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Colombia, economie di guerra e controllo del territorio

Huila, Colombia. Storica roccaforte delle FARC (foto David Serra)

Questo post è stato scritto da David Serra, antropologo interessato allo studio delle relazioni che intercorrono tra conflitti armati interni, economie di morte transnazionali e comunità indigene in territorio colombiano, peruviano e sudamericano in generale. Attualmente lavora in un progetto di cooperazione internazionale in Apurimac (Perù) nel campo dei Diritti Umani.

 

 

 

La Colombia sta vivendo uno scontro intestino che implica eterogenei protagonisti nazionali e internazionali e la strategia adottata a livello locale, ha tutte le caratteristiche di una tipica guerra a bassa intensità. Questi conflitti cominciarono a moltiplicarsi dalla seconda metà del XX secolo e sono riconoscibili, al di là delle specificità che possono contraddistinguere ogni singolo caso particolare o locale, da alcune peculiarità fondamentali. Solitamente queste nuove guerre non contrappongono due o più nazioni sovrane, ma implicano variegati protagonisti locali non convenzionali in disputa per il controllo del territorio e delle risorse e, spesso, hanno una matrice squisitamente economica, nonostante si cerchi di darle uno statuto ideologico riconducibile a motivazioni etniche o politiche. Durante questo genere di scontri i gruppi armati attaccano direttamente la popolazione civile per ottenere chiari obiettivi bellici, per consolidare l’egemonia territoriale e per appropriarsi di risorse di vario genere. Sono economie di guerra transnazionali, o meglio economie che entrano nei mercati globali ma che agiscono a livello locale tramite deliberate e consapevoli strategie violente.

 

Sierra Nevada de Santa Marta (Colombia). Zona di produzione di cocaina in un territorio per molto tempo soggetto al controllo dei gruppi paramilitari (Foto David Serra)

I gruppi guerriglieri e paramilitari, continuando a effettuare attacchi diretti alla popolazione civile, sono i principali responsabili del conflitto colombiano. Il sequestro, le stragi, gli omicidi selezionati e premeditati, il reclutamento forzato di minori e le mine anti-uomo sono convertiti in deliberate strategie di guerra, da parte dei gruppi armati operanti ai margini della legge, per raggiungere specifici obiettivi bellici.

Con il degrado del conflitto queste armate illegali adottano strategie di guerra che coinvolgono direttamente i civili, al fine di garantirsi il controllo del territorio e delle risorse, debilitando le reti sociali e costringendo gli abitanti alla migrazione. In questa situazione i desplazados risultano essere doppiamente oppressi: da una parte sono vittime di crimini contro l’umanità e dall’altra sono profughi in condizioni di sfollamento. La violenza contro la popolazione è una strategia di basso costo per sgomberare o assoggettare il territorio che permette di mantenere il controllo della zona, sviluppare attività illegali e trasportare facilmente armi, droga o qualsiasi altro prodotto.

Nel 2010 il numero complessivo di profughi sul pianeta ammontava a più di ventisette milioni. Nel 2008, in Colombia, il totale di persone desplazadas era di circa 3,5 milioni equivalenti al 7,8% della popolazione colombiana. Il fenomeno del desplazamiento in Colombia coinvolge circa il 90% dei comuni e in data 2010 ha raggiunto una cifra compresa tra i tre milioni e seicentomila e i cinque milioni e duecentomila profughi giocandosi, a pari merito con il Sudan (4,5-5,2 milioni), la triste leadership di primo Paese al mondo produttore di sfollati.  La Colombia dunque crea più del 19% dei desplazados mondiali, empiricamente persone che, da un giorno all’altro, si vedono costrette ad abbandonare la propria terra a causa del conflitto. Il 95% degli sfollati vive sotto la soglia di povertà e il 75% si ritrova in condizioni di estrema indigenza.

Le cifre parlano da sole e vanno messe in stretta relazione con i miliardi di dollari prodotti dal narcotraffico che, lavati dalle banche del primo mondo, rimpinguano le economie globali.

 

Laboratorio artigianale per la produzione di cocaina. Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia (Foto David Serra)

La nordamericana banca Wachovia, per esempio, tra il primo maggio 2004 e il 31 maggio 2007, ha riciclato 378,3 miliardi di dollari provenienti da Casas de Cambio messicane e direttamente riconducibili al narcotraffico di cocaina. Questa strategia di “finanza creativa” ha permesso a Wachovia di uscire dalla crisi economica pagando solo 110 milioni di dollari di multa alle autorità federali per aver consentito una serie di transazioni collegate al contrabbando di droga. I soldi e la gestione del potere, tra le divinità maggiormente venerate durante tutta la storia dell’umanità, sembrano giustificare qualsiasi cosa, comprese le condotte più violente.

Le persone sfollate sono vittime impotenti del conflitto. Il desplazamiento forzato causa una strutturale condizione di povertà e miseria che difficilmente potrà essere superata nell’arco di una generazione. Questa situazione aumenta la già elevatissima iniquità sociale rallentando lo sviluppo economico del Paese e condannando alla miseria milioni di persone colpevoli del solo fatto di abitare le proprie terre.

 

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