Benjamin Netanyahu

Israele-Hamas, la differenza tra pausa umanitaria e cessate il fuoco

La comunità internazionale sta invocando a gran voce un’interruzione delle ostilità tra Hamas e Israele, che potrebbe assumere due forme diverse a seconda delle finalità e dei risultati auspicati. Anche se una pausa umanitaria potrebbe sembrare un obiettivo più facilmente raggiungibile per dare sollievo alla popolazione, viene in realtà ritenuta dagli esperti una soluzione più rischiosa perché meno chiara in termini di applicazione. Il cessate il fuoco, invece, appare come l’unica possibilità di una reale tregua ma sulla quale le parti in causa continuano a sfidarsi, sprezzanti della vita dei civili.

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Israele è sull’orlo dell’autoritarismo, tra devastazioni e impunità

Le ultime settimane nello Stato Ebraico sono state le più convulse e tese della sua storia recente. Centinaia di migliaia di manifestanti hanno paralizzato il Paese portando allo stop della riforma promossa dall’esecutivo di Netanyahu. Al contempo, nei Territori Palestinesi continua l’espansione delle colonie illegali. Protetti dal Governo, i coloni stanno portando avanti una campagna di terrore e violenze a danno della popolazione palestinese. Spinti da una politica xenofoba ed estremista e sostenuti dall’esercito, danneggiano proprietà e risorse senza il rischio di incorrere in sanzioni.

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Israele, il nuovo Governo di Netanyahu minaccia la democrazia

Dopo aver ricevuto la fiducia della Knesset, il 29 dicembre scorso ha prestato giuramento il nuovo Governo israeliano guidato dalla coalizione dei partiti più di estrema destra e di orientamento religioso ultra-ortodosso della storia del Paese. Le dichiarazioni dei neo ministri sono molto chiare e non lasciano spazio a dubbi sulla volontà del Governo di percorrere la strada della discriminazione, dell’apartheid e dello spregio delle Leggi Fondamentali e dei diritti umani pur di consolidare il proprio potere e affermare la supremazia ebraica in ogni ambito della vita politica e sociale.

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Moschea al-Aqsa, testimonianza dalla Gerusalemme divisa in due

L’autore di questo articolo, ricercatore presso la Lancaster University, si è recato a Gerusalemme per osservare i rapporti tra israeliani e palestinesi in città. Si è trovato a essere testimone diretto dei recenti episodi che sono poi rimbalzati sui media e sui social di tutto il mondo. Nel suo resoconto, sono evidenti da un lato le pressioni e provocazioni delle autorità israeliane durante il mese del Ramadan, dall’altro le proteste pacifiche e creative dei giovani attivisti palestinesi durate fino al cessate il fuoco tra Israele e Hamas, dichiarato il 21 maggio e compromesso poche ore dopo.

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Israele, la “patria degli ebrei” che scatena nuove tensioni

La tensione in Medio Oriente, nei territori della Palestina, è sempre accesa. La striscia di Gaza continua ad essere teatro di violenza e morte tra i Palestinesi, che rivendicano il diritto di tornare nelle proprie terre con la Marcia del Ritorno, e gli Israeliani che affermano di difendersi contro atti di terrorismo rivolti verso il loro territorio. Intanto la politica degli insediamenti israeliani, illegali secondo l’ONU, trova nuovo slancio. A rendere più difficile la pace anche la legge approvata dalla Knesset che riconosce Israele Stato-nazione degli ebrei. Un cerchio di morte e di guerra, quindi, che non riesce a rompersi.

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Israele, la Terra Promessa che respinge i rifugiati africani

Non cede il premier israeliano Netanyahu riguardo al provvedimento di espulsione degli immigrati irregolari eritrei e sudanesi. Secondo un recente report sono quasi 40 mila i richiedenti asilo provenienti dall’Africa. Netanyahu nega però lo status di rifugiato a coloro che definisce “infiltrati”, ovvero migranti che lasciano il proprio Paese per cercare opportunità di lavoro. Si moltiplicano non soltanto le opinioni ma anche le azioni di chi vuole porre fine alle posizioni radicali del Governo israeliano. Una sintesi della mobilitazione delle organizzazioni mondiali, dei giornalisti e dei leader della comunità ebraica.

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