Jair Bolsonaro

Brasile, le vittime invisibili di uno Stato che fa guerra alle favelas

A distanza di un anno dal raid di polizia più violento della storia di Rio de Janeiro, le madri e i parenti delle vittime non hanno ancora ottenuto giustizia. Queste persone, non potendosi permettere di cambiare casa, sono obbligate a rimanere nelle favelas, convivendo con la costante paura che altri familiari possano rimanere uccisi in simili operazioni. La violenza della polizia brasiliana non è una novità: secondo i dati, gli omicidi per mano delle forze di pubblica sicurezza sono quasi triplicati tra il 2013 e il 2020. E l’agenda pro armi di Bolsonaro complica ulteriormente la situazione.

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Amazzonia, la lotta dei nativi per proteggerla dalla distruzione

Agevolate da politiche che sembrano non preoccuparsi del deterioramento ambientale e dei problemi sociali ad esso legati, le attività di estrazione mineraria e l’industria agro-alimentare minacciano la sopravvivenza della Foresta Amazzonica e dei popoli che la abitano da secoli. I Guardiani della Foresta del popolo Guajajara, nel Nord-Est brasiliano, sono uno tra gli esempi di resistenza quotidiana attuata dalle comunità native nel mondo. Senza alcun supporto dal Governo, si trovano a dover contrastare un sistema criminoso. In gioco c’è la stessa vita degli attivisti, alcuni assassinati nell’impunità.

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Nere, donne, brasiliane, in azione contro la violenza di genere

Anche per il negazionismo del suo presidente Bolsonaro, il Brasile è oggi l’epicentro del Covid-19 in Sud America. Tuttavia, mentre nessuno era preparato alla pandemia, le attiviste impegnate da anni nelle favelas del Paese sono entrate in azione. Non soltanto per informare sulle misure igieniche e l’accesso agli aiuti finanziari, ma anche per contrastare le violenze domestiche, cresciute in maniera allarmante soprattutto sulle donne povere e di colore, mentre lo Stato latita e le disuguaglianze preesistenti si allargano.

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L’Amazzonia piange i suoi “Guardiani”. E la mattanza continua

Nella foresta pluviale prosegue l’escalation di violenza contro i difensori ambientali. Minacce, intimidazioni e omicidi si susseguono in un clima di quasi totale impunità. In un contesto dove patrimonio ambientale, diritti dei popoli indigeni e sviluppo economico sono strettamente interconnessi e imprescindibili gli uni dagli altri, l’attivismo rappresenta un vero e proprio ostacolo per i loschi affari di quanti vedono nell’Amazzonia solo una mucca da mungere per il proprio profitto. Ecco perché attori governativi e societari si adoperano per silenziare gli ambientalisti con metodi definibili mafiosi.

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Brasile, la denuncia: pulizia etnica contro la popolazione nera

Dopo l’omicidio della piccola Agatha Felix, di soli otto anni, colpita alla schiena da un proiettile mentre rientrava a casa, si comincia a parlare di vero e proprio genocidio nello Stato sudamericano. I cittadini brasiliani, infatti, credono che la violenza impiegata dagli agenti di polizia contro le popolazioni delle favelas di Rio de Janeiro rappresenti un vero e proprio piano per la loro eliminazione. L’articolo offre un’analisi dettagliata del fenomeno, aprendo a nuovi elementi di riflessione e mettendo in evidenza che ciò che sta avvenendo nel Paese è di fatto una discriminazione istituzionalizzata e violenta.

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Brucia anche l’Africa, ma si tratta di gestione del territorio

Se durante l’estate gli occhi sono stati puntati soprattutto sul Brasile, la NASA ci avverte che la foresta amazzonica non è la sola a bruciare. Sembra, infatti, che in alcune zone africane si registrino incendi maggiori. Alla luce degli studi condotti in questo campo si scopre però che gli incendi nelle savane possono essere parte di un’attività fondamentale di controllo di molte aree protette del continente. L’analisi degli esperti chiarisce e distingue quando il fuoco è davvero dannoso per l’ambiente.

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Brasile, la “sicurezza” di Bolsonaro che mette a rischio le donne

Già durante la sua campagna elettorale, il presidente brasiliano era stato chiaro su quale fosse la sua posizione riguardo le armi. Una volta eletto, ha infatti subito firmato un decreto per renderne il possesso e il trasporto più flessibili. Il Congresso è inoltre al lavoro su un pacchetto anticrimine che potrebbe alleggerire le pene per le violenze commesse durante il servizio da parte delle forze dello Stato. Tutte queste misure sono potenzialmente pericolose per la popolazione femminile, in particolare per quella di colore e residente nelle favelas, già la più vulnerabile di tutto il Paese.

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Brasile, Bolsonaro fa guerra all’ambiente in nome del progresso

Da poco in carica, il neo presidente brasiliano sta già mettendo in pratica le sue preoccupanti politiche in materia ambientale. Ancora prima del suo insediamento, il tasso di deforestazione dell’Amazzonia è tornato a crescere dopo anni di incoraggiante diminuzione, e si teme andrà solo peggiorando. Dalla costruzione di dighe, allo sfruttamento di terreni e sempre meno diritti per gli indigeni, le premesse sono allarmanti. Ma la strada non è spianata, gli ambientalisti brasiliani e internazionali sono infatti sempre più determinati a salvaguardare questa regione, fondamentale per la sopravvivenza di tutto il pianeta.

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