[Ripreso dal post di Bernardo Parrella pubblicato originariamente su L’Indro.]
«È stato uno di quei momenti che fa tornare la fiducia nella democrazia e nella stessa razza umana». Apre così uno dei diversi interventi che la testata online ‘Daily Dot‘ ha dedicato nei giorni scorsi alla lunga oratoria ostruzionistica della democratica Wendy Davis al Senato texano.
Quest’ultima ha parlato per oltre 10 ore ininterrotte per impedire il voto su una controversa legge sull’aborto, la SB5 che, se approvata, avrebbe reso quasi impossibile l’interruzione di gravidanza entro i confini dello Stato, bandendola oltre il limite della ventesima settimana di gestazione e concedendo l’idoneità per tale procedura solo a una manciata di cliniche, equipaggiate con attrezzature chirurgiche di altissimo livello.
Il punto è che, ben oltre il caso parlamentare senza precedenti, ha preso forma un’immediata sinergia tra l’attivismo in loco e il sostegno pubblico alimentato via Internet, con ulteriori ricadute in aula. Un misto fra le tattiche di piazza tipo Occupy Wall Street e un coinvolgimento interattivo capace di sfruttare al meglio il potenziale dei social media.
A poche ore dall’inizio dell’intervento di Davis, l’hashtag #StandWithWendy è infatti diventato tra i 10 più seguiti nel mondo su Twitter. La marea di tweet è proseguita per oltre 24 ore, con ampio sostegno alla senatrice e continui rilanci di foto e brevi video degli eventi dal vivo. Oltre 178.000 le visite al canale YouTube che trasmetteva la seduta in diretta e perfino Barack Obama che ha condiviso congratulazioni e link sul suo account ufficiale su Twitter. E due minuti prima della mezzanotte, si contavano 5.776 tweet al minuto sulla vicenda, secondo lo staff del popolare sito di microblogging.
Ancora, un semplice post su Tumblr che preannunciava l’intenzione di Davis di fare ostruzionismo, in serata era stato citato in oltre 66.000 post online. E mentre i media mainstream locali (soprattutto la TV) riprendevano senza verificarle le “veline” statali sul passaggio del provvedimento, i social media e reporter online rifiutavano di piegarsi al falso scenario ufficiale – chiarendo man mano i fatti grazie alla “diretta Internet”.
Uno scenario inedito grazie al quale, quando Davis è stata definitivamente interrotta per violazioni procedurali (in pratica, era “andata fuori tema”), è scattata subito la forte protesta dei molti cittadini presenti con ampi rilanci e live feed su Twitter, costringendo la polizia a intervenire per riportare la calma. Risultato finale: sono saltati i limiti di tempo per il voto, fissato entro la mezzanotte.
L’evento ha poi ottenuto parecchia attenzione sulle testate Usa, non solo in quelle online, con diverse riflessioni a tutto campo e vari commentatori pronti a sottolineare il “potere della folla” e i valori democratici che si manifestano quando le “persone con buone intenzioni decidono di coinvolgersi”. Quadro in cui Internet fornisce una sorta di “super-carica” alla democrazia.
Va detto che, pur avendo vinto una battaglia, la guerra è tutt’altro che finita. Non a caso il governatore repubblicano Rick Perry, inviperito per il successo dell’ostruzionismo, ha poi convocato una nuova sessione per ridiscutere (e approvare, con molta probabilità) la proposta di legge, scatenando così un’ulteriore ondata di messaggi su Twitter, Tumblr e compagnia. Rimane comunque il fatto che l’episodio ha riportato una certa fiducia nelle potenzialità della Rete, come strumento atto alla governance collettiva, almeno in parte.
Una buona notizia un po’ per tutti – non certo poco visti i tempi che corrono.