[Traduzione a cura di Luciana Buttini, dall’articolo originale di Nick Dearden pubblicato su openDemocracy]
Ho appena avuto modo di leggere l’ultimo piano di privatizzazione per la Grecia [pdf]. Questo piano è stato elaborato da un ente chiamato Fondo di sviluppo dei beni della Repubblica Ellenica – il veicolo sotto la supervisione delle istituzioni europee incaricato di liquidare beni pubblici greci per un valore complessivo di 50 miliardi di euro.
La gestione di questo fondo ha rappresentato un punto di scontro perché le istituzioni europee volevano istituirlo a Lussemburgo, dove avrebbero potuto monitorarlo meglio. In realtà ha ancora sede ad Atene e il documento citato, del 30 luglio, descrive in dettaglio i beni messi in vendita agli investitori internazionali che possono essere interessati ad acquistare infrastrutture o utilities del Paese.
Abbiamo allegato questo documento al post [cfr primo link, NdT] per far capire chiaramente ciò che è ora a disposizione di tutti. Quattordici aeroporti regionali, che rappresentano i principali snodi aeroportuali turistici, sono stati già venduti a una società tedesca [Fraport, NdT], ma questo non sembra bastare perché quote dell’aeroporto di Atene sono ancora sul tavolo, così come il vecchio aeroporto della capitale che verrebbe affittato per 99 anni in ottica di riprogettazione come centro turistico e commerciale.
I porti del Pireo e di Salonicco sono in vendita – nel primo caso il CEO dell’autorità portuale ha dato le sue dimissioni e ne è seguito uno sciopero. Un sistema di trasmissione del gas sembra destinato a essere venduto al governo dell’Azerbaijan, e ci sono ancora una società per l’energia elettrica, le poste, un’azienda di trasporti che concerne treni e autobus, la principale società di telecomunicazioni del Paese, un’autostrada di 648 km e un’holding significativa nella principale raffineria di petrolio, che copre circa due terzi della capacità di raffinazione della Grecia.
Sono in vendita entrambe le holding delle società di distribuzione dell’acqua a Salonicco e ad Atene – sebbene le proteste dei cittadini abbiano fatto sì che il 50% delle azioni più una rimangano nelle mani dello Stato. In ogni caso la vendita implica che saranno logiche di mercato a determinare il futuro di questi monopoli idrici e fognari. Infine, vengono inclusi lotti di terreno, sviluppabili a fini turistici o sportivi, in tutta la Grecia.
Un secondo documento, sempre in allegato, descrive in dettaglio il programma di lavoro a breve termine di vari ministri del Governo, specificando le azioni da intraprendere in modo da aumentare il valore di questi beni. Questo programma comprende l’introduzione di caselli autostradali, di licenze per i casinò e la dichiarazione di determinati siti come centri di interesse archeologico. Il documento si interroga inoltre sul perché siano necessari i ministri del Governo, poiché sarebbe sicuramente più facile lasciarli completamente fuori dall’equazione e far sì che siano le istituzioni dell’UE a controllare direttamente le operazioni nel Paese.
Perché tutto questo è così importante? Innanzitutto perché non ha senso svendere beni di valore nel bel mezzo della peggiore depressione dell’Europa nell’arco degli ultimi 70 anni. Quelle infrastrutture e industrie potrebbero generare ricavi utili a sostenere il Governo greco nella ricostruzione dell’economia. Invece, la maggior parte dei fondi raccolti è destinata ai creditori del debito e alla ricapitalizzazione delle banche greche.
È evidente che le privatizzazioni non sono state progettate per aiutare la Grecia. I beneficiari sono le società di tutto il mondo, con particolare attenzione alle società europee – dagli operatori aeroportuali e società di telefonia tedeschi alle ferrovie francesi – che stanno mettendo le loro mani sull’economia della Grecia. Per non parlare delle banche di investimento europee e degli studi legali che in questo percorso stanno facendo soldi facili. L’interesse personale dei Governi europei nell’imporre queste politiche alla Grecia lascia un sapore particolarmente sgradevole.
L’aspetto più importante è soprattutto la disuguaglianza che si radicherà nella società greca nei decenni a venire. Siamo consci del fatto che l’attuale possesso di questi beni da parte dello Stato non è garanzia di democrazia. Il clientelismo è diffuso in tutta la Grecia. Tuttavia la risposta dovrebbe stare nella trasparenza e nella democrazia, proprio come in Germania dove ora i cittadini stanno cercando di riprendersi le società energetiche in forma di proprietà collettive, vedendo in questo un prerequisito per l’equa determinazione dei pezzi e il sostegno alle energie rinnovabili.
Ciò che non aiuterà il Paese è la svendita dei monopoli a società private che non hanno alcun interesse verso gli abitanti della Grecia. I lavoratori verranno licenziati e le loro condizioni peggioreranno, mentre l’élite dei Paesi europei ne trarrà profitto. Il Governo greco avrà allora perso la capacità di far funzionare la propria società nell’interesse dei cittadini. Ma, sospetto, che il punto sia proprio questo.