[Traduzione a cura di Gaia Resta dell’articolo originale di pubblicato su The Conversation]
Da quando lo Zimbabwe ha ottenuto l’indipendenza nel 1980, somiglia alla fattoria dell’omonimo romanzo dello scrittore inglese George Orwell, pubblicato nel 1945. Proprio come i maiali della storia, i leader dell’era post-liberazione del Paese hanno dirottato la rivoluzione – originariamente radicata in uno sdegno più che legittimo – contro il colonialismo e le sue pratiche relative a estrazione e sfruttamento.
I personaggi primari de La fattoria degli animali propendono per il male e la smania di potere tipica dei despoti della Storia, tra cui l’ex presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe. I leader del Paese agiscono per tornaconto personale e rimangono al loro posto senza farsi carico della sofferenza delle persone che affermano di rappresentare.
La fattoria degli animali trova una eco moderna nel romanzo recentemente scritto dalla giovane e acclamata autrice zimbabwiana NoViolet Bulawayo, Glory. La sua versione satirica del colpo di Stato del 2017 e della caduta di Mugabe viene narrata tramite dei personaggi/animali. Parallelamente, l’artista visivo Admire Kamudzengerere ha fondato la Animal Farm Artist Residency a Chitungwiza come uno spazio dedicato alla sperimentazione creativa.
È all’interno di questo contesto che un gruppo di scrittori zimbabwiani guidato dalla romanziera e avvocato Petina Gappah e dal poeta Tinashe Muchuri, ha tradotto La fattoria degli animali in shona, la lingua più parlata nel Paese. Il lavoro di squadra è stato portato avanti da una dozzina di scrittori per oltre cinque anni ed è culminato nella pubblicazione di Chimurenga Chemhuka (La rivoluzione degli animali).
In quanto studioso di letteratura zimbabwiana, so bene che sono fin troppo pochi i grandi romanzi disponibili nelle lingue indigene del Paese. La questione è particolarmente rilevante perché ci sono poche librerie e biblioteche in cui i giovani possano avere accesso alla buona letteratura. Ma gli scrittori dello Zimbabwe hanno deciso di occuparsi in prima persona del problema.
Il progetto di traduzione
Quella di tradurre La fattoria degli animali in shona è una scelta perfetta. Storicamente, i romanzieri di lingua shona hanno usato il mondo animale per richiamare gli usi e le tradizioni e anche per analizzare le debolezze umane. I grandi autori shona – come Solomon Mutswairo, Patrick Chakaipa e più recentemente Ignatius Mabasa – hanno scritto libri che usano l’allegoria in risposta a un’ampia gamma di crisi che riguardano lo Zimbabwe (come ne La fattoria degli animali viene usato l’espediente letterario dell’allegoria per parlare di politica tramite i maiali come personaggi).
Gappah ha lanciato il progetto di traduzione in un post privato su Facebook nel 2015:
Con un gruppo di amici ho pensato che sarebbe stato divertente avvicinare il romanzo a nuovi lettori di tutte le lingue parlate nello Zimbabwe. Questo progetto è importante per noi perché il nostro Paese è stato molto isolato negli ultimi anni e la traduzione rappresenta un modo per avvicinare altri popoli e culture alla propria.
Otto anni dopo, Chimurenga Chemhuka ha visto la luce; è stata una grande conquista, considerato che l’editoria non se la passa bene per via delle condizioni disastrose dell’economia zimbabwiana. Gappah e i suoi amici ambiscono a tradurre e pubblicare il romanzo orwelliano in tutte le lingue indigene insegnate nelle scuole del Paese.
Chimurenga Chemhuka
Sebbene Chimurenga Chemhuka sia scritto per la maggior parte in shona standard, i personaggi parlano un mix di diversi dialetti come il chiKaranga, chiZezuru, chiManyika – più un pizzico di slang contemporaneo. Si tratta di una traduzione prismatica di un unico testo. Come spiegato dal maggior teorico di traduzione britannico Matthew Reynolds:
Tradurre significa rifare, non solo in una nuova lingua con tutte le sue sfumature e modi diversi di mettere insieme le parole, ma in una nuova cultura i cui lettori saranno probabilmente attratti da temi differenti.
L’impiego dei dialetti accende una vena comica nel romanzo e apre a diverse interpretazioni e collegamenti. Per esempio, il presidente dello Zimbabwe Emmerson Mnangagwa, che non ha il dono della retorica come il suo predecessore, ha sempre cercato di distinguersi con l’uso del chiKaranga, un dialetto shona molto parlato. È sua abitudine arringare le folle pagate per assistere ai suoi comizi con uno stile pentecostale piuttosto diffuso, lamentoso e cantilentante, che fa sollevare dal pubblico polvere e risate.
Il titolo, Chimurenga Chemhuka, è sagace e si riferisce direttamente alla guerra di liberazione dello Zimbabwe. Chimurenga (la rivoluzione) Chemhuka (degli animali) non è una traduzione letterale dell’originale Animal Farm; gli scrittori si sono presi la libertà di collegare il libro alle battaglie per l’indipendenza del Paese, comunemente note come Chimurenga.
Perché è importante
Questo progetto di traduzione costituisce un evento significativo nell’ambito della letteratura shona.
È stato portato avanti da un gruppo di scrittori appassionati di lingue e letterature che hanno usato il romanzo di Orwell e i suoi commenti satirici come strumento per eprimersi collettivamente in maniera creativa. Se si trattasse di un coro, diremmo che Gappah e Muchuri hanno condotto con successo un ensemble molto armonioso.
Si tratta inoltre della prima di una serie di traduzioni in shona pubblicate da House of Books, una nuova casa editrice zimbabwiana. Il libro è stato pubblicizzato tramite i social media dove sta generando una conversazione sulla necessità di un maggior numero di traduzioni zimbabwiane dei classici.
Negli anni ’80 la traduzione era un’attività di primissimo piano; rappresentava un modo per la nazione emergente di integrarsi nel circolo intellettuale panafricano. Mentre ancora una volta lo Zimbabwe affronta sbigottito l’oppressione politica ed economica, la traduzione de La fattoria degli animali svela al Paese che quanto sta accadendo non è una novità. È successo in passato e succederà in futuro.