23 Novembre 2024

censura

Angola, i social media nel mirino del presidente

Il 99% della popolazione dell’Angola, cioè coloro che non sono imparentati né comunque vicini all’élite del partito di governo MPLA, si trova a dover affrontare nuovi contraccolpi. E negli ultimi 36 anni non ne ha subiti pochi. Adesso la minaccia pende sullo spazio digitale angolano, dato che i social media sono diventati l’ultimo obiettivo del presidente Dos Santos nel suo tentativo di soffocare la società civile e reprimere il malcontento. Le intenzioni del presidente, rese note attraverso un annuncio informale durante il tradizionale discorso presidenziale per il nuovo anno, non rappresentano una buona notizia per le poche libertà civili rimaste in Angola.

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“Installate software libero per evitare la censura”

L’appello di Appelbaum, giornalista esperto di tecnologie, sicurezza e crittografia. “Vogliono toglierci le libertà fondamentali”. “Stiamo assistendo al fallimento dei nostri servizi di intelligence che, in tutto il mondo sostengono che la crittografia è un problema. In realtà la minaccia non viene dalla tecnologia o dalla crittografia. Alla base c’è l’intolleranza, la mancanza di apertura e di accoglienza, la paura dell’altro. Oggi c’è una tecnologia che ci aiuta a confermare, garantire, espandere le nostre libertà, Signal e Tor, per esempio”.

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Libertà in Rete, anche la Francia tra i Paesi più restrittivi

Il Rapporto 2015 di Freedom House segna un peggioramento dell’esercizio del diritto di espressione in molte parti del mondo. In cima alla classifica negativa ci sono Russia, Libia, Ucraina e Francia. La diminuzione del livello di libertà è data anche dalla censura messa in atto da altri governi, Cina, Iran e Siria in primis. Inoltre, gli attentati terroristici contro la redazione della rivista Charlie Hebdo a Parigi hanno cambiato molto le condizioni degli utenti della Rete a causa delle strategie anti terrorismo portate avanti dal governo di Hollande.

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Etiopia, liberi gli attivisti del blog collettivo Zone9

È notizia di pochi giorni fa l’assoluzione di quattro membri del blog collettivo in lingua amarica Zone9, nonché collaboratori del network Global Voices, rimasti in carcere per 18 mesi sotto l’accusa – infondata – di terrorismo. Il blog copre le questioni sociali e politiche in Etiopia e promuove i diritti umani e la responsabilità di governo. Nonostante questa buona notizia, la situazione del Paese in termini di libertà di stampa e di parola, sia online che offline, resta particolarmente critica. È noto, e confermato dalle classifiche di Freedom House 2015, che l’Etiopia è uno dei Paesi meno liberi al mondo in questo senso.

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Letteratura gender, propaganda o questione scientifica?

Opinioni, saggi e studi “rispondono” al bando di testi per l’infanzia da parte del sindaco di Venezia che -. viste le proteste – ha fatto per il momento un passo indietro. La questione – che abbiamo girato ad esperti – è questa: possono testi come “Piccolo blu e piccolo giallo”, “Orecchie di farfalla”, “Di Mamma ce n’è una sola”, “Piccolo Uovo”, “Il pentolino di Antonino” essere “diseducativi”? C’è chi risponde: “Cosa vuol dire che un libro è pericoloso? La fiaba è ‘pericolosa’? Topolino è pericoloso? […] L’Antico testamento che racconta la storia tragica dell’uccisione di Abele da parte di Caino è pericoloso?”

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Marocco, la prostituzione in un film e la censura si scatena

Presentato al festival di Cannes – e circolato su YouTube – “Much loved” di Nabil Ayouch ha provocato molte polemiche. La pellicola presenta uno spaccato realistico e crudo della vita notturna di quattro prostitute di Marrakesh. Ne racconta gli incontri con uomini di differenti nazionalità, la sofferenza, le difficoltà che si ritrovano ad affrontare e la loro solitudine. I guai per il regista sono cominciati all’indomani della diffusione di alcuni spezzoni del film su YouTube. Il film, censurato dalle autorità, sta ora girando in Rete in versione pirata.

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Cina, 641 milioni di utenti Internet sotto censura ideologica

Il Great Firewall è un mix di limitazioni tecniche e culturali che non permette agli utenti cinesi di accedere alla rete libera. Il sistema di sorveglianza, gestito dal ministro della Sicurezza Pubblica cinese, nega l’accesso a una lunghissima lista di siti, ricerche, contenuti e immagini che diffondono una cultura volgare o che (in qualche modo) minacciano la stabilità politica del Paese. È il caso di alcune pagine di Wikipedia, i servizi di Google, YouTube, Facebook, Twitter, Instagram e molti altri ancora.

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Gillmor, giornalisti alzatevi in piedi e siate attivisti

Ci sono argomenti, come la libertà, su cui non si può fare a meno di essere chiari, alzare la voce e diventare attivisti. Il giornalista e scrittore americano Dan Gillmor approfitta del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia per lanciare un appello a chi fa informazione affinché le libertà fondamentali siano rispettate. “Alzatevi, fate sentire la vostra voce, diventate attivisti, altrimenti lascerete spazio a chi vorrà controllare il vostro, il nostro mondo, la nostra vita”.

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Africa e censura Internet, nulla di nuovo sotto il sole

In questa infografica pubblicata sul tumblelog Afrographique è sintetizzato il grado di censura esistente nei diversi Paesi del continente africano. Tra i Paesi giudicati più liberi emergono il Kenya e il Sudafrica; tra i fanalini di coda, senza sorpresa troviamo l’Etiopia, il Sudan e l’Egitto.

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