“Ritorno alla normalità”, è quanto viene affermato a proposito della classifica della Libertà di Stampa 2013 di Reporter senza frontiere, lasciata alle spalle l’incidenza delle Primavere arabe e dei vari movimenti di protesta.
“Alcuni dei nuovi governi generati da questi movimenti di protesta” – si legge nel sito di Reporter senza Frontiere – “si sono rivoltati contro i giornalisti e gli attivisti online che si sono occupati delle richieste dei movimenti e delle loro aspirazioni a una maggiore libertà. Con i loro vuoti legislativi, cariche arbitrarie dei responsabili dei media di Stato, attacchi fisici, processi e mancanza di trasparenza, la Tunisia (138, -4) e l’Egitto (158, +8) sono rimasti a un deplorevole livello nella classifica e hanno evidenziato gli ostacoli che la Libia (131, +23) dovrebbe evitare al fine di mantenere e proseguire la sua transizione verso una stampa libera”.
L’Egitto in particolare (con ben 16 milioni di egiziani che non hanno accesso all’istruzione) è in questo momento sotto i riflettori per la bozza costituzionale che in gennaio verrà sottoposta a referendum. E che, secondo quanto scrive sul suo blog la giornalista Azzurra Meringolo, premio di Scrittura (sezione giovani) Indro Montanelli l’ottobre scorso per il libro “I ragazzi di piazza Tahrir”, presenta non poche zone d’ombra: “i tribunali militari continuano a essere previsti in casi eccezionali (art. 204), così come le limitazioni ad alcuni diritti riconosciuti e tutelati – come ad esempio la libertà di stampa ( art. 71) – il cui regolamento è affidato a formule vaghe che in passato hanno lasciato margine di azione all’apparato repressivo del regime”.
A preoccupare, fra i punti critici (come il rafforzamento dell’istituzione militare), è la limitazione del diritto di manifestare (anche se il diritto allo sciopero è garantito costituzionalmente) e il fatto che i principi costituzionali scontano sempre il rischio di rimanere sotto scacco delle leggi ordinarie che li regolano.
Anche i diritti della donna (che costituiscono circa il 48% della popolazione egiziana) appaiono ampliati ma la strada è ancora tutta in salita: come ha ricordato a Voci Globali la stessa Meringolo, raggiunta dopo essere stata premiata, “nonostante una grande partecipazione delle donne negli ultimi anni [fondamentali nell’organizzare la manifestazione del 25 gennaio 2011 e nel mettersi alla testa dei cortei, rischiando la vita, NdR], il paradosso dell’Egitto è ben visibile in Parlamento, dove alla partecipazione femminile non è seguita una medesima rappresentanza”.
Ora, la nuova Carta Costituzionale che si profila all’orizzonte (e che segue la messa in stand-by, a luglio scorso, di quella del 2012) intende traghettare l’Egitto verso una nuova fase, che dovrebbe aprirsi proprio il prossimo gennaio. Ma le nuvole scure che gravano sul futuro della terra delle piramidi non sono poche. A partire dall’incertezza su cosa accadrà dopo l’approvazione del testo stesso.