Voci Globali

Diritti umani in Cina, questione di punti di vista e… dollari

La Cina, negli ultimi anni, ha fatto grandi passi avanti nella tutela dei diritti umani. La situazione in Cina, nel campo dei diritti umani, è andata sempre più peggiorando. Non è chi scrive che è schizofrenico. Il fatto è che oggi, una ricerca relativa allo stato dei diritti umani in Cina, fornisce sostanzialmente due risposte. E una è l’opposto dell’altra.

A Bejing, si è da poco concluso il Terzo Forum sui Diritti Umani a cui hanno preso parte circa 80 tra funzionari, studiosi e rappresentanti di organizzazioni internazionali, che hanno sottolineato quanto sia positivo e foriero di risultati l’atteggiamento di Pechino nel trattare le questioni legate ai diritti umani. Interessante anche guardare ai documenti che sintetizzerebbero il processo di riforma in atto da tempo – si dice – nel Paese.
Processo di riforma e apertura “universalmente riconosciuti” si legge in testa alle presentazioni. Infine, vale la pena di sfogliare i “fatti e cifre” inesistenti forse solo per problemi legati al funzionamento del sito.
In ogni caso la Cina ha promesso di continuare a migliorare lo stato dei diritti umani nel Paese nell’ambito di una cooperazione internazionale su tale delicato tema.

E qui la prima notizia. La seconda si accavalla, sia in ordine di tempo che di argomento alla prima. Un paio di giorni fa la Commissione sulla Cina, costituita da membri del Congresso degli Stati Uniti ha rilasciato la Relazione annuale sullo stato dei diritti umani in Cina, in cui si legge:

Siamo profondamente preoccupati poiché i risultati di questa Relazione annuale evidenziano che la situazione dei diritti umani in Cina nell’ultima anno è deteriorata

Nel documento (leggi qui in PDF) vengono analizzate questioni come libertà di espressione e religione, prigionieri politici, situazione delle donne, diritti dei lavoratori, questione delle minoranze, rispetto per l’ambiente…
Un dossier di 346 pagine!

Ora, sicuramente anche le interpretazioni sono in un certo senso relative e i metri di giudizio e di valutazione variano sempre da caso a caso. Ma ci preme lo stesso far notare la discordanza tra quanto dichiarato da un membro delle Nazioni Unite al Forum di Bejing e quanto invece denunciato da una cittadina cinese, imprigionata, picchiata e costretta all’aborto a 8 mesi di gravidanza per aver violato la legge del figlio unico.

Va detto che anche la Relazione del Congresso ammette che:

La Cina ha ottenuto successi nei campi della salute e dell’educazione e ha migliorato lo standard di vita per larghe fasce della popolazione rispetto a molti anni fa

ma ricorda anche di 5.689 casi di arresti per motivi politici o religiosi. Di questi 1.492 sono ancora in carcere, e con loro il premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo per il quale a pochi giorni dal conferimento del Premio più di 600 tra intellettuali e attivisti hanno scritto una dichiarazione chiedendone il rilascio. Degli altri 4.000 e più non si sa se siano morti in carcere, siano fuggiti o siano stati giustiziati.

Eppure è lecito dubitare che gli interventi degli USA sulla Cina diventino più che Relazioni accuratissime sullo stato delle cose o una schermaglia utile per la stampa e l’opinione pubblica. Non si parla abbastanza del fatto che gli Stati Uniti hanno un debito pubblico pari a 13.561,62 miliardi di dollari. E chi detiene la maggior parte dei titoli USA? La Cina.
Certo, sappiamo che i rapporti tra Stati si giocano su più piani e anche sulle diplomazie. Ma chi alzerebbe la voce più di tanto contro chi tiene in mano il nostro portafoglio?

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