[Traduzione a cura di Alessandra Pani dall’articolo originale di Emily Birch pubblicato su The Conversation]
Anni fa, credevamo – noi esseri umani – di non essere, noi stessi, animali e che questi fossero qui sulla Terra solamente per essere sfruttati da noi. Una mucca era considerata un hamburger che cammina, la bistecca dell’arrosto della domenica che si manteneva fresca e gustosa, disponibile non appena avessimo avuto fame.
Per loro fortuna, da allora le cose sono cambiate in modo significativo, e ora accettiamo il fatto che gli animali (inclusa la nostra specie “superiore”) possano provare emozioni, dalle più semplici come felicità e tristezza, alle più complesse come empatia, gelosia e lutto.
La coscienza animale è definita come l’abilità di provare emozioni, percezioni ed avere esperienze in modo soggettivo. In altre parole, si tratta di emozioni e sentimenti e, in un certo senso, di rendersi conto che “tu sei tu”.
In effetti, le prove scientifiche della coscienza animale sono numerose – così chiare che tre scienziati hanno letto 2.500 articoli scientifici riguardanti la coscienza in animali non umani e hanno concluso con sicurezza che la coscienza esiste davvero.
Se di recente vi è capitato di guardare Blue Planet II, ad esempio, avrete visto le immagini che mostravano un cetaceo trascinare il suo cucciolo morto. Per la maggior parte degli umani, questa è chiaramente una forma che prende il lutto, considerando in particolare i cambiamenti di comportamento all’interno del branco.
La prova dell’esistenza della coscienza
Secondo quanto dimostrato da alcuni studi, le pecore sono capaci di riconoscere i visi dei membri del loro gregge anche dopo essere state separate per due anni. Gli elefanti, invece, formano forti legami con la loro famiglia, condividendo molti ricordi. Inoltre, piangono sia quando vengono feriti fisicamente, sia quando stanno male dal punto di vista emotivo.
Le scimmie cappuccino sanno rendersi conto di aver ricevuto un pagamento inadeguato (uva invece di cetrioli), mentre i macachi sono in grado di sviluppare una cultura individuale, specialmente quando si tratta del modo migliore per lavare una patata.
Agli scimpanzé piace mantenere un clima disteso all’interno del branco: se qualcuno si lamenta di non aver ricevuto una porzione di banane adeguata, la frutta viene ridistribuita. È stato inoltre dimostrato che anche i ratti provano empatia, abbandonando il loro snack preferito per salvare un amico che sta annegando. Per di più, ridacchiano quando viene fatto loro il solletico.
I pesci utilizzano degli strumenti e i polpi considerano se sia necessario o meno fare uno sforzo per ottenere del cibo, anche se dipende dal cibo in questione.
Inoltre, è stato provato più volte che gli animali possiedono personalità individuali e si dividono, come le persone, in ottimisti e pessimisti.
I motivi per i quali possiamo dire che gli animali hanno una coscienza non sono dovuti solamente all’osservazione del loro comportamento. Quando esaminiamo i cervelli delle diverse specie (e degli individui ad esse appartenenti), possiamo stabilire dei paralleli con quello che conosciamo sui cervelli umani e iniziare a fare delle supposizioni.
Le emozioni partono da una parte del nostro cervello chiamata “sistema limbico”. Negli esseri umani, questo sistema occupa una grossa fetta di cervello e, in effetti, siamo una specie altamente emotiva. Di conseguenza, quando ci troviamo di fronte a qualcuno che ha un sistema limbico più piccolo del nostro, supponiamo che provi meno emozioni. Ad essere onesti, quando un sistema limbico è più grande del nostro non pensiamo che provi più emozioni di noi. Questo è dovuto al fatto che non riusciamo ad immaginare qualcosa che non proviamo o di cui non sappiamo nulla.
L’atto di uccidere
Il sistema limbico di alcuni mammiferi marini è quattro volte più grande del nostro. Inoltre, alcuni di questi animali hanno delle cellule fusiformi, che un tempo si pensava fossero presenti solo negli esseri umani. Queste cellule ci permettono di prendere decisioni rapide in situazioni sociali complesse e, verosimilmente, si evolverebbero se non venissero utilizzate in questa maniera.
Uno dei motivi per cui non ci piace pensare troppo alla coscienza degli animali è perché ci piace ucciderli: alcuni per poi mangiarli, altri semplicemente perché non ci piacciono. Pensiamo a quei poveri ragni che in autunno, mentre cercano un riparo, trovano la morte per mano di un essere umano armato di pantofola. Inoltre, facciamo finta di non vedere la crudeltà sistematica che viene applicata su larga scala, cosicché possiamo risparmiare qualche soldo sulla carne al supermercato. È molto più facile fingere che questi animali non provino sentimenti o emozioni, in modo da goderci una cena economica senza sentirci in colpa.
A conti fatti, la coscienza animale è importante? Sì, lo è. Dobbiamo fare in modo di includerla dappertutto, per salvaguardare il benessere di tutti gli animali, non solo di quelli domestici.
Viviamo in un mondo in cui una donna che butta un gatto in un cestino viene messa alla berlina, ma al tempo stesso ci rechiamo al fast food più vicino e mangiamo la carne di un animale che ha vissuto una vita terribile, senza pensarci due volte. È giunta l’ora di pensare agli esseri senzienti che ci circondano.
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