotto dalle attività umane. La questione riguarda tutti noi, l’estinzione sta accelerando il passo, e sono necessari un consenso e un’azione urgenti per cercare di controllare le rischiose dinamiche in atto.

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Elefanti che piangono, topi che ridono. La forza dei sentimenti

Anni fa, credevamo – noi esseri umani – di non essere, noi stessi, animali e che questi fossero qui sulla Terra solamente per essere sfruttati. Una mucca era considerata un hamburger che cammina, disponibile non appena avessimo avuto fame. Le cose sono un po’ cambiate e ora riconosciamo il fatto che gli animali possano provare emozioni, dalle più semplici alle più complesse. Anche se la strada da fare è ancora lunga per riconoscere che noi umani facciamo parte di quello stesso mondo animale che non rispettiamo, In questo articolo vengono analizzati i modi di comunicare di alcuni animali, dai pesci ai mammiferi.

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