etiopia

Tigray, a un anno dall’accordo di Pretoria pace tutt’altro che certa

La guerra civile che ha insanguinato il Nord dell’Etiopia tra il 2020 e il 2022 ha trovato una risoluzione nel cessate il fuoco firmato nel novembre dello scorso anno. Grazie alle soluzioni concordate, la regione sembra aver trovato un’intesa con la federazione, ma la situazione risulta ancora estremamente fragile: dopo gravi massacri e violenze di ogni genere, il Paese pare sull’orlo di una nuova crisi, potenzialmente sostenuta dalle tensioni presenti tra le varie etnie della nazione. Secondo l’analista William Davison, da noi intervistato, solo il dialogo può portare a una vera e duratura stabilità.

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Migrazioni, Stati africani fanno resistenza ai rimpatri dall’UE

Il rientro forzato dei migranti dall’UE viene, in maniera più o meno esplicita, ostacolato dai Paesi d’origine, soprattutto quelli dell’area occidentale del Continente, che in modalità e per ragioni diverse rallentano o bloccano i tentativi di cooperazione sulle espulsioni. Già molto esigui, i tassi di rimpatrio in Africa dai Paesi europei sono persino diminuiti. Uno studio spiega i motivi alla base dell’insuccesso degli attuali partenariati per la migrazione, illustra le strategie adottate dai Governi di Nigeria, Senegal e Gambia rispetto al rientro dei cittadini espulsi e propone una soluzione per il miglioramento della cooperazione sul tema.

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Sudan, si allontana la speranza di una transizione democratica

Nello Stato arabo-africano è in corso una spirale di violenza che vede i soldati dell’esercito regolare guidati dal generale Abdel Fattah al-Burhan contro le Forze di Sostegno Rapido guidate dal generale Hemeti. Dal 2019 il Paese ha conosciuto due colpi di stato in pochi anni. Nonostante ciò, la sua società civile si è battuta in prima linea per un futuro migliore e una società libera. Le proteste del 2019 sono passate alla storia come la Rivoluzione Sudanese. Oggi, l’eredità delle piazze e la voglia di libertà delle nuove generazioni rischiano di soccombere sotto i colpi dell’autoritarismo.

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Migrazione: Messico, India, Africa; storie di donne che rimangono

Per ogni uomo che emigra, ci sono donne che restano nel Paese di origine. Attendono di ricevere le rimesse dall’estero, a volte per mesi. Fanno da padre e da madre a bambini che devono imparare una nuova quotidianità fatta di assenza della figura paterna. Come raccontato dagli autori del progetto Women Who Stay che documenta l’altra faccia della medaglia della migrazione, le donne si ritrovano spesso a dover comunque lavorare per migliorare la loro condizione, aggravando il carico delle loro responsabilità, o a dover decidere di emigrare per seguire i mariti. Ci vuole coraggio anche a restare.

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Tigray, minoranze etniche a rischio nonostante gli accordi di pace

A più di 24 mesi dallo scoppio della guerra nel Tigray, il futuro dei rifugiati che sono stati costretti con la forza a fuggire è ancora incerto. Essi non credono più nella sicurezza, nella protezione e nella rappresentanza politica una volta rientrati nel loro Paese. Il timore inoltre è che la vicina Eritrea continui la sua occupazione e cancelli le comunità minoritarie tramite l’istituzione di una zona cuscinetto militare sugli altipiani strategici. Pertanto, alcuni gruppi politici minoritari si sono uniti in una coalizione federalista insieme al TPLF al fine di proteggere le loro diversità.

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Etiopia, il conflitto sta aumentando i casi di disturbi mentali

In Etiopia, la guerra civile scoppiata nel 2020 sta provocando gravi conseguenze sulla vita della popolazione. Nelle regioni del Tigray, di Amhara e Afar, si stima che una vasta percentuale degli abitanti, soprattutto donne e bambini, soffrano di alterazioni psicologiche. Purtroppo, la guerra in corso ha danneggiato le strutture sanitarie, religiose e governative, che si occupavano della cura della popolazione. Si fa sempre più urgente il bisogno di creare spazi comunitari dedicati al trattamento dei disturbi psichici, nonché di formare adeguatamente il personale al supporto psicologico.

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Il Melting Pot israeliano in crisi per la voglia di uniformità culturale

All’indomani della sua creazione, lo Stato d’Israele raccolse diverse comunità ebraiche con retroterra culturali differenti. La risposta dell’élite politica sionista fu una politica migratoria di assimilazione e uniformità culturale. Le criticità emersero negli anni Ottanta con l’insediamento nel Paese degli ebrei etiopi. Il modello di assimilazione non raggiunse gli obiettivi prefissati. Al contrario, la marginalizzazione e l’isolamento sperimentati ancora oggi dalla comunità etiope pongono degli interrogativi non trascurabili sull’effettiva riuscita del cosiddetto Mizug Galuyot.

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Parlano le donne migranti, quei viaggi segnati da violenze e abusi

Un elevatissimo numero di giovani donne ogni anno migrano, dall’Africa o dall’Asia, verso l’Europa o altri luoghi considerati più sicuri. Lo studio riportato nell’articolo mette in luce, attraverso racconti e dati, le violenze psicologiche e fisiche che queste persone – persino in tenera età – sono costrette a subire, oltre che nei loro Paesi di origine, anche durante i viaggi di migrazione e nei luoghi di destinazione. Diventa quindi sempre più necessaria l’implementazione di servizi di prevenzione e protezione che possano tutelare le donne migranti e affiancarle nei loro percorsi di reintegrazione e resilienza.

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Etiopia, Tigrè travolto dalla frattura politica e dalla crisi umanitaria

A quasi un anno dall’inizio del conflitto la situazione nell’estremo Nord dell’Etiopia rimane critica. Una gravissima crisi umanitaria è attualmente in corso in Tigrè, mentre la guerra si espande nelle regioni confinanti. Il Governo etiope sotto la guida del premio Nobel per la pace Adiy Ahmed è ora accusato di violazione dei diritti umani e di impiegare l’inedia come arma di guerra. Le ultime stime indicano che almeno 5,2 milioni di persone stanno soffrendo la fame e subiscono violenze e discriminazioni solo a casua della loro appartenenza etnica.

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USA, migranti: non si fermano le espulsioni verso il sud del Messico

L’UNHCR accusa Washington di sfruttare la pandemia da Covid-19 per “allontanare” dal proprio territorio migranti e richiedenti asilo. In Spagna, il ministro dei Diritti Sociali chiede di vietare le corride dei nani: “spettacolo degradante”. Un nuovo studio scientifico conferma il calo degli impollinatori e il conseguente effetto nefasto su economia e umanità. L’Indonesia sventa un possibile attacco terroristico programmato da Jemaah Islamiyah per la festa dell’Indipendenza nazionale. Intanto, l’Etiopia sta sviluppando piattaforme social locali per sostituire Facebook e Twitter.

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