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I curdi vittime sacrificali dell’allargamento dell’Alleanza Atlantica

Il conflitto tra la Turchia e la regione del Kurdistan si protrae ormai da decenni e, nonostante le diverse condanne al Governo turco, la popolazione curda continua a essere oggetto di persecuzione e abuso di diritti umani, civili e politici. Malgrado ciò, la Turchia gode di una posizione privilegiata all’interno del sistema internazionale; ad aprile 2022 viene riconosciuta mediatrice tra Russia e Ucraina e il suo ruolo all’interno della NATO ha dato la possibilità al Paese di contrattare l’entrata di Svezia e Finlandia nell’organizzazione di difesa militare. Nel mirino ancora una volta il Kurdistan.

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Yazidi, a sette anni dal genocidio, tra fuga in Europa e giustizia

Questo popolo, minoranza religiosa irachena oggetto della brutale campagna condotta dal gruppo islamista Daesh nel 2014 (riconosciuta come genocida dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU nel 2016), vive ancora oggi enormi e drammatiche difficoltà. Voci Globali ha affrontato il tema con due professionisti che – condividendo la propria esperienza umana, professionale, di attivismo – hanno fatto luce sulla situazione attuale, dai campi profughi alle migrazioni, dalla (difficile) ricostruzione in Sinjar alla giustizia nei tribunali.

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Turchia accusata di usare armi chimiche sui curdi. E il mondo tace

Numerose testimonianze da parte di civili curdi hanno portato il PKK a rivolgersi alla comunità internazionale perché vengano avviate indagini ufficiali sull’utilizzo da parte della Turchia di armi non convenzionali. Una serie di rapporti hanno provato a dimostrare l’uso di armi chimiche come causa della morte delle vittime, ma spesso le autorità turche hanno impedito lo svolgimento delle indagini. L’UE e gli Stati Uniti sembrano reticenti a intervenire contro la Turchia, a differenza della Siria contro cui agirono duramente nel 2012 – a dimostrazione del diverso peso sullo scacchiere politico ed economico dei due Paesi.

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Il ruolo delle donne nei conflitti armati e nei processi di pace

L’anniversario della Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ricorda il valore della pace, prerequisito fondamentale per la salute, l’uguaglianza e la sicurezza umana. In questi ultimi vent’anni, dieci risoluzioni sono state dedicate dall’ONU al tema delle donne, connesso alla pace e alla sicurezza. L’imperativo categorico sembra proprio essere quello dell’inclusione. Il ventesimo anniversario della risoluzione si svolge in un mondo in cui due miliardi di persone vivono in Paesi dove sono in atto conflitti. Che ruolo hanno le donne oggi nei contesti di guerra e pace?

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Iraq, la vita senza patria degli Yazidi. Voci dal campo di Shari

Tra il 2014 e il 2017, in Iraq l’Isis massacrava migliaia di Yazidi. Senza parlare dell’orrore per centinaia e centinaia di donne, come Nadia Murad, rapite per diventare schiave del sesso. Ma dove sono oggi tutti i sopravvissuti? Come sono scampati al genocidio? Li abbiamo intervistati nei campi profughi e nei luoghi dove sono rifugiati. Ci hanno raccontato le loro storie e come cercano di dimenticare le tragedie vissute. Ma non è facile. La vita nei in questi luoghi è al limite delle condizioni umane e non c’è ancora speranza di tornare a casa. Ammesso che una casa ci sia ancora.

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Impegno armato e petrolio, la forza dei curdi indipendentisti

Determinanti nella guerra aI califfato nero, i curdi iracheni e siriani sono al centro della geopolitica del Medio Oriente e il ridisegno dei suoi confini, tra nuove e vecchie alleanze e inveterati interessi economici. Le aspirazioni di autonomia in Siria e il recente referendum in Iraq, sulla scia del sacrificio di tanti miliziani e miliziane, pongono alla comunità internazionale, Italia compresa, una questione di ordine etico. Intanto, negli ultimi anni il loro ruolo nello scacchiere mediorientale si è rinforzato.

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Storie, voci e volti per raccontare il Kurdistan che resiste

Alcuni documentari ci consentono di conoscere ciò che è successo in quella vasta regione tra Siria, Turchia, Iraq e Iran dall’inizio della guerra civile siriana a oggi, passando per le discriminazioni e i massacri operati dai miliziani dell’ISIS. Il reportage in video è uno strumento molto efficace per mostrare quanto accade nella regione perché ci consente di confrontarci faccia a faccia con un popolo a cui spesso non viene data voce e che, invece, è in prima linea contro la minaccia jihadista che allunga le sue radici fino in Europa.

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La Turchia colpisce l’ISIS ma il vero obiettivo restano i curdi

“La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”, affermava Clausewitz. In nessun altro luogo questa massima è altrettanto evidente che in Turchia nell’attuale fase di duplice offensiva contro l’ISIS da un lato e il Partito Curdo dei Lavoratori (PKK) dall’altro. Piuttosto che un’inversione a U politica, com’è stata in generale descritta sui giornali, quest’offensiva rappresenta una nuova fase tattica del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) per districarsi, nella sua strategia di radicamento nazionale ed egemonia regionale, da un impasse strutturale che vede al suo centro i progressi della rivoluzione curda in Turchia e Siria.

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