21 Novembre 2024

archeologia

Sudafrica, ritorna a vivere la musica di un’antica pittura rupestre

Un team di archeologi sudafricani è riuscito a ricreare con metodi di ricerca archeoacustica la musica raffigurata in una pittura rupestre sulle montagne del Cederberg, nord-ovest del Paese, dove sono dipinte persone che tengono in mano dei frustini, finora interpretati come scacciamosche. La ricerca rivela invece il loro probabile utilizzo come strumenti musicali aerofoni, suonati in gruppo durante l’esecuzione di danze rituali di trance al fine di ricreare suoni di origine naturale, percepiti ad esempio come ronzio di api nella fase allucinatoria, ma anche per l’invocazione della pioggia.

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La logica gestione delle epidemie nelle antiche società africane

Le epidemie sono eventi ricorrenti nella storia dell’umanità. Gli studi svolti dagli archeologi dimostrano come antiche popolazioni africane fossero state colpite da ondate di contagio; i reperti rinvenuti ci svelano come le popolazioni già attuassero distanziamento sociale e isolamento come misure imprescindibili per il contenimento del contagio. Il loro obiettivo, che potremmo fare nostro a circa un millennio di distanza, era gestire le epidemie nel modo più efficace per proteggere i membri più fragili della comunità e allo stesso tempo salvare l’economia dal collasso.

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Lalibela, nel sito UNESCO chiuso ai turisti si immagina il domani

La pandemia da Covid-19 sta impattando in modo assai negativo il turismo a livello globale. Per l’Africa – la cui economia in certi luoghi si basa fortemente su questo settore – il problema comincia ad assumere proporzioni preoccupanti. A Lalibela, città monastica e sito culturale UNESCO, rinomata per le 11 chiese monolitiche scavate nella roccia, le comunità locali stanno vivendo profonde difficoltà anche per la mancanza di aiuti statali. Voci Globali ha incontrato Alex Abibil, nativo della zona e guida turistica specializzata, che ci racconta la complessa situazione degli ultimi mesi dal punto di vista professionale e personale.

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Benin, il villaggio sotterraneo che rimette in moto la Storia

L’archeologia in Africa ha privilegiato il periodo preistorico, anzi si è concentrata a lungo solo su quegli aspetti che riguardano l’evoluzione degli esseri umani. Questo ha reso difficile doversi ricredere su quel pregiudizio che vuole che il continente non abbia sviluppato opere, manufatti e culture senza bisogno di attendere gli arabi o gli europei. Ora qualcosa si muove. E a Bohicon è venuto alla luce una città sotterranea e materiale ferroso che rimettono in gioco le attuali conoscenze archeologiche e storiche.

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Codici della memoria, la forza della tradizione orale

Recenti studi hanno appreso come le società aborigene codificassero la loro conoscenza tramite canzoni, danze, storie e luoghi: questo ha portato a formulare una teoria che potrebbe rivoluzionare l’archeologia odierna. Luoghi famosi come Stonehenge, le Linee di Nazca e i Moai dell’Isola di Pasqua potrebbero essere stati spazi per la coltivazione della memoria, in ambiti di cultura orale nei quali la conoscenza è potere. Le loro caratteristiche sarebbero dunque collegate con la memoria culturale delle società basate sulla tradizione orale.

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Torna alla luce la storia sommersa della tratta degli schiavi

La storia della tratta, quella sommersa sul fondo dell’Oceano Atlantico, ha ancora molto da raccontare. Da qualche tempo è esploso l’interesse al ritrovamento e al recupero delle navi negriere affondate al largo delle coste africane con il loro carico di merci – comprese quelle umane – mentre erano dirette nelle Americhe. Tre secoli è durato quello che può essere definito un genocidio sistematico. La prima di una serie di scoperte che possono riaprire lo studio e la riflessione sulla schiavitù è stata la São José-Paquete de Africa, e un altro grande progetto è partito in Senegal grazie ad un archeologo del posto.

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