La comunità musulmana ghanese è in queste ore in fibrillazione. Dopo il rincorrersi di notizie nei mesi scorsi riguardanti la “sparizione” di alcuni ragazzi collegata all’affiliazione all’ISIS, un messaggio su Facebook porta in superficie il timore che questo Paese dell’Africa occidentale, spesso lodato come esempio di stabilità e democrazia, possa invece covare in seno una serpe pericolosa.
Pochi giorni fa sul suo profilo, Nazir Nortel Alema, di cui non si avevano notizie da tempo, ha lasciato questo messaggio
Nazir è un giovane venticinquenne che ha frequentato la prestigiosa università di Scienze e Tecnologia Kwame Nkrumah (KNUST) e che risulta missing dall’agosto scorso. E non si tratta dell’unico caso, come era stato già confermato a suo tempo dal coordinatore dell’Ufficio della Sicurezza Nazionale.
Amici, parenti e conoscenti – molti dei quali hanno lasciato un commento al messaggio del giovane – assicurano che non si tratta di un falso profilo ma di quello che il ragazzo ha sempre usato.
Il ritorno sulla scena di Nazir, fa tornare le preoccupazioni che persino l’Imam del Paese, Sheikh Osman Nuhu Sharubutu aveva cercato di sdrammatizzare quando, attraverso le parole del suo portavoce, aveva criticato i media accusandoli di enfatizzare troppo la vicenda. Tranne poi invitare i genitori – ma anche la stessa comunità musulmana – a star vicino ai propri giovani.
“Cosa sono due o tre giovani su 27 milioni di persone?” Questo uno dei commenti del portavoce, ma da alcune testimonianze di amici di Nazir, risulterebbe che anche in Ghana sia ormai in atto una vera e propria azione di reclutamento e indottrinamento attraverso i social media, ma anche nelle Università. Senza contare che: quante persone può uccidere un solo kamikaze?
Inoltre – a parte la funzione di Internet – luoghi che potrebbero essere terreni fertili per reclutare e convincere giovani ad abbracciare la causa dello Stato Islamico, sono gli slum – qui denominati Zongo – dove vivono ampi gruppi, tutti di religione musulmana. Aree di degrado e povertà estrema dove la promessa di un’azione concreta attraverso una forte motivazione possono facilmente attecchire in giovani che non associano alla parola futuro nessuna speranza.
Se è ormai nota la forza di Boko Haram in Nigeria e l’ondata di violenza crescente nel Sahel: Mali, Mauritania e Niger, poco si sa ancora di quanto realmente abbia fatto presa in un Paese tranquillo come il Ghana, l’ideologia della morte del sedicente Stato con la bandiera nera.
Di sicuro negare o sminuire il problema non è la strada migliore.