Vivian è una donna di 29 anni, ha 4 figli, la più piccola ha 2 anni e mezzo e un marito che per sei giorni alla settimana lavora lontano da casa e il settimo va a trovare la famiglia. Vivian vive in un villaggio, Gyetiase, nella Regione Ashanti del Ghana. Ha ricevuto un prestito (microcredito) per avviare una piccola attività, da una Charity che finanzia e sostiene progetti in quest’area del Paese.
Vivian Danso è come altre donne del suo villaggio eppure c’è qualcosa che la rende unica, diversa. Vivian ha deciso di tornare a scuola. Quando aveva terminato la Junior School (l’equivalente della scuola media) aveva dovuto interrompere gli studi a causa di motivi finanziari: per lei non c’erano soldi, meglio privilegiare i figli maschi. Così quando un pretendente si è presentato alla porta (l’attuale marito) ha detto subito sì. Un modo per cambiare vita e, forse, per migliorarla. Vivian è stata fortunata, il marito è una brava persona che lavora come muratore per mantenere la famiglia. Eppure le manca qualcosa. E neanche il microcredito – che le permesso comunque di dare più respiro alle scarse finanze familiari – le è sufficiente. Vivian vuole di più, ha bisogno di qualcosa di più.
E così un bel giorno dice al marito: vorrei tornare a scuola, senza un diploma non ho nessuna speranza. Vivian è una donna fortunata, il marito comprende e una volontaria della Charity, in maniera assolutamente spontanea, le paga le prime spese: divisa, qualche libro e altre piccole cose. Perché è una leggenda metropolitana che in Ghana l’educazione – fino alla Senior school – sia free. In realtà si pagano le divise, i quaderni, i libri, le tasse per gli esami… Non vogliamo fornire tanti dati, ci limitiamo (se proprio volete fare qualche analisi) a questi grafici dell’Unesco (che comunque risalgono al 2011) e a questi la cui fonte è sempre l’Unesco , la World bank e l’Unicef. Questo perché più frequento il Paese più mi rendo conto che le statistiche e i numeri raccontano davvero poco delle singole realtà. Simili sotto tanti aspetti, diverse sotto tanti altri. Come la storia di Vivian appunto. Che appena ammessa alla ST Peter’s si taglia e capelli, perché qui le ragazze non possono tenere i capelli lunghi fintanto che frequentano la scuola.
Lei non è una donna timida, per fortuna, e così è riuscita ad affrontare le chiacchiere del villaggio, di chi proprio non capiva come una madre di 4 figli avesse voglia – e tempo da perdere – di tornare a scuola invece di pensare ai propri figli. Vivian è anche fortunata. Ha una madre giovane che si prende cura della bimba più piccola, e nel giro strano delle parentele africane, ha fratelli più o meno dell’età dei suoi figli più grandi, 10 e 11 anni, che trascorrono il tempo con loro quindi, badandosi l’un l’altro.
“Ho capito che l’educazione è la chiave del successo” mi ha detto Vivian “Molti mi prendevano in giro, ma ora ci hanno fatto l’abitudine, anche i ragazzi e le ragazze più giovani che sono in classe con me“. Molte cose sono cambiate dai tempi in cui Vivian ha lasciato la scuola e sono state introdotte alcune materie, come ICT per esempio. “Mi piacerebbe avere un computer” dice Vivian, che impara solo la teoria visto che la scuola, come la maggior parte di quelle ghanesi non ha a disposizione computer su cui lavorare. Un’altra delle contraddizioni di questo Paese, che ha introdotto tale disciplina come obbligatoria ma poi non è in grado di fornire aule attrezzate. Il computer, il laptop, sono diventati strumenti e oggetti ritenuti essenziali, un bene “occidentale” da possedere a tutti i costi. Un altro dei motivi per cui molti quando incontrano un bianco – Vivian compresa – chiedono se puoi fornirgli (regalargli) un laptop.
Desideri indotti a parte, speriamo che Vivian riesca a portare a termine il suo percorso scolastico.
È una donna coraggiosa e forte. Ogni giorno – nella stagione delle piogge e in quella secca – percorre chilometri a piedi, da Gyetiase a Nsuta, dove si trova la sua scuola. Merita un premio. Speriamo sia lei stessa a darselo, con i suoi voti e le sue promozioni.