Un gruppo di giovani esperti di immigrazione e diritti umani, e il diritto dell’immigrazione accessibile a chiunque per “fare chiarezza, abbattendo i luoghi comuni”. Questo è InfoImmigrazione, il portale di indirizzo e supporto agli stranieri in Italia che fa della comunicazione uno strumento concreto di accesso ai diritti e di contrasto alla discriminazione.
“Mi auguro che InfoImmigrazione possa essere un punto di riferimento per quanti, senza risposte chiare, concrete e di facile accesso rispetto alle esigenze burocratiche quotidiane, rischiano di vedere i loro diritti paralizzati negli ingorghi del sistema amministrativo italiano”, ripete l’avvocato Giulia Vicari, fondatrice e responsabile di testata.
“Quello amministrativo è un diritto che cambia continuamente, e alla fine la corrispondenza tra quello che dice la legge e la prassi applicativa degli uffici è quasi un’utopia. Bisogna capire come muoversi, e per uno straniero è un attimo ritrovarsi in un limbo, bloccato”.
”È quanto sta accadendo – spiega Vicari con i casi di protezione speciale introdotti con il decreto Lamorgese, per cui a distanza di un anno ancora si registrano discordanze di prassi per esempio se in attesa dell’esito della domanda di protezione internazionale, possa richiedersi in via autonoma la protezione speciale direttamente al questore e quindi ammettere la sussistenza di entrambe le procedure. Una circolare di chiarimento dal ministero dell’Interno è arrivata solo un anno dopo, e ancora non tutte le questure si sono adeguate. Pensiamo a cosa può succedere attorno alla protezione temporanea che sarà riconosciuta alla popolazione ucraina in fuga dalla guerra, in una situazione ancora più emergenziale per il sistema. È complicato, e in mezzo a questo caos c’è vita delle persone”.
La piattaforma, che offre anche la possibilità di richiedere un servizio di consulenza legale online, è un canale di informazione tecnico – giuridica per rispondere ai bisogni specifici delle persone, dunque. Ma non solo. Parlare di permessi di soggiorno, protezione internazionale, cittadinanza italiana, documenti di viaggio, di quanto pratiche e carte intrappolino gli stranieri nel loro status di “altro” nel nostro Paese, significa anche scegliere di decostruire la narrazione dello straniero cui siamo abituati.
Norme, tempi e procedimenti per testimoniare cosa vuol dire vivere da straniero in Italia. Non un contenitore di osservazioni astratte sulla discriminazione e il valore comune, quelle dei disinteressati autori della retorica. Semplicemente una guida pratica costruita sulle richieste, “anche quelle che ci sembrano più banali, che non pensiamo di dover trattare perché non essendo direttamente coinvolti spesso non ci rendiamo conto di quanto influiscano sulla sfida per la normalità per uno straniero”, che arrivano dalle interazioni sui social. Una sorta di manuale di istruzioni del diritto, capace di metterci di fronte agli stereotipi che ci appartengono.
Un esempio tra tutti, la questione dei passaporti che dividono le persone libere da quelle che per guadagnarsi la libertà devono passare dai trafficanti, dal Mediterraneo, dalla stiva di un aereo, dalle foreste oltre i fini spinati d’Europa.
“Ogni passaporto ha un potere che chi non possiede uno “sbarra porto” non può nemmeno immaginare. Noi proprietari di passaporti potenti godiamo di un diritto incondizionato a viaggiare, che diamo per scontato. E lo facciamo perché magari non sappiamo, se non siamo addetti ai lavori, che per troppi, africani e asiatici soprattutto, spostarsi liberamente è impossibile. Pensare di poter andare e ricominciare da un’altra parte nel mondo è un privilegio che solo noi occidentali possiamo permetterci, dice l’avvocato palermitano.
Raccontarlo, raccontare di come e perché milioni di persone hanno passaporti che non valgono niente in un mondo in cui nel passaporto sta il diritto fondamentale delle persone alla mobilità, può significare dare una risposta, fuori dalle convinzioni politiche e partitiche, fuori dalla retorica, a domande del tipo “perché arrivano illegalmente?” o “perché scelgono i barconi e rischiano la vita?”, che sono domande motivate dalla scarsa informazione su cui si costruisce la propaganda che ruota attorno allo straniero.
