Quando si parla di digitale in Africa si pensa naturalmente allo sviluppo della banda larga e ultra larga considerata a ragione la via maestra per l’innovazione sociale e culturale del Continente.
La tecnologia, grazie a un insieme di soluzioni digitali (fibra, satellite, rete mobile), sta cominciando a favorire lo sviluppo efficiente di una economia di servizi, di applicazioni mobili e web, in grado di rendere più semplice la vita di milioni di africani che vivono in contesti urbani ad alta densità (si stima che la popolazione complessiva del continente arriverà a 2,4 miliardi di persone entro il 2050). La via di sviluppo appare dunque chiara.
Non è un caso che parole come e-commerce, e-banking e e-finance stiano circolando con sempre più insistenza come driver di sviluppo dell’economia africana, e saranno questi anche argomenti chiave del prossimo Innovation Africa Digital Summit che si terrà dal 14 al 16 marzo 2017 in Nigeria.
In questo contesto, anche l’arte digitale che guarda all’Africa ha conosciuto negli ultimi anni un interessante sviluppo.
In Rete il sito di riferimento in questo senso è senza dubbio African Digital Art, una vera e propria piattaforma online pensata ad hoc per artisti digitali (amatoriali e professionisti) da un’artista digitale keniana ma che vive a Chicago (Illinois), Jepchumba.
Jepchumba, viaggiando in diverse parti del mondo, ha approfondito il suo interesse per la filosofia, l’arte e la tecnologia, conseguendo un Master in Media Digitali e maturando un’esperienza specifica nel settore.
A proposito dell’arte digitale, si è espressa in questi termini: “l’arte digitale permea tutto il web, benché la sua precisa definizione non sia ancora chiara. L’arte digitale copre un’ampia gamma di produzione artistica: audio, video, animazione, progetti interattivi, siti web, arte grafica e design”.
Il sito African Digital Art è il prodotto delle sue passioni multidisciplinari: un team di professionisti – tutti di nazionalità africana – da designer a informatici fino ad altri artisti, si sono stretti attorno al progetto online per costruire uno spazio di condivisione e visibilità di molta nuova creatività africana ancora in realtà poco conosciuta.
E navigando nel sito – che spazia dalla pittura all’architettura, dall’animazione all’illustrazione – ci si imbatte in progetti davvero interessanti: le Tibeb Girl , per esempio, sono le super eroine di una serie animata che arriva direttamente dall’Etiopia. Superpoteri per guardare in maniera positiva alla vita, perché quando le tre eroine uniscono le loro forze, diventano possibili davvero grandi cambiamenti, anche in un contesto di grandi difficoltà per le ragazzine (e non solo) come è l’Etiopia.
Il significato profondo di questa serie animata lo spiega bene nel video seguente il Direttore Creativo della serie.
Il Digital Lab Africa si è posto invece come punto di raccordo per diversi progetti sviluppati da talenti africani applicati alla creatività multimediale con il supporto di aziende francesi leader.
“Una piattaforma dedicata ai contenuti digitali africani di domani”, la presenta così, il produttore Frédéric Chambon, certo del fatto che anche in Africa crescono i consumi via Internet e cellulare, e in questa era della convergenza digitale è la forza di contenuti declinati su diversi media che farà la differenza.
C’è da vedere come progetti di questo tipo riusciranno a vivere con una certa continuità ma intanto il sostegno che gli viene dato da aziende di un certo peso è un segnale incoraggiante: si comincia a puntare e a scommettere sul meglio della creatività africana. E non è poco.
Di grande interesse è LoveRadioRuanda presentato come un esempio di piattaforma digitale che utilizza vari media per esplorare differenti opportunità di narrazione, con al centro un tema davvero complesso: la realtà del post-genocidio.
Un documentario transmediale che tocca da vicino il processo di riconciliazione e elaborazione del trauma in Ruanda, basato sulla popolare soap radiofonica “Musekeweya”, e che intreccia realtà e finzione, immaginazione e realtà sociale.
Per noi occidentali dalla memoria corta il genocidio in Ruanda del 1994 sembra qualcosa di ormai molto lontano nel tempo, mentre il Paese è attraversato ancora oggi da forti tensioni, pur se permane un condiviso desiderio di riappacificazione.
Se i media, e in particolare il web, riescono a raccontare questa ambivalenza del tessuto sociale ruandese, anche noi occidentali siamo chiamati ad ascoltarne e interpretarne la voce.
Il sito African Digital Art ha ovviamente ancora molto da offrire e la navigazione è pensata per agevolarne l’esplorazione: animazione, arte contemporanea, character design, fashion, film, gaming, sono alcune delle voci che rimandano direttamente alle rispettive sezioni con vari materiali presenti; senza dimenticare una raccolta di interessanti interviste presenti e la voce “Countries” che raggruppa i contenuti sulla base della loro provenienza geografica.
African Digital Art non è la sola piattaforma che si occupa di cultura africana, ovviamente. Ma specificatamente di arte digitale africana sì.
Degno di segnalazione è, per esempio, il sito Buala – termine che rimanda a una delle lingue locali dell’Angola e che significa casa, villaggio – ma qui lo spazio web ospita soprattutto la realtà delle ex-colonie portoghesi, ed è costruito sul filo della memoria, che guarda al passato, piuttosto che al futuro.
Sull’arte digitale – se non altro per cronistoria – va invece ricordato l’esperimento di Unesco Digi Art Africa, costruito con l’obiettivo, ancora una volta, di dare visibilità a comunità che fanno fatica a imporsi nei media tradizionali.
In ogni caso, resta la curiosità di trovare sul web, in futuro, progetti di piattaforme digitali non solo fatte da africani, ma anche nate in Africa, e all’altezza di African Digital Art.