Trump

Usa, proteste mai viste prima per un Presidente già impopolare

Il giorno dell’insediamento Trump è stato accolto da quelli che appaiono sempre più come i “Divided States of America”. Sarà dura riunificarli. Intanto l’altrAmerica si prepara a un’opposizione variegata e spontanea nei confronti di un Presidente inatteso e controverso, che ha già toccato l’indice di gradimento più basso della storia (40-44%). Decine le proteste e i boicottaggi (con oltre 60 deputati democrat) organizzati in tutto il Paese e all’estero. Quali gli effetti complessivi? Intanto, aumentano dubbi e preoccupazioni.

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Media sotto attacco e attivismo in fermento, arriva Donald

Nella prima conferenza-stampa dopo sei mesi, il neo-presidente attacca a testa bassa i media, per poi dedicarsi al tipico “Twitter storm”, alimentando i dubbi sulla trasparenza, il dibattito pubblico, la molteplicità delle voci diverse. E mentre proseguono le controverse audizioni al Senato sul possibile gabinetto più ricco della storia Usa, il fronte del dissenso continua ad allargarsi (e organizzarsi), inglobando anche molti seguaci buddisti — tra una miriade di iniziative diffuse per superare attriti e spaccature profonde.

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Parte l’attacco all’Obamacare, tra dubbi e dissensi sparsi

Mentre l’Internet Archive esporta materiali governativi su server basati in Canada per evitare possibili “oscuramenti” d’informazione e conoscenza, un membro del prestigioso Mormon Tabernacle Choir (che si esibirà nella cerimonia di investitura) si dimette come protesta pubblica contro Trump. Intanto la demolizione dell’Obamacare appare manovra ardua e complessa, e i media polemizzano perché da oltre 160 giorni Trump non tiene una conferenza-stampa.

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Usa: agenda della resistenza e libertà di stampa a rischio

La settimana pre-natalizia è stata caratterizzata, a livello mainstream, dalle nuove nomine del Trump Team e dal voto degli Electoral College, che ne ha convalidato la vittoria nonostante diffusi richiami al “voto di coscienza“. Passata la paura con riferimento ai collegi, prende dunque forma l’Amministrazione “più ricca della storia Usa”. Sul fronte dell’attivismo, emerge intanto una dettagliata agenda per la “resistenza dei primi 100 giorni”.

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Normalizzare la presidenza Trump? No, grazie

A un paio di settimane dall’elezione presidenziale forse più clamorosa della storia Usa, è in pieno corso il processo di normalizzazione. Almeno così si vorrebbe far credere: già tante le voci di protesta e le iniziative di opposizione (e sempre più saranno in futuro). Le varie coalizioni che stanno dando vita al dissenso, in maniera spontanea e trasversale, promettono battaglia. Anche sul fronte globale non mancano le voci informate di cittadini, esperti ed attivisti.

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