27 Aprile 2024

accoglienza migranti in Eu

Fermare le violenze alle frontiere, lo chiedono i cittadini europei

L’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma che “nessuno può essere sottoposto a tortura, né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Eppure, le politiche migratorie consentono l’esternalizzazione del controllo dei confini a Paesi che non rispettano i diritti umani e non puniscono crudeltà e respingimenti lungo le rotte di viaggio. Per costringere la Commissione Europea a intervenire con strumenti legislativi idonei nasce l’iniziativa di Stop Border Violence. Capiamo cos’è con interviste a Ciurcina, Francesconi, Camarda e Cibati del Comitato promotore.

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Confine tra Bielorussia e Polonia, dove muore il diritto comunitario

A partire dall’inverno 2021 la situazione umanitaria lungo la frontiera orientale polacca si è trasformata in una vera e propria catastrofe umanitaria. Le autorità di Varsavia si sono macchiate di respingimenti arbitrari e violenze ai danni dei richiedenti asilo. Inoltre, le difficili condizioni climatiche hanno aggravato ulteriormente la situazione. Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’apertura ai rifugiati ucraini, è emerso il razzismo delle politiche di controllo dei confini europei. Attraverso una testimonianza diretta Voci Globali torna a parlare di criminalizzazione dei fenomeni migratori.

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Stati, frontiere e l’insanabilità del paradosso democratico

Nella storia recente i flussi migratori sono sempre stati descritti come un fenomeno il cui controllo si rende necessario per garantire il mantenimento dello status quo. Ma se fosse proprio lo status quo ad essere sbagliato? I presupposti su cui i moderni sistemi statali sono stati costruiti mostrano tutta la loro fallacia quando li si analizza secondo la prospettiva delle identità nazionali e della libertà di movimento. R.G., rifugiato algerino in Grecia da 5 anni, e colpevole solo di portare un cognome arabo, ci racconta come tutto questo impatti con violenza sulla vita delle persone che decidono di emigrare.

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Canarie, vertiginoso incremento di sbarchi sulla rotta atlantica

Nel 2019 la Spagna sigla un accordo con le autorità marocchine volto a ridurre le partenze verso le coste iberiche continentali. I dati registrati nel 2020 sembrano confermare che il Governo Sanchez sia riuscito nei propri intenti, ma quello che sta accadendo nell’Arcipelago Canario smentisce le apparenze: la rotta migratoria si è semplicemente spostata più a Sud. Le statistiche parlano di un aumento degli arrivi sulle coste delle Canarie che supera il 500%, arrivi contrassegnati da un percorso migratorio particolarmente rischioso e duro sia in mare che in terra ferma.

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Richiedenti asilo, pedine politiche in un’Europa disarmonica

Lo scontro sulle responsabilità di accoglienza scoppiato con il caso Aquarius e lo stallo sulla riforma del regolamento di Dublino sono segni evidenti di una crisi dell’Unione Europea sul tema migrazione. Posizioni discordanti tra gli Stati e allontanamento di ogni responsabilità condivisa rischiano di rendere impossibile una politica di asilo comune e solidale. Il vertice del Consiglio Europeo previsto per la fine del mese, non promette di giungere a conclusioni efficaci, mentre la rotazione alla presidenza del Consiglio a luglio, non pare, in questo senso, dare speranza per il futuro.

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