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Catfishing, quando l’inganno in Rete sfocia in truffa o adescamento

Foto tratta da Pixabay - licenza CC https://pixabay.com/it/photos/telefono-tecnologia-mobile-internet-869669/

Foto tratta da Pixabay – Licenza CC

I rapporti umani ai tempi di internet corrono lungo i binari della virtualità, scardinando le tradizionali regole della conoscenza reciproca. I social network sono ormai spazio di “incontro”. Le app di dating si moltiplicano. Le storie online, spesso vissute senza alcuna aspettativa, possono trasformarsi in relazioni reali magari a lieto fine.

Il web però sa essere anche un luogo pieno di insidie.

Brandon è un muratore diciottenne. Vive a Washington. Conosce la coetanea McKenna su Kik Messenger, un’applicazione di messaggistica istantanea per smartphone. I due iniziano a chattare e a scambiarsi qualche foto. In un crescendo di messaggi quotidiani, Brandon si innamora di McKenna. La considera bellissima, un angelo, la donna della sua vita.

Ma la loro “frequentazione” si basa esclusivamente su sms. Nessuna telefonata o video-chiamata. McKenna sostiene di non avere un profilo Facebook, di non utilizzare WhatsApp o qualsiasi altro social a causa delle rigide regole imposte dai suoi severi genitori. Di fronte ai continui inviti di Brandon a incontrarsi dal vivo, la ragazza racconta di essersi trasferita da Washington in una imprecisata città della Florida.

In realtà, McKenna non esiste. O meglio, è “solo” l’identità virtuale creata da Kharece: una vecchia conoscenza di Brandon, innamorata di lui – ai limiti dell’ossessione – fin dai tempi del liceo.

Il giovane – protagonista di una delle puntate del noto programma televisivo “Catfish: False Identità”, in onda su MTV dal 2012 – è stato vittima di catfishing.

Un fenomeno virtuale in progressiva espansione negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Una vera e propria pratica abusiva multiforme, suscettibile di generare gravi danni alla vita (non solo sentimentale) delle vittime.

Che cos’è il catfishing?

Parliamo di catfishing quando “un individuo finge di essere un’altra persona e/o qualcuno che non esiste, con lo scopo di prendere in giro, approfittarsi e manipolare un altro utente”.  Più precisamente, “fare catfishing significa creare un profilo falso – e quindi un’identità non corrispondente alla persona reale che si cela dietro lo schermo – per ingannare una vittima. Un personaggio virtuale per agire indisturbato con dei fini talvolta subdoli e meschini”, spiega la dottoressa Ilaria Consolo – psicoterapeuta e vice presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica di Roma – intervistata da Voci Globali.

Questa pratica viene utilizzata anche per instaurare relazioni amicali e/o sentimentali al fine di ottenere ritorni economici o in truffe per investimenti Forex nelle app di dating, garantendo che una fantomatica nuova criptovaluta abbia un valore destinato a salire e farà guadagnare cifre esorbitanti”.

Nella mente del catfisher, perché si finge sulla propria identità

Le motivazioni che spingono una persona – uomo o donna che sia – a inventarsi un’identità sul web possono essere molteplici.

“Alcuni – dice Consolo – lo fanno per evadere dalla routine o per noia, per avere una relazione al di fuori di una preesistente e magari per esplorare la sessualità in una modalità in cui non si avrebbe il coraggio di vivere nel reale e/o per sondarsi in ruoli e/o generi differenti dal proprio. Oppure per timore di non essere accettati per come si è”.

Ancora,

per commettere truffe romantiche e trarne benefici economici (ricariche telefoniche, aiuti finanziari, regali, ecc…). Ma anche per effettuare ricatti di vario genere dopo aver conquistato la fiducia della vittima o riscattarsi da un torto subito.

Di certo – prosegue Consolo – sono persone che non hanno intenzione di impegnarsi in una relazione reale e che, grazie anche all’effetto disinibizione online, non avvertono la pressione esercitata dai codici etici, morali, sociali. Anzi può riscontrarsi un piacere nell’ingannare e prendersi gioco dell’altro”.

