neocolonialismo

Migrazioni e torture, binomio di una società disumana e violenta

Negli ultimi anni, lo spostamento forzato di milioni di persone è divenuto sempre più frequente e pericoloso. Solitamente causato dal sovrasfruttamento delle risorse, dal cambiamento climatico e dalle politiche aggressive del Nord globale, tale fenomeno è spesso sinonimo di violenze e abusi. Voci Globali ha raccolto la testimonianza del docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia Fabio Perocco che ha curato una raccolta dedicata a questo tema. Raccogliendo ricerche condotte da specialisti, il libro documenta le gravi violazioni dei diritti umani che vengono perpetrate in ogni tappa del viaggio migratorio.

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Zimbabwe sotto il controllo del colonialismo commerciale

Il colonialismo è parte integrante della storia africana, l’indipendenza ottenuta in passato ha infatti posto fine alla dipendenza politica ufficiale e ai Governi coloniali, ma non ha sradicato quello che si definisce “colonialismo commerciale”. Invece che aiutare i Paesi africani ad uscire dalla povertà, questo tipo di intervento, tipicamente proveniente da Occidente e Cina, ha in realtà protratto questa situazione, mantenendo al potere figure corrotte e oppressive. Per via delle nuove politiche di apertura al mercato cinese, anche lo Zimbabwe sembra ormai non poter sfuggire a questo malsano meccanismo.

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Voglia di colonialismo, “non fu poi tanto male, molti i benefici”

Un pericoloso revisionismo è in atto da tempo. Gente comune ma anche accademici e intellettuali che non solo parlano di quel periodo storico tessendone le lodi, ma auspicano una sorta di “soft colonialism” addirittura messo in atto con la collaborazione e il benestare dei Governi africani. L’ultimo caso in ordine di tempo è il saggio “The case for colonialism”, ritirato dalla rivista che lo aveva pubblicato ma ancora visibile sul web. In questo articolo ricordiamo brevemente i più grandi orrori della Storia da parte degli imperialisti europei nei confronti dei popoli africani. L’Italia ha registrato la sua parte di crimini di guerra in Etiopia e in Libia.

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