crisi umanitaria

Afghanistan, il patriarcato e la rivoluzione solitaria delle donne

È apartheid di genere nella terra dei pasthun. I talebani sono tornati a fare i talebani, e le donne non hanno più volto e né diritti nel crocevia d’Asia riconsegnato al fondamentalismo. Contro le politiche misogine del regime si è scagliata l’indignazione della comunità internazionale. Si moltiplicano le manifestazioni di solidarietà alle afghane. Loro, intanto, resistono. Da sole. Su Voci Globali, le testimonianze delle attiviste di Humanitarian Assistance for Women and Children of Afghanistan, Associazione di Solidarietà Donne per le Donne e Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afghane.

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Uganda: rifugiati, cominciano a scarseggiare cibo e aiuti umanitari

Il Paese dell’Africa orientale è la regione con più rifugiati di tutto il Continente, arrivando a contare quasi 1,5 milioni di persone che arrivano da altre zone dilaniate dalla guerra. Ma sebbene la risposta riguardo l’accoglienza dei migranti sia sempre stata apprezzata a livello internazionale, ora gli sforzi compiuti sono minacciati dai tagli ai finanziamenti. A ciò si aggiungono le carestie, con ripercussioni in molti ambiti, tra cui quello dell’istruzione. In questo modo nel corso degli anni molti profughi hanno deciso di tornare nel loro Paese, mettendo a repentaglio la sicurezza personale e delle loro famiglie.

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Crollato il tabù nucleare, minaccia che incombe sulla storia umana

Torna a soffiare pesante il vento nucleare. Sul tavolo del grande gioco della geopolitica, la bomba atomica è ancora la carta che decide le crisi internazionali. Nel gran discutersi di bluff e dottrine strategiche, è rumorosissimo il silenzio sulla questione umanitaria. Intanto, l’Orologio dell’Apocalisse segna 100 secondi alla mezzanotte. Ne abbiamo parlato con la direttrice del Centro interdisciplinare Scienze per la Pace, Enza Pellecchia; con il presidente dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli; con il presidente di Senzatomica, Daniele Santi; e con il giornalista di affari internazionali, Ugo Tramballi.

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Rohingya, a 4 anni dalla “fuga” dal Myanmar nessuna giustizia

Proteste nei campi profughi in Bangladesh per “celebrare” il quarto anniversario della repressione birmana contro la minoranza musulmana. Costa Rica e Panama firmano accordo di cooperazione contro il crimine organizzato. Secondo i dati dell’ILO oltre 4 miliardi di persone nel mondo sono prive di “protezione sociale”. L’ONU lancia l’allarme per il Tigray: “catastrofe imminente”. E chiede al Governo etiope di non ostacolare gli aiuti umanitari. Al Parco Nazionale Arcipelago Toscano va la certificazione della IUCN: l’area protetta è tra le eccellenze green mondiali.

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Bosnia, la politica continua a negare il genocidio di Srebrenica

Il Parlamento bosniaco ha nuovamente bocciato la legge volta a criminalizzare il negazionismo sul genocidio del 1995. Dall’altra parte del globo, nel corso del Sundance Festival è stato presentato il documentario “Welcome to Chechnya” dedicato alle purghe contro gli omosessuali avviate dal presidente Kadyrov nel 2017. Intanto, la Gran Bretagna si trova a dover affrontare lo “scandalo” dei sussidi sociali negati o revocati a disabili e malati. Mentre il mondo celebra la Giornata Internazionale delle Zone umide ricordando l’importanza di queste aree per la salute umana e ambientale, in Sudan continuano i negoziati per l’accordo conclusivo di pace che dovrebbe essere siglato entro febbraio.

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Yemen, accordi in corso ma nessuno si aspetta ancora la pace

Lo scorso dicembre è stato raggiunto un accordo, seguito poi da una Risoluzione dell’ONU, sulla situazione nel Paese, da anni lacerato da un sanguinoso conflitto. L’accordo, seppur debole, rappresenta un barlume di speranza per i milioni di yemeniti che stanno affrontando le devastanti conseguenze, a breve e lungo termine, di una guerra apparentemente senza fine. In particolare, la malnutrizione e la quasi totale mancanza di istruzione stanno creando una nuova generazione di traumatizzati e analfabeti, persone quindi che difficilmente saranno in grado di ricostruire il Paese, almeno in tempi brevi.

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Sud Sudan, scaduti termini accordo di pace. Speranza in bilico

Costruire la strada verso la stabilità non è affatto semplice per il più giovane Stato africano, un territorio distrutto da una guerra etnica violenta e lunga. L’intesa raggiunta con l’ultimo accordo tra le parti prevede il ripristino di un equilibrio istituzionale, territoriale ed economico su base etnica e la fine di ogni violenza. Scontri e aggressioni, però, non si placano e il Paese resta impantanato in una grave emergenza umanitaria. Circa 400.000 sono le persone rimaste uccise l 2013, anno di inizio del conflitto. Più di 4 milioni gli sfollati. Sette milioni di persone necessitano di aiuti umanitari urgenti e l’80% vive al di sotto della soglia di povertà assoluta.

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Venezuela, la crisi travolge la sanità, a pagare sono le donne

La crisi economica che affligge il Paese sudamericano non è solo una tragedia democratica, ma soprattutto una catastrofe umanitaria. La sanità pubblica venezuelana, che nei decenni scorsi era diventata un simbolo di speranza in tutta la regione, non è sopravvissuta alla regressione dell’industria petrolifera su cui faceva completo affidamento. Il sistema sanitario e di assistenza sociale è crollato, mancano attrezzature mediche di base e il numero di medici è in continua diminuzione, con conseguenze disastrose soprattutto per le donne, per i loro diritti e per la loro dignità.

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Idomeni, la migrazione delle “anime nere”

Sembrano immagini che vengono dal passato. Immagini di sofferenze superate, sanate. Ma è la realtà con cui dobbiamo fare i conti. La gente preme ai posti di blocco, sui fili spinati, contro i muri e le barricate, costretti a subire le angherie di poliziotti che eseguono ordini e di governanti che quegli ordini li danno. Costretti alla “ritirata” dai gas lacrimogeni. Come si fa con i delinquenti. Ma sono famiglie. Sono bambini. E si dimentica che le migliaia di persone che premono alle frontiere non sono immigrati economici – magari una minima parte – ma scappano dalle guerre e le destabilizzazioni provocate anche dagli interventi e dalle politiche europee.

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