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Uganda, la legge anti-gay compromette la lotta all’Hiv/Aids

La crociata contro l’omosessualità in atto nel Paese preoccupa anche per i rischi di arretramento nella lotta contro il virus HIV. L’Uganda è storicamente un Paese esemplare nella lotta contro l’HIV, dimostrando fino ad anni recenti un costante declino della percentuale di adulti infetti. La situazione era davvero emergenziale negli anni ’80 e ’90, toccando un picco del tasso di incidenza nel 1992, quando il 18,5% degli adulti risultava infetto da HIV. Secondo l’ultimo Progress Report di UNAIDS , negli anni 2004/2005 si è raggiunto il tasso minimo del 6,4%. Ma ora la stretta sui gay pregiudicherà l’approccio alla malattia.

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Uganda, la nuova legge anti-gay prevede l’ergastolo

Il Presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha firmato lo scorso lunedì, 24 febbraio, un controverso disegno di legge anti-gay che punisce gli atti omosessuali con la detenzione fino all’ergastolo, previsto in alcuni casi.
Il Parlamento ugandese aveva approvato a larga maggioranza la norma il 20 dicembre 2013. La legge prevede il carcere anche per le mancate denunce di comportamenti gay alle autorità, e punisce l’utilizzo di Facebook e Twitter per i diritti LGBT, con una pena massima di sette anni di carcere.

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Uganda, impressioni di viaggio

Impegnato come docente di informatica presso le scuole comboniane, Paolo Merlo racconta in questo post le sue esperienze ugandesi. Tra le attività delle missioni presenti sul territorio e gli incontri con la gente del luogo, questo breve racconto ci delinea il quadro di una vita che si può comprendere solo quando ci si trova direttamente a contatto.

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Uganda, forza militare e finta democrazia

L’Uganda si caratterizza, come molti altri Stati africani, per la sua “dittatura democratica” con un presidente di 75 anni in carica da 26 e che vuole ora cambiare la Costituzione per ricandidarsi. Intanto la sua forza militare è sempre più massiccia, con l’obiettivo di essere una “forza di pace” per l’Africa.

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Dopo la tempesta mediatica la questione Kony resta

La valanga di reazioni negative al video Kony 2012 rischia di oscurare alcuni problemi importanti nella regione dell’Africa centrale. La comunità internazionale non può ignorare il ruolo destabilizzante di Kony e del suo esercito ed ha il dovere di proteggere e tutelare la popolazione, scrive Jasmine-Kim Westendorf su openDemocracy.

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Kony e gli occhi sull’Uganda

Un breve filmato può risultare più potente di mille parole. Nelle ultime settimane ha fatto molto discutere il video realizzato dall’Ente no profit americano ’Invisible Children’ su Joseph Kony, capo del Lord’s Resistance Army che per oltre un ventennio ha terrorizzato la popolazione ugandese, soprattutto nel nord del Paese. Ha fatto meno scalpore, invece, il video che ha contribuito alla condanna da parte della Corte Criminale Internazionale di Thomas Lubanga, leader di un sanguinario gruppo ribelle che agisce nella Repubblica Democratica del Congo.

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La tecnologia contro l’omofobia

Soprusi e discriminazioni nei confronti degli omosessuali sono all’ordine del giorno – soprattutto in certi Paesi. Ma i social media hanno sviluppato canali di comunicazione che stanno aiutando il cambiamento di mentalità. E aiutano a rendere pubbliche le lotte di quanti sfidano giudizi morali e leggi punitive per quello che in alcuni Stati è considerato un crimine. Azioni che spesso mettono in pericolo la loro vita.

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