Supereroi africani alla riscossa? In quest’ultimo anno sembra essersi risvegliato dalle nostre parti un certo interesse per il fumetto ‘made in Africa’ soprattutto grazie ad una startup di fumetti con base a Lagos chiamata Comic Republic, fucina degli “Africa’s Avengers”, che – complici storie scaricabili gratuitamente – stanno piacendo parecchio anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Le storie di supereroi a stelle e a strisce mostrano un po’ la corda? E allora spazio a racconti di supereroi calati nell’Africa di oggi, attingendo al fascino di sicura esportazione di tradizioni e religioni locali. Coniugati, naturalmente, alla trasfigurazione fantastica di tanti e tali problemi sociali da risultare forieri di non pochi spunti per ricche sceneggiature.
Il futuro di disegnatori (ma anche animatori) africani potrebbe essere proprio in Africa: in un mercato aperto e giovane capace di far circolare un prodotto versatile a poco prezzo (pur nella difficoltà dell’editoria locale), rendendolo declinabile su vari mezzi di comunicazione e funzionale a trasmettere diversi messaggi (sociale, promozionale etc.).
Il caso di Comic Republic è piuttosto emblematico: realizzato da giovani dai 20 ai 38 anni, ha proposto al pubblico di lettori di albi personaggi come Guardian Prime, il Guardiano del Paese che indossa abiti con i colori della bandiera nigeriana, ma anche personaggi per campagne sociali o per la promozione di prodotti commerciali.
Insomma, un’arte dello storytelling che unisce tematiche autoctone con stili di narrazione tipicamente americani ed europei, spendibile dunque in un mercato locale ricco di potenzialità e povero di concorrenza. E in futuro, chissà, anche all’estero.
La sfida pare essere quella di creare personaggi e storie autenticamente globali, cosmopolite proprio in virtù del loro essere perfettamente radicate nel Continente Nero; originali e nuove nelle ambientazioni e nelle conflittualità proposte, e quindi motrici di narrazioni convincenti.
Del resto il fumetto africano non nasce in loco ma arriva con la colonizzazione alla fine del XIX secolo. E – come è naturale – l’influenza di Francia e Belgio nelle zone francofone diventa determinante. Come non ricordare, per esempio, il grande successo che Tintin, importato dal Belgio, ha avuto in Congo?
In Africa il fumetto ha conosciuto una diffusione decisamente ampia negli anni Settanta e Ottanta: dopo la nascita, a Kinshasa, del primo fumetto dell’Africa decolonizzata, Gente Oye (1965), è la stampa quotidiana e periodica che negli anni successivi si incaricherà di dare visibilità ai fumetti dei disegnatori africani, facendo anche da apripista alla figura del vignettista satirico che ai affermerà soprattutto a partire dagli anni Novanta.
Ovviamente, circolano varie riviste di fumetti: la prima rivista congolese di fumetti è del 1968, “Jeunes pour jeunes” che ospiterà autori di rilievo come Sima Lukombo o Lepa Mabila, seguita dalla nascita di diverse altre riviste negli anni Ottanta come Yaya et Rasta, fino ad arrivare a “Bitterkomix” (1989 – 2001), che tanta influenza avrà su un gran numero di giovani disegnatori.
Negli anni ’90 vari sono i disegnatori che conquistano un loro spazio: Fifi Mukuna, Braly Baruty, Al Mata. Mfumeto, per citarne solo alcuni.
Ma prima dell’avvento di Internet in Africa sono soprattutto le associazioni di disegnatori il canale per farsi conoscere un po’, in un mercato in cui, pur nelle inevitabili difficoltà, la produzione di fumetti comunque riesce a tenere.
Con l’avvento della Rete, ecco che per un buon numero di disegnatori – grazie a pagine personali e blog – si apre l’opportunità di promuoversi ancor più agilmente come freelance; ed è con Internet che quegli stessi disegnatori acquisiscono un ulteriore, fondamentale canale di confronto con le produzioni di fumetti esteri da cui attingere stili, idee, e immagini. Basta farsi un giro nel più grande Comic Shop del Sudafrica per averne la riprova.
E dunque la generazione dei ventenni e trentenni di oggi in Africa – i coetanei degli autori di Comic Republic – si trova naturalmente ad aver assorbito la lezione dei prodotti europei e americani arrivati, oltre che attraverso Internet, anche grazie al cinema e alla tv satellitare.
Così, a fianco a fumetti africani decisamente naïve, nell’Africa di oggi troviamo prodotti ben più sofisticati. Un fumetto di grande successo come “Aya de Yopougon“, tanto per fare un esempio, sceneggiato dalla scrittrice ivoriana Marguerite Abouet è diventato anche un film e una serie televisiva. “Spider Stories“, dei fratelli afroamericani John e Charles Agbaje è un altro brillante esempio di un fumetto dalle diverse potenzialità comunicative, alternativo alle narrazioni che circolano nei media mainstream.
Ci sono parecchi materiali disegnati che possono trovare una loro strada. E nel vasto database on line Africa Comics ci sono archiviate molto produzioni da poter curiosare in libertà. Quel che appare evidente è che da un punto di vista tematico gli argomenti più diffusi delle storie a fumetti degli ultimi tempi restano riferibili a povertà, lotta alle disuguaglianze, emigrazione.
E sembra ancora molto attuale un personaggio di grande popolarità come quello di T.T. Fons, Goorgoorlou, esempio di cittadino senegalese degli anni Novanta specializzato nell’arte di arrangiarsi: un umorismo amaro alle prese con il senso della precarietà che contraddistingue il Senegal di ieri e di oggi. Da tutta l’Africa continuano ad arrivare storie a fumetti in cui questo stesso senso di precarietà trova ambientazioni e situazioni simili ma sempre legate strettamente al territorio in cui queste nascono e si sviluppano.
Staremo a vedere come il fumetto africano, allo stesso tempo locale e cosmopolita, saprà nel tempo conquistarsi e consolidare il suo pubblico locale/internazionale di lettori e spettatori. Le premesse, comunque, ad oggi sembrano esserci tutte.