Nella rete del catfisher, profilo emotivo della vittima

Ad avviso della dottoressa Consolo, “i catfisher fanno leva su insicurezze e fragilità dell’altra persona. La vittima potrebbe presentare una bassa autostima, un’insoddisfazione verso la propria vita amorosa. Spesso vive una solitudine sentimentale e abbassa le difese per il bisogno di legami sociali o addirittura per sentirsi amata”.

“Il catfisher – soprattutto nelle truffe romantiche – diventa il partner che la vittima desidera. Ciò comporta l’illusione di vivere una relazione che probabilmente si ritiene di non poter sperimentare nella realtà. La vittima potrebbe pensare addirittura ad una maggiore genuinità del rapporto instaurato con il catfisher venendo a mancare l’approccio fisico. A un sentimento puro, costituito soprattutto dall’ascolto”.

Un’esperienza traumatica

Una volta svelato l’imbroglio, la vittima di catfishing sente lesa la sua sfera più intima.

“In genere – precisa Consolo

si prova un senso di vergogna per essere caduti nella trappola. Ci si sente stupidi, umiliati, con conseguenze negative sull’autostima. Si può arrivare a colpevolizzarsi e a sviluppare sfiducia verso nuovi possibili legami interpersonali.

“Le vittime possono esperire sentimenti di tristezza, sia per la delusione verso il vissuto, sia per la perdita di una persona che ha ritagliato nella vita del soggetto un’importanza. È fondamentale in questi casi rivolgersi a psicoterapeuti per elaborare quanto accaduto e per comprendere la propria responsabilità nella vittimizzazione”.

Oltre l’inganno sentimentale: la truffa romantica…

Come accennato in apertura, il catfishing è un fenomeno tanto complesso quanto variegato, in grado di assumere connotati differenti a seconda dello scopo perseguito da chi lo mette in atto.

In quest’ottica, le truffe sentimentali o “romantic scam” rappresentano una declinazione della pratica in esame.

Tinder, Grindr, Hinge, Facebook, Instagram, costituiscono il “terreno di caccia” privilegiato dei truffatori sentimentali che, nella maggior parte dei casi, sono vere e proprie organizzazioni criminali internazionali.

Il copione si ripete, di volta in volta, in maniera pressoché identica. Alla creazione di un’identità falsa seguono i primi contatti all’intero di un dating site. La comunicazione – quasi mai vocale – viene presto spostata su canali esterni, diventando sempre più frequente, costante, confidenziale, intima, romantica e con graduali sfumature sessuali.

La vittima si sente parte a tutti gli effetti di una relazione amorosa. Iniziano, a questo punto, le prime richieste di denaro: piccole somme per fronteggiare spese previste. Via via gli importi crescono. E il cerchio si chiude.

I dati recenti della Polizia Postale mostrano come nel 2021 le “romance scam” in Italia siano cresciute del 118% rispetto all’anno precedente. Le somme sottratte in dodici mesi ammonterebbero a 4.500.000 di euro. L’età media delle vittime – spesso donne di estrazione sociale eterogena – si aggira intorno ai 50 anni.

Non troppo diversa la situazione in Australia, Cina, Dubai, Ghana, Gran Bretagna, Nigeria, Stati Uniti, giusto per citare qualche Stato. Nel Sudest asiatico addirittura, circa il 45% degli utenti online rimane vittima di truffe romantiche.

In alcune circostanze, il catfisher sveste gli abiti del “principe azzurro” per indossare quelli del militare lontano da casa o del vedovo bisognoso di aiuto. In tali casi, “il raggiro non risulta denotato da elementi sentimentali, prevalendo, invece, un aspetto più emozionale”. Si muovono in questa direzione, ad esempio, le notorie truffe nigeriane dette anche “truffe 419” dalla relativa sezione del codice penale della Nigeria.

