27 Luglio 2024

Amazzonia

Ecuador, attivisti contro Governo: no allo sfruttamento petrolifero

Nonostante la vittoria alle urne riportata lo scorso 20 agosto, in cui la maggioranza ha votato “sì” alla tutela della foresta amazzonica dalle trivellazioni di combustibili fossili, sembra che il Governo stia rinnegando questo risultato. Il presidente ecuadoriano ha infatti affermato di non voler arrestare la produzione del giacimento petrolifero del Blocco 43. Dall’altro lato, gli attivisti climatici hanno annunciato la volontà di vigiliare sul rispetto del mandato popolare. I timori per l’economia, da sempre dipendente dalle estrazioni, si scontrano apertamente con il rispetto del risultato referendario.

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Yanomami, quel genocidio organizzato per l’oro dell’Amazzonia

Il mercato illegale del minerale prezioso ha un impatto devastante sulla foresta pluviale più grande e biodiversa del pianeta e le popolazioni (umane e non) che la abitano. In Brasile, l’invasione della terra indigena yanomami da parte di 20 mila garimpeiros, spesso al soldo dei narcos, ha provocato un’enorme crisi ambientale, sanitaria e sociale. Sull’ex presidente Bolsonaro ora pesa l’accusa di sterminio. I leader indigeni e gli attivisti denunciavano da anni la catastrofe, inascoltati. Ne abbiamo parlato con Alice Farano di Survival International e Padre Corrado Dalmonego, antropologo e missionario della Consolata a Boa Vista.

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Deforestazione, non saranno sufficienti i nuovi regolamenti UE

Quotidianamente tutti noi acquistiamo prodotti alimentari legati al fenomeno della deforestazione. A questo proposito, lo scorso dicembre l’Europa ha approvato un nuovo regolamento che cerca di arginare il problema attraverso il divieto imposto alle aziende di vendere prodotti realizzati su terreni disboscati. Tuttavia, questa normativa potrebbe mettere in difficoltà gli elementi più deboli delle filiere, come i piccoli agricoltori. L’articolo analizza come l’UE potrebbe avvicinarsi all’obiettivo di ridurre la deforestazione e ottenere risultati sostenibili senza incorrere in conseguenze indesiderate.

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Bambini e conflitti armati, inaugurata a Sarajevo la mostra “LISTEN”

Tra le notizie di questo mese: Bangladesh, riflettori puntati sulla sicurezza dei luoghi di lavoro dopo l’esplosione nel porto di Chittagon. Il principale gruppo pro-democrazia sudanese incontra per la prima volta i vertici della giunta golpista. Cambio di rotta degli Stati Uniti sull’omicidio Khashoggi per riallacciare i rapporti con Arabia Saudita. Il Sudafrica chiede alla comunità internazionale di porre fine all’apartheid israeliana contro i palestinesi Ritrovati i resti del giornalista inglese Dom Phillips e dell’antropologo Bruno Pereira, impegnati a indagare sullo sfruttamento illegale dell’Amazzonia.

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Amazzonia, riforestazione spontanea non compensa aumento CO₂

L’incremento dei terreni agricoli per le coltivazioni intensive è la principale causa del vasto disboscamento in Amazzonia. Non sempre, tuttavia, i bulldozer rappresentano la fine della storia: quasi il 30% della terra disboscata viene abbandonata dopo il suo utilizzo, rigenerando nuova vegetazione. Questi habitat, noti come foreste secondarie, sono in grado di assorbire CO₂ dall’atmosfera ma, come dimostra un recente studio, riescono a compensare solo il 9% delle emissioni generate dal disboscamento. Servono cambiamenti drastici per non fallire gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi.

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Ecocidio, violentare la natura può diventare crimine internazionale

A chi rispondono coloro – individui, aziende, fabbriche, multinazionali, Stati – che irresponsabilmente hanno causato disastri ambientali irreparabili, distruggendo ecosistemi e compromettendo l’esistenza degli esseri viventi? Si può continuare ad agire nell’impunità? Che ruolo può avere il diritto internazionale nella salvaguardia della Terra? L’Indipendent Expert Panel for the Legal Definition of Ecocide, comitato indipendente avviato nel novembre 2020, dopo svariati confronti pubblici ha redatto la definizione legale di ecocidio, con l’obiettivo di renderlo punibile dalla Corte Penale Internazionale.

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Amazzonia, la lotta dei nativi per proteggerla dalla distruzione

Agevolate da politiche che sembrano non preoccuparsi del deterioramento ambientale e dei problemi sociali ad esso legati, le attività di estrazione mineraria e l’industria agro-alimentare minacciano la sopravvivenza della Foresta Amazzonica e dei popoli che la abitano da secoli. I Guardiani della Foresta del popolo Guajajara, nel Nord-Est brasiliano, sono uno tra gli esempi di resistenza quotidiana attuata dalle comunità native nel mondo. Senza alcun supporto dal Governo, si trovano a dover contrastare un sistema criminoso. In gioco c’è la stessa vita degli attivisti, alcuni assassinati nell’impunità.

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L’Amazzonia piange i suoi “Guardiani”. E la mattanza continua

Nella foresta pluviale prosegue l’escalation di violenza contro i difensori ambientali. Minacce, intimidazioni e omicidi si susseguono in un clima di quasi totale impunità. In un contesto dove patrimonio ambientale, diritti dei popoli indigeni e sviluppo economico sono strettamente interconnessi e imprescindibili gli uni dagli altri, l’attivismo rappresenta un vero e proprio ostacolo per i loschi affari di quanti vedono nell’Amazzonia solo una mucca da mungere per il proprio profitto. Ecco perché attori governativi e societari si adoperano per silenziare gli ambientalisti con metodi definibili mafiosi.

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Brucia anche l’Africa, ma si tratta di gestione del territorio

Se durante l’estate gli occhi sono stati puntati soprattutto sul Brasile, la NASA ci avverte che la foresta amazzonica non è la sola a bruciare. Sembra, infatti, che in alcune zone africane si registrino incendi maggiori. Alla luce degli studi condotti in questo campo si scopre però che gli incendi nelle savane possono essere parte di un’attività fondamentale di controllo di molte aree protette del continente. L’analisi degli esperti chiarisce e distingue quando il fuoco è davvero dannoso per l’ambiente.

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Brasile, Bolsonaro fa guerra all’ambiente in nome del progresso

Da poco in carica, il neo presidente brasiliano sta già mettendo in pratica le sue preoccupanti politiche in materia ambientale. Ancora prima del suo insediamento, il tasso di deforestazione dell’Amazzonia è tornato a crescere dopo anni di incoraggiante diminuzione, e si teme andrà solo peggiorando. Dalla costruzione di dighe, allo sfruttamento di terreni e sempre meno diritti per gli indigeni, le premesse sono allarmanti. Ma la strada non è spianata, gli ambientalisti brasiliani e internazionali sono infatti sempre più determinati a salvaguardare questa regione, fondamentale per la sopravvivenza di tutto il pianeta.

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