21 Novembre 2024

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La falsa propaganda per i diritti umani accettata dall’Occidente

L’Egitto e Stati sempre più strategici sul piano internazionale come la Turchia, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono da anni impegnati a ridisegnare la propria immagine, da nazioni autoritarie e prive di libertà a Governi moderni attenti al rispetto dei diritti. Tuttavia, uno sguardo più approfondito queste politiche, spesso celebrate come rivoluzionarie, rivela quanto esse siano opache e carenti di tutele concrete nei confronti dei cittadini. Il dissenso continua a essere osteggiato con crudeltà anche in presenza di piani nazionali che esaltano la libertà di espressione. Con l’approvazione, tacita, del mondo occidentale democratico.

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Qatar oltre i Mondiali: no ai diritti, alleanze scomode, accordi sul gas

Tra alleanze esclusive con i talebani, amicizie strategiche con Iran e Turchia, accordi per le forniture di gas e profonde ombre su un ampio spettro di diritti umani e civili, l’emirato qatarino è al centro della scena globale. I campionati di calcio hanno acceso i riflettori su un piccolo Stato che ha molto da mostrare oltre a stadi scintillanti e tifosi in festa. Donne senza libertà, lavoratori schiavizzati e blogger incarcerati per aver espresso i propri pensieri sono soltanto alcune vittime di un sistema di potere opprimente. Con la solita complicità delle grandi potenze affamate di risorse.

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L’UE necessita del gas dei Paesi del Golfo e dimentica i diritti umani

Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti sono tra i Paesi maggiormente “corteggiati” dalle potenze occidentali per rispondere al fabbisogno energetico ora minacciato dalla guerra voluta da Putin. L’Europa sta intensificando i rapporti con Stati già noti per le gravi violazioni dei diritti fondamentali. Libertà di espressione assente, torture e schiavitù nel lavoro, sparizioni forzate, discriminazione sessuale, mancanza di tutele giuridiche per gli accusati accomunano queste ricche nazioni mediorientali. I Paesi UE, però, non sembrano impressionati da tali brutalità in nome di scambi convenienti.

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Kafala, quando il lavoro diventa sfruttamento, abuso, schiavitù

Il sistema di sponsorizzazione del lavoro straniero – diffuso nei Paesi del Golfo Persico, in Giordania e in Libano – genera gravi forme di sfruttamento. Permettendo di fatto ai datori di lavoro un controllo quasi totale sulle vite dei migranti. ONU, UE, organizzazioni a tutela dei diritti umani ne chiedono da tempo l’abolizione. Senza però grandi risultati. Solo Arabia Saudita e Qatar hanno avviato delle riforme, che – ad oggi – non sono state ancora pienamente attuate. Da Beirut, una buona notizia: a febbraio si terrà l’udienza del primo processo penale instaurato contro un kafeel.

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‘La schiavitù è politica’, una Carta internazionale contro gli abusi

Nel 2012 l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha stimato che almeno 21 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di schiavitù e che l’11% della popolazione globale dei bambini sia costretta a lavorare. Alla luce di questi dati l’ONG Anti-Slavery International ha redatto una nuova Carta in cui si impegna a porre fine a questo dramma, che si manifesta in varie forme, dal matrimonio forzato ai lavori domestici non tutelati. Con questo documento l’organizzazione britannica si impegna a sconfiggere la schiavitù una volta per tutte, assegnando doveri e responsabilità a Stati, imprese e organizzazioni internazionali.

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Corno d’Africa, i rischi di un’espansione della crisi del Golfo

La regione è una delle zone geo-strategiche più importanti al mondo per la sua vicinanza allo stretto di Bab-el-Mandeb che collega il Golfo di Aden con il Mar Rosso, e ha stretti legami con il mondo arabo. Le nazioni del Golfo si sono recentemente schierate con l’Arabia Saudita nella crisi diplomatica con il Qatar, accusato di aver finanziato il terrorismo e sostenuto l’Iran. Da questa crisi potrebbe innescarsi un effetto a catena che sconvolgerebbe anche le nazioni del Corno d’Africa, un territorio già vulnerabile ai conflitti nonché già sull’orlo di una crisi umanitaria.

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Qatar: immigrati, sudore e sangue nel Paese più ricco del mondo

Durante il suo recente viaggio in Medioriente, il PM Enrico Letta ha ribadito il suo impegno per i diritti umani in … Russia. Non ha speso una parola per le condizioni inumane dei lavoratori immigrati nei Paesi della regione, in particolare in Qatar. Eppure, questo emirato non è un esempio per il rispetto dei diritti dei lavoratori, in special modo per quelli che stanno lavorando nei cantieri delle strutture che accoglieranno la Coppa del Mondo 2022 di calcio.

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Perché i leader arabi vogliono un cessate il fuoco a Gaza ma non in Siria?

I governi dell’Arabia Saudita e del Qatar continuano a dire che Bashir Assad dovrebbe lasciare il potere o essere rimosso con la forza perchè il popolo siriano vuole che se ne vada. Però trascurano il fatto che i popoli arabi vogliono che anche loro se ne vadano, non solo Assad.

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