[Agenda 14-27 maggio 2020]. Tenere una finestra aperta sul mondo. In questa prospettiva, la nostra rubrica quindicinale racconta, attraverso cinque notizie, quanto accade nel panorama internazionale, in linea con le tematiche di Voci Globali.]
Giustizia sociale – America Centrale, il coronavirus non ferma le gang criminali
“La violenza cronica, lo stato di perenne insicurezza e le attuali restrizioni legate alla pandemia da Covid-19 stanno mettendo a rischio la vita di decine di migliaia di individui nel nord dell’America Centrale”. Andrej Mahecic – portavoce dell’UNHCR – il 15 maggio, ha spiegato in conferenza stampa come in Honduras, El Salvador e Guatemala i gruppi criminali stiano approfittando del lockdown per rafforzare il loro controllo sulle comunità degli sfollati interni. “Estorsioni, abusi sessuali e di genere, sparizioni forzate, omicidi e minacce di morte vengono messi in atto contro chiunque non si pieghi ai loro interessi”. Le limitazioni alla libertà di movimento, peraltro, rendono assai difficile garantire aiuto e protezione ai più vulnerabili. Dalla fine dello scorso anno, a causa delle violenze delle gang nella regione, 720.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Alcuni sono fuggiti ai confini. Ma più della metà è ora sfollata all’interno del proprio Paese di origine. “La pandemia – conclude Mahecic – potrebbe inficiare i progressi finora compiuti“ oltre che “minare la capacità delle autorità statali di attuare leggi e politiche per tutelare i loro diritti”.
Ambiente – Danimarca, “isole energetiche” per tagliare le emissioni di gas
Copenaghen punta sull'”eolico offshore” per ridurre le emissioni inquinanti del 70% entro il 2030. Il ministro del Clima, Dan Jørgensen , il 20 maggio, ha annunciato un progetto su 6 pilastri volto alla costruzione di due grandi hub marini alimentati dal vento. In base al piano, che dovrà essere approvato dal Parlamento, la prima struttura sorgerà su un’isola artificiale nel Mare del Nord con una capacità di 2GW, incrementabili fino a 10GW. La seconda, sempre da 2GW, è prevista sull’isola danese di Bornholm nel Mar Baltico e potrebbe fornire energia green alla Polonia. L’ambizioso programma non mira semplicemente a produrre elettricità dal vento. Ma a immagazzinarla e convertirla in idrogeno verde, in combustibili per l’industria pesante, i trasporti e il riscaldamento degli edifici. “La Danimarca deve essere un pioniere verde – afferma Jørgensen – motivo per cui teniamo fede ai nostri propositi, anche se siamo nel bel mezzo di una crisi sanitaria senza precedenti“. “Il problema del cambiamento climatico resta importante” e “ci dimostra che siamo nelle mani della natura, al gradino più basso della scala“.
Africa – Francia abolisce il franco CFA in 8 Paesi africani
Il Consiglio dei Ministri francese, il 20 maggio, ha approvato ufficialmente – dopo 75 anni – la fine del Franco CFA quale valuta nazionale in otto Paesi dell’Africa occidentale. Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo adotteranno l’Eco, ovvero la moneta dell’intero blocco ECOWAS. Il Franco CFA era stato creato il 26 dicembre 1945, dopo la ratifica di Parigi degli accordi di Bretton Woods. Utilizzata dagli Stati della CEMAC (Unione Economica e Monetaria dell’Africa Centrale) e dell’UEMOA (Unione Economica e Monetaria degli Stati dell’Africa Occidentale), la moneta, ancorata all’euro, è convertibile solo grazie alla garanzia del Tesoro francese. Infatti, la Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale è tenuta a depositare metà delle sue riserve valutarie presso la Banque de France. Un obbligo considerato, da più parti, come un umiliante “retaggio dell’epoca coloniale”, una sorta di “vestigia della Franciafrica”. Oltre ad avere evidenti ripercussioni sulle economie della zona e sul potere d’acquisto dei suoi abitanti. “Questa fine simbolica rappresenta l’inizio di un rinnovamento nel rapporto tra Francia e Africa” dice Sibeth Ndiaye, portavoce del Governo francese.
Diritti umani – Haiti, accuse di violenza sessuale per il presidente della Federcalcio
L’RNDDH (Réseau National de Défense des Droits Humains), il 21 maggio, ha formalmente invitato le competenti autorità haitiane ad avviare un’inchiesta giudiziaria in merito alle accuse di violenza sessuale mosse da alcune calciatrici del Centre Technique National di Croix-des-Bouquets contro il presidente della Federcalcio Yves Jean-Bart – noto come “Dadou“. Lo scandalo era stato rivelato, alla fine di aprile, dal Guardian. La testata giornalistica britannica riportava le testimonianze di diverse fonti, tra cui quella di una presunta vittima. Secondo la giovane atleta: “un’impiegata del Centro esercita forti pressioni sulle ragazze affinché facciano sesso con Dadou“. “Ci viene detto che verremo buttate fuori dalla squadra. E il solo modo per risolvere il problema è parlare da sole con lui”. A quel punto, “l’unica scelta è subire l’abuso sessuale“. Il diretto interessato afferma invece: “si tratta di una manovra volta a destabilizzare la mia posizione e l’intera federazione”. Dal canto suo, la FIFA ha dichiarato di aver contattato il Concacaf (suo organo di governo in Nord e Centro America), per assicurare massima collaborazione nelle indagini.
Politica Internazionale – Processo per spionaggio a ex marine. Sale la tensione USA-Russia
I pubblici ministeri russi, il 25 maggio, hanno formulato una richiesta di condanna a 18 anni di carcere per l’ex marine statunitense Paul Whelan, incriminato per spionaggio. Il 50enne, era stato arrestato a Mosca nel dicembre 2018 – dopo aver partecipato a un matrimonio – con l’accusa di essere in possesso di informazioni coperte dal segreto di Stato contenute in un drive USB. Non si conosco i dettagli dei capi di imputazione dato il massimo riserbo delle autorità russe. Il processo, iniziato a marzo, ha determinato un’immediata tensione tra USA e Russia, aggravata dalla decisione della magistratura moscovita di svolgere le udienze a porte chiuse. A nulla sono servite le proteste della diplomazia d’oltreoceano, che ha sempre sostenuto l’innocenza di Whelan oltre che la mancanza di prove. E ha definito la sua detenzione “intollerabile” in ragione del diniego alle cure mediche e ai contatti con la famiglia. Vladimir Zherebenkov, legale dell’imputato, ritiene che sia possibile l’assoluzione ove “il processo non venga politicizzato, lasciando decidere i giudici in modo equo e imparziale“. La sentenza è attesa per il prossimo 15 giugno.