femminicidio

Schiavitù moderna, il lato oscuro di una globalizzazione disumana

Attraverso una comparazione tra contesto mondiale e nazionale, Voci Globali torna a parlare di emancipazione femminile e diritti umani in occasione dell’8 marzo. Il 2022 si è chiuso con un bilancio disastroso: la pandemia di COVID-19 e il conflitto in Ucraina hanno destabilizzato le condizioni di donne e minori in tutto il mondo. L’INAPP, in una ricerca diretta da Antonello Scialdone, ha analizzato nel dettaglio i dati relativi al matrimonio forzato e alla tratta sessuale. Dal 2016 i numeri sono aumentati, evidenziando un numero crescente di vittime. Per un vero cambiamento, è necessario decostruire la natura violenta della società patriarcale.

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Brasile, sono le donne a guidare la resistenza alla repressione

L’elezione di Bolsonaro lo scorso autunno ha dato nuovo impulso al movimento femminista. Se da una parte c’è stata una rappresentanza femminile lievemente migliorata nelle cariche politiche, dall’altra rimangono allarmanti il numero di femminicidi – più di 400 solo dall’inizio dell’anno – e la sordità del Governo. Con le istituzioni che non sembrano intenzionate a intervenire sulle disuguaglianze e le ingiustizie di genere, le attiviste si sono rese conto che i diritti duramente conquistati sono a rischio e hanno deciso di scendere in piazza a difenderli.

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Femminicidi, una donna in Messico mappa e ricostruisce i casi

Secondo gli ultimi dati pubblicati dalle Nazioni Unite, nel Paese centroamericano ogni giorno in media vengono uccise 9 donne. Sono tante però le lacune: dai dati ufficiali non efficienti alla diffusa impunità dei responsabili di questi crimini. A colmare alcuni vuoti ci sta pensando María Salguero, che ha creato una mappa interattiva in cui registra tutti i casi segnalati e la maggior quantità di informazioni possibili sulle vittime e sui luoghi dell’omicidio. Un progetto che non solo sta servendo a migliorare la disponibilità di dati, ma rappresenta una presa di coscienza visiva di questa piaga dilagante. Dal 2011 uccise 6.000 donne.

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Femminicidio, cancro ‘giustificato’ da società e istituzioni

Ogni anno, in Italia, circa 150 donne perdono la vita per mano di un uomo. Mariti, compagni, ex partner, familiari sfogano la loro violenza assassina come atto ultimo di prevaricazione sulla donna. Il perdurare di una cultura patriarcale che non vuole mettere in discussione il paradigma del “maschio dominante” e lo stereotipo della donna “custode del focolare domestico” non ha finora permesso di affrontare in modo adeguato ed efficace il problema. Vittime secondarie di questo vergognoso fenomeno sono i figli delle vittime di femmincidio. I cosidetti “orfani speciali” sono abbandonati dallo Stato e nulla si sa di dove sono e cosa fanno.

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In America Latina il più alto tasso al mondo di femminicidi

A giocare un ruolo in questo triste primato anche la diffusione e l’estrema violenza delle gang e la misoginia imperante. A questi vanno aggiunti il traffico di esseri umani e l’uso delle donne per le più pericolose delle attività criminali. Il femminicidio e la maggioranza delle impunità che lo circonda è un tema caldo per le forze dell’ordine in tutta la regione dell’America Latina.
Un problema fondamentale che ostacola il progresso è che “la legge non protegge le donne che sono coinvolte nel crimine organizzato”, come sottolinea il procuratore generale del Guatemala Aldana. Tutto ciò nonostante il fatto che molte donne sono costrette a unirsi ai sistemi criminali.

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