19 Aprile 2024

Europa

Tirana, con uno sguardo all’Europa e uno alla propria identità

Racconto fotografico dalla capitale dell’Albania, una città che si ispira all’Europa mantenendo una propria personalità. In un continuo evolversi tra arte urbana, attrazioni turistiche e cultura, il Paese è candidato ad entrare nella comunità Europea e tra i giovani cresciuti e formati all’estero c’è chi torna, sperando di poter migliorare il volto della città. E il boom turistico della costa sud degli ultimi anni ha fatto sì che diventasse una nuova meta di interesse culturale, attirando turisti e curiosi da ogni parte del mondo. Anche l’arte urbana ha fatto la sua parte nella trasformazione della metropoli con diversi progetti di street art.

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Quale destino per l’Europa con l’estinzione delle élite al potere

L’Europa è in crisi, ormai non è più un segreto. I partiti politici tradizionali perdono terreno o sono già praticamente scomparsi. Le istituzioni sono stanche, oppresse e incapaci di far fronte ai numerosi problemi e sfide che il mondo attuale pone quotidianamente. Dall’euro alle politiche sui migranti, il sistema è pervaso da un’ambiguità e un disallineamento che rischia solo di peggiorare una situazione già al tracollo. Meno retorica, più flessibilità e concretezza nel risolvere problemi e, soprattutto, una maggiore partecipazione dei cittadini sembrano essere l’unica via d’uscita.

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Kazakistan, è lì che si sta formando il nuovo ordine eurasiatico

Da un punto di vista politico e commerciale, nei prossimi anni gli occhi restano puntati sull’Eurasia, dove stanno avvenendo enormi cambiamenti. Il Kazakistan, in particolare, si trova in una posizione strategica al centro degli interessi delle due superpotenze vicine: Cina e Russia. Entrambe puntano molto sulla regione, i cinesi con la creazione di nuovi corridoi commerciali, i russi con la loro area di influenza. Tuttavia, per quanto promettenti possano sembrare le prospettive, i benefici per i kazaki tardano ad arrivare e il rischio è che il Paese rimanga succube del braccio di ferro tra Pechino e Mosca.

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Balcani, il ritorno dei nazionalismi all’ombra della crisi europea

L’instabilità dell’Unione Europea sta arrecando conseguenze negative non solo per i suoi Stati membri, ma anche per quelli vicini e, almeno fino a poco tempo fa, speranzosi di entrare a farne parte. In particolare la regione dei Balcani, già reduce dalle guerre devastanti degli anni Novanta, rischia di pagare un prezzo molto alto per le politiche ultimamente attuate dai leader europei. La mancata annessione all’UE potrebbe infatti significare la riapertura di ferite mai davvero ricucite tra i popoli della regione, contraddistinta da una geopolitica vulnerabile e rischiosa.

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3 ottobre, ricordare in nome dell’umanità

In occasione della Giornata nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, Voci Globali esorta al ricordo delle vittime che negli ultimi anni hanno provato a raggiungere la Fortezza Europa. Donne, uomini e bambini della maggior parte dei quali non si conosce né nome, né età, né provenienza. Invitiamo i nostri lettori ad una riflessione silenziosa e a domandarci quali sono i motivi che spingono a considerare una vita più importante di un’altra. Dal 1993 il network europeo UNITED for Intercultural Action sta tenendo l’elenco di questo olocausto contemporaneo.

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Lavoro minorile, vietato sì ma con regole diverse nei vari Paesi

Lo sfruttamento di minori, in particolare nella produzione agroalimentare, non costituisce una realtà limitata al terzo mondo, bensì un fenomeno sviluppato anche in Europa e Stati Uniti d’America, laddove la tutela del più debole dovrebbe costituire un fondamentale pilastro dell’ordinamento democratico. A denunciare questo “caporalato invisibile” è un recente report della FAO che denuncia lo sfruttamento di circa 108 milioni di bambini. Vale la pena segnalare tuttavia che sulla questione nemmeno l’ONU stabilisce regole chiare ed esaustive per scongiurare tali abusi.

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Perché sono dalla parte dei migranti africani

Abbiamo sempre una possibilità, tutti. Solo che le possibilità non sono le stesse per tutti. Non sono generate dalla stessa valvola di ottimismo o dalla stessa speranza di successo o dalle medesime condizioni di partenza. Alcune sono possibilità indotte, provocate da spinte esterne di cui noi siamo solo un organismo debole che le subisce e le consuma. Ma è sulla base delle possibilità, della possibilità di scelta, che si misura la giustizia, che si misurano i diritti umani, che si misura la veridicità o meno di quei Trattati internazionali e di quelle parole che tanto hanno gioco nelle dichiarazioni di chi in questi ultimi anni e nei secoli scorsi ha giustificato i crimini più orrendi.

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“Aiutiamoli a casa loro”, l’urlo arrogante degli illusi

Sono successe molte cose, nel corso delle ultime settimane in Italia, storie che concentrano la Storia di tre generazioni di africani. L’Africa e l’Europa degli ultimi decenni vivono una relazione basata su rapporti umani completamente distorti, e una fase regressiva che sembrerebbe senza ritorno, è una storia di disillusioni rispetto a un mondo occidentale fondato sullo sfruttamento, sull’ingiustizia, sul doppio binario dei diritti. Per ripristinarla questa giustizia, per sentirla dentro come valore morale assoluto, abbiamo bisogno di agganci, di supporti forti e sicuri. Uno di questi è la conoscenza.

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Respingimenti migranti, quando l’Europa viola i diritti umani

Nei Paesi europei si sta diffondendo la pratica dei respingimenti alle frontiere dei richiedenti asilo. Questa politica, in chiara violazione dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali, è giustificata come una difesa della sicurezza interna. In realtà, nasconde ipocrisia e drammatici maltrattamenti e abusi, anche su minori. I migranti non possono, infatti, essere espulsi senza l’accertamento delle loro condizioni. L’Europa sta dando esempio di poca civiltà e di molta violenza.

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Migranti, “l’Europa sta finanziando la schiavitù in Libia”

Il regista Michelangelo Severgnini, intervistato da Voci Globali, getta luce sulle condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti intrappolati in Libia. Con il documentario “Schiavi di riserva” denuncia il “sistema” schiavitù, sostenuto anche grazie agli ingenti finanziamenti stanziati dall’Italia e dall’Unione Europea per arginare il fenomeno migratorio. Il prezzo da pagare per il blocco degli sbarchi non è soltanto la prassi di tortura, violenze e stupri già denunciata più volte da ONG e giornalisti, ma anche la connivenza rispetto a un fenomeno, come la schiavitù, abolita da decenni. Il regista pone, dunque, una domanda: accettando che tutto ciò accada in Libia, non gettiamo le basi per una nuova schiavitù anche in Europa?

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