[Questo articolo è a firma di Tommaso Felicetti. Felicetti, 37enne materano compie il suo lavoro di giornalista professionista con lo sguardo Rastafari: “Equal rights and justice for all”, uguali diritti e giustizia per tutti. Parlare di diritti umani calpestati, subiti o ottenuti – dice – può rappresentare un’arma contro quegli uomini che non rispettano i diritti altrui. Tommaso Felicetti collabora anche con La Repubblica e altre testate.]
Usare i fondi della cultura per accogliere e dare un lavoro ai migranti. A Matera, Capitale europea della cultura 2019, è possibile. Con 200mila euro concessi dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, la cooperativa sociale non-profit Il Sicomoro ha dato il via tra la fine di giugno e il mese di luglio alla “Silent Academy”, un’accademia dove i circa 400 migranti (provenienti soprattutto dai Paesi africani) presenti in Basilicata possono insegnare alla comunità locale i mestieri (dalla sartoria alla falegnameria, dai lavori in cartapesta a quelli in legno) di cui erano abili nei loro Paesi di provenienza.
“Silent Academy ribalta il concetto di formazione“, spiega Michele Plati, presidente della cooperativa. Per la prima volta non sono i richiedenti asilo ad apprendere metodi e tecniche professionali, ma sono proprio loro a fare da docenti.
Oltre a offrire un lavoro retribuito a persone scappate dalla miseria e dalla guerra, l’obiettivo del progetto è migliorare la gestione degli Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – servizio del ministero dell’Interno) della Regione. L’idea di base è creare una rete all’interno del sistema di accoglienza in modo che i migranti si possano spostare sul territorio a seconda delle loro competenze e delle loro possibilità di sviluppo.
Secondo la cooperativa, con il boom dell’immigrazione degli ultimi anni la gestione degli Sprar è diventata più difficile perché, a differenza delle grandi strutture di accoglienza (come ad esempio i Cas – Centri di accoglienza straordinaria), gli Sprar hanno un sistema diffuso in una serie di appartamenti. Sono, quindi, più soggetti a errori di gestione. “Facciamo in modo che gli enti gestori collaborino fra di loro costruendo insieme dei percorsi territoriali“, sostiene il presidente Michele Plati.
Nel progetto sono coinvolti anche altri soggetti che si occupano di accoglienza: dall’Associazione Ricreativa e Culturale Italiana (Arci) della provincia di Potenza all’associazione di inclusione sociale Tolbà di Matera. Quest’ultima coinvolgerà la comunità del progetto “Fami” (Fondo asilo migrazione e integrazione) nella zona Sud della Basilicata.
Silent Academy riprende in parte l’idea dell’artista turco Ahmet Ögüt chiamata Silent University, una piattaforma online nata nel 2012 che invita i soggetti più deboli competenti in alcune materie ad assumere il ruolo di docenti su temi a loro scelta, in modo da non disperdere la propria professionalità.
In questo senso “Silent Academy si avvicina alla definizione di ‘arte pubblica’, ovvero quell’arte al servizio della società e che si va a inserire nel tessuto sociale e urbano. Facciamo in modo di realizzare un sincretismo tra arte e intervento sociale come metodo di riabilitazione dei migranti“, sostiene Stefania Dubla, coordinatrice dell’accademia.
Un esempio concreto del lavoro dell’accademia è andato in scena lo scorso 6 luglio: una sfilata di moda tra le strade del centro storico di Matera con abiti realizzati nel laboratorio sartoriale della Silent Academy in seguito a un workshop intensivo con un maestro di sartoria africano. “Siamo felici del valore sociale emerso in questa occasione nella Capitale europea della cultura 2019. Il sorriso di Tessy (la migrante che ha fatto da modella), vestita con un vestito dorato tra le strade di Matera è uno dei nostri pilastri“, ha scritto la cooperativa sulla propria pagina Facebook.
Mentre il Governo italiano allontana dai porti italiani navi cariche di migranti e il recente dossier “Straordinaria accoglienza” realizzato dalla cooperativa sociale In Migrazione fotografa un’Italia incapace di rispondere all’emergenza dei richiedenti asilo, Matera Capitale europea della cultura 2019 risponde con un messaggio di integrazione riscattando i richiedenti asilo dal mero ruolo di migranti.
[Le foto pubblicate sono state gentilmente concesse dalla cooperativa il Sicomoro]