Lasciamo da parte il visto turistico, che non viene mai accettato e diamolo per scontato. Ma mettiamo il caso di un visto per ricongiungimento familiare, uno per studio.. un diritto, che spesso le ambasciate non riconoscono, rigettando le richieste, perché non guardano al caso concreto, perché non studiano la pratica. Si dileguano. E questo è possibile perché tutto si riduce al passaporto posseduto. Questo significa giocare sui diritti e sulla vita delle persone.
Mi è capitato il caso di un ragazzo dello Sri Lanka che ha tentato di riunirsi alla moglie qui in Italia e a cui l’ambasciata ha rifiutato il visto sulla base di un presunto matrimonio fittizio stipulato per consentire l’ingresso in Italia. L’atto di matrimonio c’era ed era pienamente valido in Sri Lanka e in Italia, e allora perché negare il diritto di queste persone a spostarsi e ricongiungersi?
È la generalizzazione del luogo comune giustificata dal valore dei passaporti, che di fatto intrappolano le persone nei loro Paesi, non lasciandogli altro modo per essere liberi che finire nelle reti della migrazione illegale e pericolosa”.
[Firma qui la petizione per la liberalizzazione dei passaporti lanciata da Voci Globali]
Il decreto flussi, che dispone e regola annualmente l’ingresso in Italia di quote specifiche di lavoratori dai Paesi extraeuropei, è un altro dei temi al centro dell’agenda di InfoImmigrazione.
“In teoria l’ingresso è vincolato alla presenza di un contratto di lavoro in Italia. Deve esserci una richiesta avanzata dal datore di lavoro, e poi tramite il coinvolgimento di una serie di uffici – prefettura, questura, eccetera – deve essere rilasciato un nulla osta che consente l’ingresso regolare sul territorio italiano al lavoratore straniero che sulla carta si trova ancora nel suo Paese. Noi cerchiamo di istruire chi ne ha bisogno sulla procedura, attraverso la definizione di tutti i passaggi necessari, le tempistiche da rispettare, gli uffici da contattare, precisa la direttrice della rivista appena entrata nel suo terzo anno di attività.
Allo stesso tempo, questo ci permette di mettere in luce un altro esempio di quanto il sistema non si relazioni con la realtà che lo straniero vive in Italia. Di fatto, è un meccanismo che non funziona. Basti pensare che il decreto dell’anno scorso è ancora in fase di definizione, si stanno ancora validando le richieste. Significa che chi ha presentato domanda quest’anno potrà avere il permesso l’anno prossimo, o quello dopo ancora. È un sistema ingolfato, che blocca le persone nell’irregolarità e che spesso incentiva un sistema criminale di compravendita dei contratti.
Dal 27 gennaio, click day di apertura delle domande, ci hanno scritto in tantissimi, alcuni perché alla ricerca di lavoro, altri per denunciare che gli era stato chiesto denaro, fino a 7 mila euro, per formalizzare un contratto di lavoro. Passiamo il tempo a spiegare alle vittime di questo sistema che possiamo aiutarli a trovare un’altra strada, che non devono cadere nella rete di chi tenta di approfittarsi della loro vulnerabilità”.
Un progetto tanto concreto quanto ambizioso quello di InfoImmigrazione, pensato e fabbricato in ogni suo contorno nella scelta di farsi difesa dei diritti fondamentali di ognuno. Con il suggerimento legale che diventa soluzione per una famiglia da riunire, un lavoratore da strappare al caporalato, un giovane brillante che vuole essere libero di studiare nel nostro Paese senza doversi sentire discriminato ad ogni appuntamento in questura. Con il racconto della quotidianità che diventa riconoscimento delle barriere, e fa a pezzi i luoghi comuni con l’arma potentissima dell’informazione.
“When you climb a good tree, you are given a push“, recita il motto di Voci Globali. Perciò siamo stati felici di incontrare e dare voce in questo nostro spazio a InfoImmigrazione, perché “quando lavori per un buon motivo, troverai supporto”.
Bravi bravissimi