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Haiti, quel lontano miraggio della sicurezza e di una vita normale

La Terra delle alte montagne si sgretola. La perla dei Caraibi è devastata da un rincorrersi di crisi che pare inarrestabile, e per la popolazione, ostaggio a un tempo delle bande armate e di uno Stato fallito, ogni diritto fondamentale non sembra ormai più che un’idea. Fame, colera, disastri naturali. La democrazia in bilico, sempre più sangue che scorre per le strade, e centinaia di migliaia di sfollati. Appena a un passo dalla catastrofe. Ne abbiamo parlato con la direttrice esecutiva di Fondasyon Je Klere, Marie Yolène Gilles. E con il direttore del Centre d’analyse et de recherche en droits de l’homme, Gèdèon Jean.

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Haiti senz’acqua, poco cibo e nella trappola delle bande armate

Dilaniata da disastri naturali e da un’endemica fragilità politico-economica, la popolazione haitiana è allo stremo. Dopo due terremoti, uragani, colpi di Stato mortali e il controllo del territorio da parte di gang criminali e violente, l’isola caraibica sembra non avere vie di uscita per affrancarsi da un continuo stato di bisogno. I migranti che fuggono dal Paese sono sempre di più, alla ricerca di una sopravvivenza impossibile nella loro patria. Sulle ceneri di una colonizzazione pagata cara e di ingerenze straniere, Haiti fatica a trovare una strada per l’emancipazione e lo sviluppo.

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Frontiere USA, quella trappola mortale per migliaia di migranti

L’amministrazione Biden sta facendo i conti con le critiche per la gestione dei migranti al confine meridionale degli States, la più difficile da 21 anni. Mentre sulla Casa Bianca già pesavano le immagini dei migranti presi al laccio dagli agenti di frontiera sulla riva del Rio Grande, si decideva per l’espulsione sommaria ad Haiti di migliaia dei migranti rimasti accampati per giorni, in condizioni al limite della disumanità, sotto al ponte che collega il Messico al Texas. A coprire la faccenda, la trumpiana politica del Titolo 42, che ha già colpito oltre 1 milione di richiedenti asilo negli USA dall’inizio della pandemia.

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Haiti, l’assassinio di Moïse e gli effetti sulla campagna vaccinale

Il recente omicidio avvenuto nell’isola caraibica è un amaro promemoria di come simili azioni possano portare con sé gravi conseguenze. Data la precarietà politica e sociale di Haiti, la cui storia è contrassegnata da crisi continue e conseguente instabilità, si temono nuovi rischi. A risentirne di più potrebbe essere la campagna vaccinale contro il Covid-19, di per sé già carente. Alla luce di ciò, l’articolo ripercorre le tappe più importanti del Governo di Moïse mettendo in risalto come tutti i problemi dell’isola sembrino essere legati da un filo comune e come ora siano aggravati da questo violento episodio.

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Haiti, nuova ondata di violenza tra bande criminali. Stato assente

La ripresa degli scontri tra gang criminali nella capitale dell’isola caraibica, sta determinando una nuova emergenza umanitaria. Il Parlamento tedesco approva la legge sulla due diligence lungo le catene di approvvigionamento diretto delle grandi aziende. Visita in segreto del capo di Stato Maggiore algerino a Parigi. Al centro della missione la difficile situazione in Sahel. Animal Equality presenta mezzo milione di firme alle Nazioni Unite per chiedere la chiusura globale dei wet market. HRW denuncia tre nuovi omicidi, in Guatemala, di persone appartenenti alla comunità LGBTQ.

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America Centrale, UNHCR: si aggrava crisi degli sfollati interni

In Honduras, El Salvador e Guatemala i gruppi criminali stanno approfittando del lockdown per rafforzare il loro controllo sulle comunità degli sfollati interni. La Danimarca punta sull’“eolico offshore” per ridurre le emissioni inquinanti del 70% entro il 2030. La Francia intanto abolisce, dopo 75 anni, il franco CFA in 8 Paesi dell’Africa Occidentale. Il presidente della Federcalcio haitiana, Yves Jean-Bart – noto come “Dadou” – è accusato di violenza sessuale ai danni di alcune giovani atlete. Cresce la tensione diplomatica USA-Russia in ragione del processo per spionaggio a carico dell’ex marine statunitense Paul Whelan.

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Quando gli orfanotrofi sono un’industria a danno dei bambini

Molti bambini non avrebbero altri luoghi per vivere e crescere, ma di questi luoghi si fa anche abuso. Ne fanno abuso i Governi locali che delegano a privati, ONG e Charity di supplire a carenze di strutture sociali; ne fanno abuso i genitori che spesso esistono ma non hanno mezzi di sussistenza adeguati a prendersi cura dei propri figli; ne fanno persino abuso i volontari che non sanno – o fingono di non sapere – quanto può essere dannoso spendere un tempo brevissimo con questi bambini e poi tornarsene a casa. Alcuni Paesi stanno cercando di mettere un freno al “traffico di orfani”.

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Haiti contro Moïse, presidente spalleggiato dagli USA

Da mesi il popolo haitiano è in rivolta, con gli abitanti che si sono riversati nelle strade in massa per chiedere le dimissioni del presidente eletto nel febbraio 2017. A scatenare le proteste è stata la comunicazione del Governo di voler ridurre i sussidi sul carburante, ma in realtà l’insurrezione ha radici molto più profonde. Infatti, nonostante i colpi di Stato orchestrati dagli Stati Uniti contro l’ex capo di Stato Aristide, le successive elezioni caratterizzate da brogli e inganni e, infine, la povertà diffusa tra la maggioranza delle famiglie, il movimento popolare è sopravvissuto e ora chiede giustizia e cambiamenti.

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Bambini di Haiti, “figli di un Dio minore” tra violenze e schiavitù

La schiavitù minorile dilaga, esponendo i bambini all’alto rischio di diventare vittime della tratta a scopo di sfruttamento lavorativo e sessuale. La persistente fragilità dell’apparato istituzionale haitiano e le emergenze umanitarie originate dalle catastrofi naturali susseguitesi a partire dal 2010 hanno reso assai complessa, a livello sia nazionale che internazionale, l’elaborazione e l’attuazione di valide politiche a tutela dell’infanzia. Questo Paese costituisce tuttora un posto davvero poco sicuro dove crescere, soprattutto a causa di leggi inadeguate rispetto ai diritti fondamentali dei bambini.

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