[Traduzione a cura di Elena Intra dall’articolo originale di Julia P G Jones pubblicato su The Conversation]
Le persone hanno troppa paura di tornare al villaggio, così dormono nella foresta oppure sono scappate del tutto. Hanno perso le riserve di grano e tutti i loro averi. Non so come riusciranno a tirare avanti.
Queste sono le parole di Riana*, una giovane donna di Bevoahazo, un piccolo villaggio situato nelle foreste pluviali del Madagascar orientale. Bevoahazo si trova ai margini del Parco Nazionale di Ranomafana, all’interno di un sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO pieno di specie endemiche in via di estinzione. Negli ultimi anni la sicurezza nella zona si è deteriorata, ma recentemente le cose si sono ulteriormente intensificate.
Lo scorso 24 novembre, 50 uomini hanno fatto irruzione nel villaggio rubando scorte di riso – riserve alimentari vitali per la popolazione locale che sopravvive per lo più sull’agricoltura di sussistenza – e ferendo chiunque tentasse di difendere la propria proprietà. Pochi giorni dopo il capo della polizia locale, Heritiana Emilson Rambeloson, recatosi con un piccolo team nella zona per indagare, è stato ucciso.
Nei primi anni del 2000 ho vissuto per due anni a Bevoahazo mentre studiavo la sostenibilità della raccolta dei gamberi. Per comprendere meglio ciò che sta accadendo, ho parlato con amici del villaggio che attualmente vivono nella vicina città di Ranomafana per motivi di sicurezza, e anche con ricercatori presenti nell’area.
Banditi e biodiversità
La professoressa di antropologia Patricia Wright ha trascorso più di 30 anni lavorando a Ranomafana. Dirige il Centre Valbio, un centro di ricerca sulla conservazione di fama internazionale situato ai margini della foresta. Parlando della situazione, afferma:
La situazione della sicurezza è a un punto di crisi. Sta causando una vera sofferenza umana in uno dei luoghi più importanti del pianeta per la biodiversità. Il poliziotto assassinato era intelligente, dedito al suo lavoro ed era interessato alla fauna selvatica e all’importanza della foresta. Un vero amico. Ci mancherà.
Questa recente perdita arriva a distanza di pochi mesi da un’altra morte, quella di un membro dello staff di Valbio, ucciso per mano di banditi. A giugno 2018 infatti, uomini armati hanno fatto irruzione nel villaggio vicino all’ingresso del Parco uccidendo Jean François Xavier Razafindraibe.
Il Parco nazionale di Ranomafana è stato istituito dal Governo malgascio per proteggere la sua biodiversità di fondamentale importanza a livello mondiale. In quanto parte delle Foreste pluviali di Atsinanana ospita un certo numero di lemuri endemici in via di estinzione, come l’apalemure dorato e il lemure variegato.
Ranomafana è una destinazione turistica molto popolare in Madagascar grazie ai suoi paesaggi mozzafiato, alla fauna selvatica rara e all’amichevole e tranquilla vicina città. Finora l’insicurezza non ha influenzato il turismo. Come dice Wright:
I banditi stanno alla larga dai turisti, ma gli abitanti del villaggio vivono nella paura.
L’oscura influenza dell’estrazione dell’oro
I cercatori che setacciano l’oro illegalmente all’interno della foresta sono un’altra fonte di insicurezza. Si tratta di un problema che dura da molti anni, ma è diventato sempre più difficile da controllare per le autorità del Parco. Questi cercatori inquinano i fiumi, rovinano la rara foresta di paludi e cacciano la fauna in via di estinzione per mangiarla.
La situazione è complicata. Ladri armati di bestiame, conosciuti come dahalo, stanno provocando caos in molte zone del Madagascar. Una recente stima suggerisce che negli ultimi cinque anni hanno causato 4.000 morti.
Nel 2017, il sindaco della vicina città di Ambalakindresy, Elysé Arsène Ratsimbazafy, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in quello che si ritiene sia stato uno dei loro colpi. Si era candidato alle elezioni con un programma mirato a liberare la città dai banditi e aveva collaborato agli sforzi per far espellere i cacciatori d’oro dall’interno del Parco nazionale.
Mar Cabeza, professoressa di biologia presso l’Università di Helsinki, è tornato dalla zona pochi giorni fa, raccontando:
L’estrazione dell’oro è aumentata negli ultimi anni e si differenzia notevolmente dalle precedenti minacce legate alla sussistenza. La paura diffusa ha influenzato negativamente sia la ricerca che la gestione della conservazione.
Una delle dottorande di Cabeza, Marketta Vuola, era stata incaricata di condurre ricerche nei villaggi attaccati di recente, ma è stata messa in guardia sul pericolo e si è trasferita in un altro villaggio. Vuola mi ha riferito:
Le notizie si diffondono rapidamente, tutti i villaggi della regione hanno paura. Abbiamo passato la notte scorsa a nasconderci, con i bagagli pronti per fuggire nella foresta.
C’è stata una solida risposta alla recente serie di attacchi. Il distretto ha rapidamente inviato rinforzi di 80 poliziotti. Speriamo che questo possa rassicurare la popolazione locale, consentendo alle persone di tornare al loro villaggio e ridurre la minaccia immediata.
Questa rassicurazione è essenziale, come mi ha spiegato al telefono il mio vecchio amico Koto*:
Le persone devono essere in grado di poter tornare a casa per coltivare le loro colture; se non possono farlo, soffriranno ancora di più.
Tuttavia, l’aumento dell’insicurezza riflette un problema più ampio sul rispetto dello Stato di diritto in Madagascar. Jonah Ratsimbazafy, professore di paleontologia all’Università malgascia di Antananarivo, ha dichiarato:
Se ci concentriamo su ciò che sta accadendo, perdiamo la speranza per il Madagascar. Dobbiamo concentrarci sulle soluzioni. Una buona amministrazione è fondamentale per sviluppare l’economia del Madagascar e per salvare la sua insostituibile biodiversità.
Il Madagascar eleggerà un nuovo presidente il 19 dicembre. La gente a Bevoahazo, e in tutto il Paese, spera che il nuovo Governo possa portare il cambiamento così disperatamente necessario.
* I nomi sono stati cambiati per proteggere le identità delle persone coinvolte.