libertà di stampa

Burundi: Iwacu, gli eroi dell’informazione che sfidano il potere

Questa è la testimonianza di un giornalista burundese in esilio, Antoine Kaburahe, fondatore e direttore del settimanale Iwacu, l’unico media indipendente di informazioni di carattere generale che non sia stato distrutto nel tentato golpe del maggio 2015. Il giornale ha continuato le pubblicazioni in condizioni estremamente difficili. Al momento Antoine è in esilio in Belgio, dopo essere stato più volte convocato dalla giustizia del Burundi. Dirige a distanza la testata e incoraggia i suoi colleghi a lavorare nonostante il contesto molto pericoloso. Moltissimi altri giornalisti burundesi sono stati costretti all’esilio, e dal luglio 2016 uno di loro risulta scomparso.

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Usa: agenda della resistenza e libertà di stampa a rischio

La settimana pre-natalizia è stata caratterizzata, a livello mainstream, dalle nuove nomine del Trump Team e dal voto degli Electoral College, che ne ha convalidato la vittoria nonostante diffusi richiami al “voto di coscienza“. Passata la paura con riferimento ai collegi, prende dunque forma l’Amministrazione “più ricca della storia Usa”. Sul fronte dell’attivismo, emerge intanto una dettagliata agenda per la “resistenza dei primi 100 giorni”.

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Giornalisti nel mirino, i Paesi con crimini rimasti impuniti

Il nuovo report Impunity Index, curato dal Commitee to Protect Journalist (CPJ), evidenzia come svolgere la professione del giornalista nel mondo sia sempre più difficile. Sono 13 i Paesi che presentano più di cinque casi di crimini di operatori dell’informazione rimasti impuniti. Messi insieme costituiscono l’80% degli omicidi irrisolti avvenuti in tutto il mondo negli ultimi dieci anni. Presente in classifica anche l’Africa con la Somalia, il Sud Sudan e la Nigeria. Questo per fermarsi agli omicidi. Ma a essere primi nella lista sono l’Iraq, con 71 casi di omicidio rimasti irrisolti, seguito dalle Filippine (41 casi).

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Media nel mirino, la lotta quotidiana dei giornalisti afghani

La libertà di stampa e di informazione faticosamente conquistata, soprattutto dalle donne è messa sempre più a repentaglio dagli attacchi dei Taliban. Quello afgano è un contesto nel quale competenza, indipendenza e una relativa libertà di stampa si sono affermate dopo la cacciata dei Taliban nel 2001, e la conclusione di lunghi anni di repressione ha risvegliato la fame di informazione della popolazione. Proprio la crescente influenza degli attori mediatici mette in pericolo i giornalisti, e spesso gli obiettivi sono i reporter indipendenti.

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‘Africanews is on air’, il primo canale pan-africano all news

Un miliardo e 100 milioni di abitanti, 54 Paesi, oltre 30 milioni di chilometri quadrati, e migliaia e migliaia di storie ed eventi da raccontare ogni giorno. L’immensità del continente africano e dei suoi protagonisti è ora sugli schermi 24 ore su 24, tutti i giorni. È stato lanciato Africanews, primo canale di informazione pan-africano multilingue dell’Africa sub-sahariana.
Una vera e propria rivoluzione dell’informazione nel continente, dove ogni giorno si copriranno gli avvenimenti africani, ma si porteranno in Africa anche gli eventi internazionali. Un progetto sul modello di Euronews. Quartier generale Congo-Brazzavile. 50 professionisti in sede e 45 corrispondenti.

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Libertà di stampa, dopo le primavere ritorno alla “normalità”

Ritorno alla “normalità”, è quanto viene affermato a proposito della classifica della Libertà di Stampa 2013 di Reporter senza frontiere, lasciata alle spalle l’incidenza delle Primavere arabe e dei vari movimenti di protesta. “Alcuni dei nuovi governi generati da questi movimenti di protesta” – si legge nel sito di RSF – “si sono rivoltati contro i giornalisti e gli attivisti online”. Particolare attenzione viene rivolta all’Egitto.

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