… E l’adescamento di minori

Nella sua versione più estrema il catfishing sfocia nel cosiddetto online childgrooming. L’adescamento di minori in Rete a scopo di abuso o sfruttamento sessuale meriterebbe un discorso a parte per le implicazioni sociali, gli effetti devastanti sui bambini coinvolti, le risposte (anche legislative) degli Stati.

Vale qui la pena solo ricordare che l’evoluzione del web ha notevolmente ampliato il raggio di azione dei predatori sessuali, facilitando loro il raggiungimento di un più ampio numero di potenziali vittime.

Attraverso profili falsi, i groomer riescono a mimetizzarsi tra gli adolescenti, soprattutto sulle piattaforme di gioco e interazione, senza destare alcun sospetto sulle loro reali intenzioni.

La creazione di un avatar consente, infatti, all’adescatore di bypassare la questione dell’età e modellare a proprio piacimento identità, gusti, interessi, così da suscitare l’immediata attenzione della vittima.

Dopo aver instaurato un rapporto di fiducia, il groomer inizia a sedurre il minore. Usando varie tecniche di manipolazione lo dirige sempre più verso una dimensione sessuale. L’abuso può consumarsi anche solo online con lo scambio di materiale pedopornografico o atti di autoerotismo davanti alla webcam.

Catfishing e impunità

I crimini online risultano sempre assai difficili da perseguire, poiché presentano caratteristiche del tutto peculiari rispetto a quelli offline.

Basti pensare agli elementi della de-localizzazione delle risorse e della loro raggiungibilità, che rendono facile la commissione di un atto criminoso da qualunque parte del mondo “senza un necessario collegamento fisico fra l’utente e il sistema”. Individuare l’autore di un reato e il luogo da cui parte lo stesso non è quindi un esercizio agevole.

Non a caso – malgrado l’adozione di strumenti normativi internazionali in materia di cybercrime, come la Convenzione di Budapest – il livello di impunità globale della criminalità informatica rimane alquanto alto.

Per i catfisher sfuggire alla giustizia è in un certo senso ancora più semplice, tenuto conto che gli ordinamenti giuridici statali non prevedono ancora una specifica fattispecie di reato. In altre parole, non essendo il catfishing di per sé illegale vale il principio “nulla poena sine lege“.

Profili di illeicità

Va però evidenziato che il comportamento del catfisher può comunque essere ricondotto a illeciti già previsti dai codici penali nazionali.

Prendendo in considerazione l’Italia, ad esempio, qualora il profilo fake venga creato utilizzando “foto e/o immagini riferibili ad altra persona” e “al solo scopo di ledere o molestare gli interlocutori”, si configura – secondo quanto statuito dalla Corte di Cassazione – l’ipotesi di reato di sostituzione di persona ex art. 494 del codice penale.

Per la truffa romantica assume invece rilievo l’art 640 c.p. disciplinante il delitto di “truffa semplice”. A riguardo, la dottrina penalista ha però evidenziato come le “truffe sentimentali, tanto on line quanto off line, sebbene in astratto riconducibili nell’area di applicazione del reato di truffa semplice, richiedano un sicuro vaglio dei tre punti chiave della fattispecie” ovvero  “la condotta fraudolenta, il dolo iniziale e il rapporto causale-consequenziale tra errore e atto di disposizione patrimoniale, non sempre raggiungibile”.

Quanto all’online child-grooming, ben 133 Stati non hanno una specifica legislazione in materia. Il nostro Paese non è fra questi.

Le nuove tecnologie stanno sottoponendo il diritto di fronte a innumerevoli sfide. L’interpretazione estensiva di norme penali preesistenti non sempre rappresenta una soluzione valida ed efficace per prevenire e contrastare fenomeni dotati di caratteristiche proprie.

E il web continua a rimanere un oceano profondo, smisurato, privo di confini. Il luogo ideale per la subdola caccia del vile “pesce-gatto”.

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