sfruttamento

Agricoltura e stagionalità, viaggio attraverso opportunità e limiti

La globalizzazione dei mercati e la tecnologia agricola ci hanno permesso di abbattere alcuni limiti della nostra dieta, primo tra tutti quello di dipendere dalla stagionalità di frutta e verdura per il loro consumo. Oggi una rapida occhiata ai banchi del supermercato ci mostra quanto ogni prodotto possa essere reperibile in qualsiasi momento dell’anno, qualunque sia la sua origine. Dietro questa disponibilità, tuttavia, l’impatto ambientale dei modi di produzione e dei trasporti, e il costo sociale che essa comporta, ci obbligano a una riflessione più profonda sulla stagionalità e sul suo superamento.

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Diritti calpestati dall’etica di facciata, le insidie del rightswashing

Esiste un fenomeno ancora troppo poco dibattuto, tuttavia incredibilmente diffuso, che fuorvia le scelte di molti di noi: al supermercato, in campagna elettorale, o in altri ambiti meno sospettabili. Ha un impatto su di milioni di persone, attraverso l’occultamento di pratiche discriminatorie fino al vero e proprio sfruttamento. Per chi lo usa si tratta di far finta di avere la coscienza pulita, lavandosene in realtà le mani. Riflettere su questo tema d’attualità insegna a riconoscerne i mille volti e pone un interrogativo chiave: come si smantella la coltre d’inganni che ricopre i diritti umani?

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Lavoro minorile, vietato sì ma con regole diverse nei vari Paesi

Lo sfruttamento di minori, in particolare nella produzione agroalimentare, non costituisce una realtà limitata al terzo mondo, bensì un fenomeno sviluppato anche in Europa e Stati Uniti d’America, laddove la tutela del più debole dovrebbe costituire un fondamentale pilastro dell’ordinamento democratico. A denunciare questo “caporalato invisibile” è un recente report della FAO che denuncia lo sfruttamento di circa 108 milioni di bambini. Vale la pena segnalare tuttavia che sulla questione nemmeno l’ONU stabilisce regole chiare ed esaustive per scongiurare tali abusi.

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Lavoro forzato, 25 milioni di persone private della dignità

Gli schiavi moderni sono milioni, in tutto il mondo. Quello che nelle democrazie occidentali sembra un diritto acquisito, in molti Paesi è ancora una difficile conquista difficilmente tutelabile. Imposto da attori privati o dagli Stati, il lavoro forzato è una piaga sociale difficilmente estirpabile. Per l’OIL la cifra degli “schiavi moderni” raddoppia, arrivando a 40 milioni, se si considera, oltre che il lavoro forzato, anche lo sfruttamento sessuale e gli impieghi domestici. Tre report fanno il punto su questo dramma sociale.

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‘La schiavitù è politica’, una Carta internazionale contro gli abusi

Nel 2012 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che almeno 21 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di schiavitù e che l’11% della popolazione globale dei bambini sia costretta a lavorare. Alla luce di questi dati l’ONG Anti-Slavery International ha redatto una nuova Carta in cui si impegna a porre fine a questo dramma, che si manifesta in varie forme, dal matrimonio forzato ai lavori domestici non tutelati. Con questo documento l’organizzazione britannica si impegna a sconfiggere la schiavitù una volta per tutte, assegnando doveri e responsabilità a Stati, imprese e organizzazioni internazionali.

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Lavoro e migranti, “sfruttamento di Stato” vs integrazione

Il Piano immigrazione promosso dal ministro dell’Interno Minniti prevede “lavori socialmente utili” e senza paga per i richiedenti asilo in attesa del riconoscimento dello status di protezione internazionale. Secondo alcuni, il provvedimento favorisce lo sfruttamento di persone private dei diritti fondamentali e non mira all’effettiva integrazione dei migranti. Intanto, già esistono alcune best practice di tipo privato come “Calcioxenia” che promuove l’integrazione attraverso il calcio e “Radio Alta Frequenza” che permette ai richiedenti asilo di esprimersi ai microfoni. Abbiamo incontrato alcuni dei partecipanti e chiesto loro cosa significa il lavoro e quanto sia importante.

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Bangladesh, piantagioni di tè e sfruttamento

Le piantagioni di tè in Bangladesh sono state, per decine d’anni, quasi di esclusiva proprietà della Corona inglese. Dopo l’indipendenza del 1971 hanno oggi nuovi proprietari: bengalesi, pakistani, indiani e ancora inglesi, scozzesi. Tuttavia le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici non sono migliorate molto da allora.

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Congo Week, per ricordare massacri e sfruttamento

Violente lotte per il controllo delle risorse nel sottosuolo, massacri nei villaggi, tensioni per il continuo rinvio delle elezioni politiche. L’evento che, in otto anni, ha toccato oltre 65 Paesi e 400 campus universitari ha l’obiettivo di far conoscere le inumane condizioni di vita dei congolesi. Gli abitanti di questo Paese, soprattutto nel Nord del Kivu, si trovano tra due fuochi. Da un lato, il rischio costante di subire attacchi e massacri da parte dell’una o dell’altra milizia senza alcuna sicurezza da parte del Governo. Dall’altro, per vivere sono costretti a diventare schiavi dei “minerali digitali” e a lavorare nelle miniere illegali in condizioni di vita al di sotto di ogni standard umano. E anche i caschi blu dell’ONU si sono macchiati di azioni vergognose.

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Congo, schiavi dei minerali digitali: la loro storia in un “corto”

La Fondazione Buon Pastore ha recentemente prodotto il documentario “Maisha: A New Life Outside The Mines”, che indaga sugli schiavi dei “minerali digitali” impegnati in condizioni disumane nelle miniere del Katanga, in Congo. I materiali come coltan, rame, cobalto che finiscono nei nostri smartphone e nei nostri computer vengono da queste zone della terra infernali, dove si vive in condizioni di vita iper precarie e estremamente rischiose. Videointervista di Voci Globali al produttore esecutivo Cristina Duranti.

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Tratta di esseri umani, fenomeno nascosto alla luce del sole

Siamo nel ventunesimo secolo e il mercato di esseri umani, la tratta degli schiavi è un fenomeno ancora e ampiamente presente. Milioni sono le vittime. È addirittura la terza attività illegale più lucrativa nel mondo dopo droga e armi. Si stima che il traffico di esseri umani renda ai criminali circa 32 miliardi di dollari annui. Tutto ciò sembrerà strano. È assurdo. Ma assolutamente e scandalosamente vero. Un articolo di Giuseppe Fusco.

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