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Il patrimonio storico siriano tra splendore e dramma

Riportare l’attenzione internazionale sulla minaccia che incombe sul patrimonio plurimillenario della società siriana, mettendone a rischio l’integrità della sua memoria storica.
Tre anni di crisi politica, civile, militare e umanitaria mettono a rischio una ricchezza culturale che, se non si cominciano a smilitarizzare le aree archeologiche, potrebbe per sempre cambiare volto.
Aleppo e la sua città vecchia (foto e video), Damasco (foto e video), la città di Bosra (foto e video), e di Palmira (foto e video): quanto si sta facendo per difendere i profili di edifici e monumenti del Paese mediorientale?

Di fronte a macerie e rovine, l’invito che il berlinese Institute for cultural diplomacy ha lanciato è quello di percorrere la strada del potenziamento della sicurezza e della sorveglianza, di realizzare aree culturali protette (e recuperare i siti deturpati), di adottare delle opportune contromisure contro il traffico illecito.
E scuotere l’opinione pubblica – troppo facilmente anestetizzata –con il sostegno ad una mostra – “Siria Splendore e Dramma, promossa dal ministero italiano della Cultura, curata da Daniela Porro sotto il patrocinio dell’UNESCO, che presso il Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma sta concludendo la sua prima tappa (visitabile ancora fino al 31 agosto).
L’incipit di un percorso – quello dell’esposizione capitolina – che punta a toccare diverse capitali europee come Berlino, Parigi, Bruxelles.
Immagine dopo immagine, la percezione concreta del dramma è sempre più acuta.
Monasteri, souq, fortezze, e minareti sotto assedio raccontano di ferite urbanistiche e architettoniche prodotte da una guerra civile nel cuore di una antica civiltà che difficilmente appaiono oggi rimarginabili.

La fortezza medievale di Qala’at al-Madiq bombardata, il souq di Aleppo dato alle fiamme, e sempre ad Aleppo il minareto della moschea degli Omayyadi (XI secolo) demolito: quella raccontata dalla mostra capitolina è una Siria che intreccia passato remoto e presente (Oriente antico, Siria romana e bizantina e Siria islamica), antichi fasti e molte inquietudini sul futuro, mettendo a confronto le immagini di un immenso patrimonio archeologico – fra fotografie e copie di antichi tesori (pezzi di collezioni provenienti da musei italiani)- di ieri con quelle di oggi, che svelano il volto di cittadelle splendide ma segnate da distruzioni e crolli.
L’inizio del conflitto è lo “spartiacque” per una giustapposizione visiva di aree, reperti e monumenti toccati dagli attacchi, come le chiese e monasteri di Maloula, la zona di Apamea, i sarcofagi di Al-Bara.
Fra i tesori da tutelare attraverso un attento monitoraggio c’è anche l’antica città di Ebla, scoperta proprio da una missione archeologica italiana capitanata dall’archeologo Paolo Matthiae, che dell’esposizione è anche uno degli ideatori.
Appena una manciata di minuti, ma che concentrano in immagini e rumori (riproposti in loop) – grazie ad un montaggio sapientemente orchestrato – il dramma in atto, è infine il breve ma eloquente docu-film ad alto tasso di esplosioni che attende lo spettatore nella sala rossa del Museo, girato da Matteo Barzini, con le musiche di Ennio Morricone.

E poi c’è il problema degli scavi illegali: una foto formato gigante realizzata dal satellite “mappa” gli scavi illegali che sta subendo il Paese mediorientale.
“L’Unesco – sono parole di Matthiae – sta facendo la propria parte, coinvolgendo i Paesi che confinano con la Siria. Per esempio, è stata diffusa una ‘red list’ delle opere che potevano essere trafugate. Dal Libano sono già stati restituiti due camion di beni rubati e uno dalla Turchia. Adesso l’obiettivo è di sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato delle cose”.
Sul patrimonio culturale della Siria la Comunità Internazionale dei Musei del Mondo ha pubblicato la EMERGENCY RED LIST, con i siti a rischio.
A fronte degli obiettivi culturali potenzialmente “nel mirino”, ci sono però anche gli interventi indirizzati alla loro salvaguardia: Silvia Perini ha realizzato con la collaborazione di Haritage for Peace il rapporto “Towards a protection of the Syrian cultural heritage: A summary of the internarional responses, una sintesi degli interventi nei primi tre anni di conflitto.

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