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In Ghana è emergenza suicidi, anche bambini e adolescenti

[ Antonella Sinopoli, coordinatrice editoriale di Voci Globali, risiede attualmente in Ghana, nella Regione del Volta, per una permanenza di alcuni mesi. Oltre che partecipare da lì alla vita della nostra redazione, contribuisce alla pagina con articoli e aggiornamenti sulla realtà del Paese in cui vive e sul continente africano.]

[Questo articolo contiene una foto che potrebbe risultare scioccante per i lettori. Ho deciso di pubblicarla seguendo una linea editoriale africana. Da un lato si può interpretare la pubblicazione come mancanza di rispetto dei diritti della persona ma da un altro punto di vista la pubblicazione di una foto del genere è il segno di una minore ipocrisia nel gestire le notizie. Gli stereotipi che negano la realtà sono a volte più fastidiosi e pericolosi di un’immagine cruda ma reale. La foto e la storia del ragazzo suicida sono state pubblicate su Report Ghana News.]

Gli africani sono felici nonostante le difficoltà. Anzi sono proprio i più poveri ad essere sempre sorridenti, nonostante tutto…

È sicuramente questo uno degli stereotipi più comuni che riguarda il continente africano. Usato nella narrativa come nelle immagini. Perché se (ad esempio) sembra impensabile una campagna raccolta fondi senza mostrare un bambino affamato, scalzo, sporco e coperto di stracci, è altrettanto comune la classica foto del bimbo povero e con un gran sorriso rivolto all’obiettivo.

Ma quelli sono momenti, scatti che vanno e vengono, come il modo di conoscere l’Africa: da turisti frettolosi o da spettatori senza esperienza reale.

Perché in Africa ne trovi tante di persone tristi, di persone che non hanno voglia di dedicarti uno sguardo o un sorriso, di persone che pensano che la loro vita sia una grande, perenne, sfortuna. Giorno dopo giorno. E, seppure uno spirito benigno consente – questo è vero – a molti di sorridere, ridere e affrontare così i problemi quotidiani, questo non significa essere ignari del proprio stato o non sentirsi, spesso, disperati.

Una disperazione che a volte può portare anche al suicidio.

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità ogni anno un milione di persone, 16 ogni 100.000, si toglie la vita. Un suicidio ogni 40 secondi e si stima che entro il 2020 ce ne saranno uno ogni 20 secondi. Molti di questi suicidi, contraddicendo ogni stupido stereotipo, avvengono (anche) nell’Africa sub sahariana.

In Ghana, Paese che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita economica, ma dove ancora il 28.5% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e gran parte della popolazione rurale non ha accesso ai servizi essenziali come acqua, corrente elettrica, sanità, l’incremento dei suicidi sta diventando preoccupante.

Suicidi che, spesso, riguardano giovanissimi, persino bambini. Le statistiche più recenti a disposizione sono quelle elaborate dalla ONG Network for Anti-Suicide and Crisis Intervention (NACI) secondo cui nel 2012 1.556 persone si sono suicidate – ma altri dati parlano di oltre 1.800 suicidi. Una percentuale altissima per un Paese di circa 25 milioni di abitanti. E il numero dei decessi per suicidio potrebbe essere più alto considerando che molti cercano di nascondere la vera causa di morte di un parente o amico. Secondo il Report della NACI, il numero più alto di casi è di persone tra i 20 e i 35 anni (702); seguono quelli tra i 9 e i 19 anni (531) e tra i 36 e oltre (323).

La foto si riferisce a un recente fatto di cronaca ed è stata pubblicata su Report Ghana News

Nonostante i tabù e il fatto che il suicidio sia considerato un atto criminale, contrario alla legge, oggi se ne parla molto più che in passato, anche grazie alla diffusione delle notizie sulla stampa e attraverso i notiziari radio, nelle varie lingue locali, che qui tutti ascoltano. Un problema che studiosi e commentatori definiscono una preoccupante calamità.

Povertà, fame costante, problemi di salute, fallimenti scolastici, tensione di una società che spinge alla scalata sociale (ed economica) ma offre poche prospettive per riuscire e migliorare il proprio stato: sono questi alcuni tra i principali motivi che spingono a togliersi la vita. Ma ci sono anche casi di preti o di ragazze che volevano scappare da matrimoni forzati. E cresce in modo preoccupante il numero dei bambini che commettono suicidio. Per senso di inadeguatezza, bisogni non soddisfatti e, addirittura c’è chi dice, per emulazione di immagini viste nei film.

Parlarne comunque non equivale ad affrontare il problema nella maniera giusta, alcuni studi mostrano che gli stessi psicologi associano semplicisticamente il suicidio a disordini mentali, mentre le infermiere hanno un atteggiamento moralistico. Non aiuta neanche la legge esistente in Ghana e da più parti – ormai da anni – si sollecita la modifica della norma che considera il suicidio un atto criminale.

In Ghana, secondo alcune culture tradizionali, se qualcuno commette suicidio non è ammesso nella “terra degli antenati” e il suicida viene così rispedito dov’era, a vagare e “disturbare” la famiglia lasciata. Pare che in passato gli Ashanti, il gruppo più numeroso nel Paese, considerassero il suicidio come il tentativo di sfuggire a colpe commesse e quindi mettevano sotto processo il corpo del defunto e gli impartivano condanne che potevano culminare nella decapitazione.

Se alcune pratiche sono ormai quasi leggenda lo stigma rimane molto forte, ed è derivato non solo da credenze del passato ma anche dalla fede religiosa, qualunque sia la chiesa di appartenenza. Un atteggiamento che fa sentire ancora più sola una persona – adulta o adolescente – che ha in mente di togliersi la vita. Pochi si rivolgono dunque alle Hot Line per chiedere aiuto o cercare conforto per paura di subire forme di rifiuto o condanna. E anche il ricovero in ospedale per tentato suicidio diventa pericoloso perché spesso i medici rifiutano l’ammissione senza una denuncia della polizia, così come appunto prevede la legge esistente. Su uno studio di 21 casi di tentato suicidio cinque sono stati arrestati e hanno avuto una sentenza variante tra i 3 e i 36 mesi, un’altra persona ha ricevuto una multa di 10.000 dollari, un altro ancora ha avuto una condanna di due anni in libertà vigilata e due sono stati inviati all’autorità psichiatrica.

La legge non ferma però i suicidi, così come non ferma quella che si ritiene una delle maggiori cause di suicidio, la depressione. Perché anche in Africa, nonostante gli stereotipi del mondo occidentale, c’è chi non ha voglia di vivere. E tantomeno di sorridere.

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