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Abuso e traffico di minori, la ferita aperta del Nepal

Il disastroso terremoto che ha colpito il Nepal lo scorso aprile e le scosse successive hanno causato la morte di migliaia di persone, decine di migliaia di feriti, oltre alla distruzione di buona parte del patrimonio archeologico e architettonico, inclusa la torre Dharahara patrimonio dell’UNESCO.

Perdite umane e danni al settore turistico, che è una grande risorsa per il Paese, e la difficoltà a far arrivare gli aiuti umanitari. Nelle settimane immediatamente successive alla catastrofe i giornali di tutto il mondo hanno dedicato al Nepal grande spazio e titoli in prima pagina. Ma ormai le cronache sembrano aver dimenticato questo Paese. Eppure la situazione post terremoto, come sempre in questi casi, non è migliore. Anzi. I sopravvissuti devono fare i conti con la dura e triste realtà che continuerà per chissà quanto tempo.

A tutto questo si aggiunge il vergognoso traffico di minori.

In Nepal ogni anno tra 10.000 e 15.000 persone, per lo più donne e bambini, sono vittime di tratta per prostituzione e sfruttamento del lavoro. La confusione creatasi a causa del terremoto, tantissimi che hanno perso casa e lavoro, quasi 24.000 classi distrutte o danneggiate dal sisma, con circa un milione di bambini impossibilitati a tornare a scuola e i molti bambini rimasti orfani, pertanto facilmente adescabili, sono tutti elementi che fanno aumentare la preoccupazione riguardo questo fenomeno.

Bambine nepalesi lavorano in un'industria che fabbrica mattoni. Foto di Krish Dulal rilasciata in licenza CC (BY-SA 3.0)

Già nei giorni seguenti il disastro naturale è stato lanciato l’allarme. Persone senza scrupoli approfittano di questo periodo. Si finge di andare per aiutare o per cercare qualcuno, poi si prendono di mira famiglie vulnerabili per farsi dare i loro bambini con l’assicurazione di un lavoro ben pagato altrove, per esempio in India, o un matrimonio con qualche ricco straniero, o un’istruzione. Lo stato di necessità, spesso la disperazione, sono i punti deboli per far cadere nella trappola queste famiglie e i poveri della comunità.

Le autorità indiane hanno recentemente salvato più di venti bambini finiti nelle grinfie dei trafficanti che sfruttavano questa situazione e molti altri casi continuano ad essere segnalati.

Bambini costretti a lavorare per 2 euro la settimana per cucire T-shirts, altri anche di otto anni trovati in mano a trafficanti che avrebbero potuto immetterli nel giro della prostituzione.

Sita, una ragazza ora ventenne e salvata l’anno scorso, era stata venduta da uno zio al proprietario di un bordello. Ripetutamente picchiata, violentata, costretta ad avere rapporti sessuali anche con trenta uomini al giorno ha anche contratto l’HIV. I genitori non sono mai venuti a conoscenza della sua storia. Erano stati convinti dalla promessa che avrebbe avuto un buon lavoro e mandato a casa i soldi che guadagnava. I fratelli, invece, quando hanno saputo la verità l’hanno disconosciuta perché è considerata una vergogna per la famiglia. Ora, lei non sa neanche cosa sia accaduto ai genitori dopo il terremoto.

In questi giorni in Nepal è stato vietato ai bambini sotto i 16 anni di viaggiare senza genitori o un altro adulto autorizzato. Allo stesso modo l’adozione internazionale dal Nepal non sarà permessa per i prossimi tre mesi.

Ovviamente questo non basterà a fermare il traffico di minori. Oltre alle autorità locali, tocca alla comunità internazionale, alle varie organizzazioni umanitarie e ai media il compito di vigilare, rendere nota e combattere questa piaga.

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