[Nota: Il Corso in Diritti Umani e Giornalismo Partecipativo tenuto al liceo Fermi di Bologna, ha previsto quest’anno una lezione/evento alla mostra Senzatomica – Trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari ospitata a Palazzo d’Accursio dall’11 ottobre al 3 novembre. È stata l’occasione per sviluppare insieme agli studenti una serie di temi inerenti il disarmo, la sicurezza degli esseri umani, la pace e i conflitti e le motivazioni che li scatenano.]
Lucrezia Vita Finzi, 5^F
E proprio in occasione di questo evento, il 30 ottobre, le parole d’introduzione del magnifico rettore Ivano Dionigi sono state: “La crisi oggi è economica perché è politica, è politica perché è culturale, è culturale perché è morale e spirituale: dobbiamo tutti curarci e guarirci dentro…”
È dall’antichità, dalla nascita della filosofia in Occidente e con essa della cultura che tutt’ora ci caratterizza, che gli uomini hanno l’attitudine di speculare, osservare e scoprire quello che li circonda. È l’attitudine del “viaggio verso l’esterno”, e meno male che esiste e si sia sviluppata quest’attitudine, perché tanti sono i benefici che in questi migliaia di anni ne abbiamo tratto. Eppure dall’altro lato si è persa quella del “viaggio all’interno”: non si ritiene più indispensabile parlare di spirito fuori da ambiti religiosi, e in questo modo, a mio avviso, si finisce per trascurare un aspetto estremamente determinante negli avvenimenti della storia umana. Proprio come il “Goccia dopo Goccia” che il coro dello Zecchino D’Oro cantava anni fa, tante piccole disattenzioni si sono trasformate in un’ondata di distruzione e terrore – che di certo non rispecchia la nostra essenza di esseri viventi: i conflitti armati.
Leopardi sosteneva che qualsiasi guerra è una guerra fratricida, perché ogni uomo della terra è nella stessa condizione e nulla dovrebbe farli privilegiare un gruppo culturale piuttosto che un altro. Come dargli torto: la specie umana è nata, come ogni altra, per vivere ed esistere. E uccidere è di certo un’azione piuttosto in controtendenza con questo, per quanta competizione possa esservi fra famiglie, civiltà e culture.
Proprio da questo presupposto parte l’idea di Senzatomica: risolvere il conflitto interiore che porta all’odio e al desiderio di distruzione, per risolvere i conflitti fra persone. È opinione dell’associazione Soka Gakkai che alla base di ogni livore e istinto di aggressione stia la paura, la mancanza di conoscenza dell’altro e, soprattutto, un proprio disagio interiore che si trasforma in aggressività verso gli altri. Se ogni cittadino del mondo vincesse effettivamente questa paura e comprendesse meglio se stesso, attuando una vera e propria rivoluzione, di frenetiche corse agli armamenti non ci sarebbe più bisogno: è un pensiero che, per quanto spiritualista possa apparire inizialmente, logicamente non perde senso.
È un messaggio profondamente radicale, eppure chi lo porta avanti lo fa in maniera assolutamente pacifica, senza rimprovero o condanna, perché la condanna, come dice il Premio Nobel per la Pace birmana, “non fa altro che alimentare il fuoco del timore, della paura e dell’odio” e anche lei aggiunge “odio e violenza sono alimentati dalla paura e dal timore”. La Kyi stessa incarna l’effettiva possibilità di una rivoluzione che parte interiormente. E come lei Gandhi, Anjëzë Bojaxhiu (meglio nota come Madre Teresa di Calcutta) o Mandela, ebbero grandi risultati che nacquero essenzialmente dalla forza dei loro animi.
Certo è vero sono 7,2 miliardi di singoli a dover cambiare modo di approcciarsi, una persona non può bastare. Ma un solo, grande sforzo basterebbe ad ogni singolo per garantire la pace fra questi 7,2 miliardi. Come dice Betty Williams “Si parla di gente comune, ma non esiste la gente comune, ogni individuo, ogni essere umano è unico, ogni individuo è differente”.
È vero, alla base di tutto devono risiedere tanto coraggio e speranza. Amore e comprensione per gli altri, ma anche per noi stessi.
Questa è l’etica della Rivoluzione Spirituale, nella quale sempre più associazioni e persone ripongono enorme fiducia. È un pensiero che si presenta come un formidabile compromesso fra scienza ed etica, perché non condanna una a discapito dell’altra ed anzi potrebbe dare luogo ad una coazione fra due sentieri filosofici che da sempre competono fra loro.
Frequento un liceo scientifico e nella mia vita vorrei continuare a lavorare nell’ambito scientifico. Credo fortemente nel progresso della scienza, sono assolutamente convinta che possa salvare vite umane, riparare innumerevoli danni, migliorare il mondo e condurre ad importanti rivoluzioni. Tuttavia, solo se accanto ad ogni scoperta si sviluppa la giusta scelta si può parlare di miglioramento nel mondo.